L’ultima volta che si sono seduti a un tavolo è stato in occasione della riunione del comitato per le vaccinazioni. In quella occasione Virginia Scafarto, direttore sanitario dell’Asrem, ci è andata giù pesante coi pediatri parlando di “prescrizioni inappropriate” rispetto ai tamponi rinofaringei che i medici segnano ai bambini che presentano sintomi riconducibili a una sospetta malattia Covid-19.
A raccontarlo oggi è il dottor Donato Meffe, segretario regionale della Fimp, la Federazione italiana medici pediatri del Molise. Il pediatra è stato convocato in Regione ieri mattina (28 settembre) dalla dirigente del servizio Salute Lolita Gallo proprio per discutere dei test sui bambini che con la riapertura delle scuole e degli asili sono diventati necessari e in numero sempre crescente.
Da settimane, infatti, le prescrizioni sono aumentate. Basta anche solo un sintomo sospetto, che sia un po’ di febbre, il naso che cola, diarrea o vomito, a imporre al pediatra di valutare con i genitori del minore la situazione e l’eventuale tampone che solo in caso di negatività consente al bambino/ragazzo di tornare sui banchi.
“Il rapporto dell’Istituto superiore di sanità è chiaro e noi non possiamo agire diversamente a meno che la Regione non adotti regole meno stringenti”. Ma a livello regionale linee guida diverse non ce ne sono quindi, almeno per ora, i pediatri devono ricorrere al tampone ogni volta che hanno anche il minimo sospetto che un bambino possa aver contratto il virus Sars-Cov-2.
Il che si traduce, inevitabilmente, in un dispendio di energie e risorse pubbliche nel già affannato sistema sanitario molisano.
Ieri mattina a Palazzo Vitale non c’era nessuno per l’Asrem “come se quello che abbiamo da dire non fosse qualcosa di cui tenere debitamente in considerazione. Avremmo voluto sapere – aggiunge il segretario Meffe – perché, quando arriva il risultato del tampone, non lo mandano direttamente a noi pediatri che li prescriviamo anziché far uscire di casa potenziali contagiati per recarsi negli uffici di via Petrella (a Campobasso, ndr) a ritirarlo. Ci hanno accusato di far restare i genitori a casa ma – lo ribadisco – non c’è obbligo di isolamento domiciliare per le famiglie del bambino durante i giorni che precedono la chiamata per il tampone salvo casi veramente sospetti. In quel caso allertiamo il Dipartimento di prevenzione che è l’unico a poter imporre la quarantena ai contatti del paziente”.
Poi, tornando alle linee guida regionali (già adottate peraltro da altre regioni come l’Emilia Romagna o la Lombardia): “Senza quelle non possiamo agire diversamente e se la Regione ha problemi organizzativi non è un problema nostro”.
Intanto, mentre si discute sull’opportunità di prescrivere o meno i tamponi, il 24 settembre scorso il ministro della Salute Roberto Speranza ha emanato una nuova circolare per “fornire chiarimenti in merito agli attestati di guarigione da Covid-19 o da patologia diversa da Covid-19 per alunni e personale scolastico” ribadendo, ancora una volta, che in caso di sintomi sospetti il pediatra deve richiedere “tempestivamente il test diagnostico” al dipartimento di prevenzione della propria regione.
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