L'analisi

Il verde Molise sta diventando arido, nel 2020 meno pioggia ovunque: “Calo che tocca il 50%”

Secondo le rilevazioni del meteorologo Gianfranco Spensieri quasi ovunque mancano attorno ai 400 mm di pioggia nel periodo gennaio-novembre 2020 rispetto alla media. “Situazione non allarmante ma da tenere d’occhio. Terrificante il dato dell’invaso di Occhito”

Non siamo in una situazione d’allarme, ma questo non vuol dire che si possa stare tranquilli. Perché la tendenza pare ormai conclamata: le stagioni sono sempre più secche, piove sempre meno, la terra diventa ogni giorno più arida. Non è una sensazione. I dati pluviometrici analizzati dal meteorologo Gianfranco Spensieri lo confermano: nel 2020 le precipitazioni in Molise si sono ridotte ovunque, sfiorando punte del 50 per cento rispetto alla media.

Si tratta di dati riferiti chiaramente al periodo gennaio-novembre 2020 e in particolare aggiornati al 22 novembre scorso. Ebbene, secondo le rilevazioni, in Alto Molise le precipitazioni sono state attorno ai 490 mm. La media nel medesimo periodo si attesta invece sui 900 mm circa. Il che vuol dire che le precipitazioni sono diminuite in quell’area del 46%. Poco meglio nel Molise Centrale che da gennaio a novembre ha avuto 470 mm di precipitazioni a confronto con gli 800 mm circa di media per un calo del 42%.

Riduzione in percentuale minore ma sicuramente non meno preoccupante quello dell’area del Matese, sceso a 1050 mm circa contro i 1400 mm di media (-25%). L’area costiera, che già era meno ricca di precipitazioni rispetto alle altre zone del Molise, ha subito un calo minore, passando dai 500 mm di media a 440 mm circa, cioè il 12% in meno.

gianfranco spensieri

“Non cambia molto, per altro, anche nelle aree di confine – commenta l’esperto Gianfranco Spensieri -. Al 20 novembre, il dato aggiornato dell’invaso di Occhito lo indicava come “volume morto” essendo inferiore ai 40 ml di disponibilità. Il dato è pari a 37.368.120. Dato terrificante se paragonato allo stesso giorno di un anno precedente ossia al 2019 (100.969-240, con una riduzione del 270,2%).

Molto meno grave la situazione dell’invaso del Liscione, che al 25 novembre scorso faceva segnare una quota pari a 110,48 metri sul livello del mare, praticamente identica al dato di fine ottobre. Il calo che andava avanti da mesi, testimoniato anche dalla riemersione del punto più alto del cosiddetto ‘Ponte di Annibale’, sembra essersi arrestato. Merito probabilmente delle piogge dei giorni scorsi e in particolare del fine settimana del 20-22 novembre.

Il Molise ricco d’acqua si scopre a secco: diga del Liscione sempre più vuota e Occhito sotto il ‘volume morto’

Ma guardando alla situazione nel suo complesso, sarebbe sciocco far finta che non esista un problema, il quale si ripercuote poi su tanti settori, dall’agricoltura che sconta l’impossibilità di avere acqua a sufficienza per i raccolti, all’annoso problema del dissesto idrogeologico del Molise. Lunghi periodi di siccità vengono infatti intervallati spesso da precipitazioni violente con un carico d’acqua che spesso il fragile territorio molisano fatica a sopportare, dando vita a frane, smottamenti e con essi disagi soprattutto alla circolazione stradale.

“Si avvia a conclusione, effettivamente, un anno per ora particolarmente avaro in termini di precipitazioni – testimonia il meteorologo -. In particolare, il deficit pluviometrico deriva soprattutto da una prima parte stagionale molto povera di nevicate. Ma anche il periodo estivo, dopo qualche precipitazione avvenuta a giugno, i mesi di luglio e agosto sono stati particolarmente secchi. Una situazione che, per altro, è molto più estesa rispetto a quanto si pensa”.

Spensieri allarga il campo all’intera area dell’Italia centrale che si affaccia sull’Adriatico. “Solo qualche mese fa, ad esempio, il climatologo Massimiliano Fazzini aveva già lanciato l’allarme per quanto riguarda le Marche ed in particolare “nella zona costiera, da Civitanova a San Benedetto del Tronto, abbiamo registrato pioggia sui 200 millimetri, tipico delle aree sub-desertiche e aride”.

Cosa sta succedendo alla nostra regione, piccola in dimensioni ma ricca d’acqua e di verde? “Sulla nostra regione la situazione non è allarmante ma va assolutamente attenzionata, perché, come già detto, sono mancati i fenomeni di assorbimento meno rapido nel terreno come la neve. I temporali estivi, in tal senso, servono relativamente a poco sia perché molte delle precipitazioni sotto forma di rovesci e temporali scorrono sul terreno in modo rapido senza effetti significativi, sia perché nella fase estiva la temperatura dell’aria più elevata aumenta il fenomeno dell’evotraspirazione”.

Per chi avesse poca dimestichezza con questo termine tecnico “l’evotraspirazione consiste nella quantità d’acqua (riferita all’unità di tempo) che dal terreno passa nell’aria allo stato di vapore per effetto congiunto della traspirazione, attraverso le piante, e dell’evaporazione, direttamente dal terreno”.

Tutto questo è testimoniato dai dati esposti sopra. “Nel concreto, ad oggi, in qualche caso il deficit arriva anche al 50%” sottolinea Spensieri. Senza voler fare allarmismo, l’impressione è che una volta superata la pandemia, la prossima emergenza possa essere quella climatica.

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