L'Ospite

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Il luogo Molise e il divenire d’inondazioni e desertificazione

Com’è ben noto da sempre, aree geografiche, tendenti ad essere sottoposte a fenomeni inondativi o destinate al contrario alla desertificazione, possono essere rinvenute in luoghi, sia confinanti che a notevoli distanze tra loro. Ciò che conta e consente che l’evento si attui, è la situazione che la natura, in quello specifico ambito della superficie terrestre, fornisce in termini di condizioni geologiche e geografico-fisiche.

Le due aree, all’interno e in prossimità del Molise, che possiedono le caratteristiche più significative indicate, corrispondono alla valle del Biferno, da un lato e ai territori ricadenti in gran parte del Tavoliere delle Puglie, dall’altro.

Un terreno che presenta rilevanti caratteristiche d’impermeabilità permette, evidentemente, solo ad una minima parte delle quantità di pioggia caduta d’infiltrarsi nel sottosuolo, contribuendo, anche, alla costituzione e/o al rifornimento della falda idrica, che trovasi in profondità, intesa quale contenitore di quel prezioso liquido, la cui importanza ed utilità sono da sempre ben conosciuti. È, perciò, evidente che possono diventare importanti serbatoi idrici, per qualità e quantità, come i tanti presenti nel nostro Appennino, a disposizione delle popolazioni contermini, solo quei massicci montuosi, geologicamente, costituiti da materiali rocciosi capaci di trattenere, per la loro stessa struttura interna, rilevanti quantitativi di acqua, specie se ben collocati e/o bardati da fasce di terreni tamponanti gran parte del flusso idrico risalente in superficie.

Com’è sempre più spesso possibile osservare, facendo anche e semplicemente riferimento alla nostra quotidiana esperienza, quella che potremmo definire la normalità ripetitiva dei fenomeni, come nelle diverse frazioni interessate al completo ciclo idrico, risulta ormai più che evidente che, quanto poteva esser considerato in sostanziale, sia pur dinamico equilibrio, in concomitanza dell’ormai affermato cambiamento climatico, è destinato a impreviste oscillazioni d’intensità, temporali e spaziali, quanto mai distanti dai valori medi registrati in passato.

La quasi totalità degli studi in merito indica, con un sufficiente grado di certezza, che il profondo stravolgimento subito dal regime pluviometrico negli ultimi anni è da considerare una delle cause, se non la causa principe, sia dell’accertato aumento del numero dei fenomeni inondativi che di quelli tendenzialmente favorevoli all’innesco e/o all’ampliamento delle aree predisposte alla desertificazione.

È presumibile che, per le aree prima indicate a noi più prossime, proprio per le modalità del regime pluviometrico previsto e regolato dall’impatto che il cambiamento climatico potrà apportare, la sempre minore piovosità comporterà, inevitabilmente, un continuo, progressivo abbassamento della falda idrica profonda del Tavoliere. I vuoti che, progressivamente e per forza di cose, si creeranno all’interno della massa rocciosa profonda, avranno sempre più buon gioco nel richiamare, verso le aree più interne, quel cuneo salino che le acque del mare adiacente sono sempre più facilitate a fornire.

Le previste modalità di maggiore intensità e in tempi più ristretti delle future precipitazioni idriche, sia pur in presenza di minori quantitativi, predisporranno, nell’area bifernina, le condizioni per un sempre più difficoltoso smaltimento di quegli eccessi pluviometrici che si andranno inevitabilmente a costituire, specie come, sempre più di frequente, avviene in particolari periodi dell’anno.

D’altra parte, così com’è possibile affermare che per riempire più recipienti, di diversa capienza, separati l’uno dall’altro, dipende dal tempo impiegato e dalla quantità di liquido versato, allo stesso modo risulta ugualmente vero che, mettendo gli stessi in comunicazione tra loro, il contenuto non potrà che fluire in tutti i vasi tra loro comunicanti.

I serbatoi idrici naturali adiacenti alle tre aree: a) Matese-valle Biferno, b) Fortore-lago di Occhito: c) suolo-sottosuolo del Tavoliere, continuando a ricevere, separatamente, anche per il futuro, i quantitativi di precipitazioni idriche disponibili, vedranno, inevitabilmente, amplificati gli squilibri che li hanno finora caratterizzati.

È, perciò, verosimile, ipotizzare, che in assenza d’interventi fortemente compensativi si debba inevitabilmente assistere al verificarsi, nella bassa valle del Biferno e a ridosso dell’area costiera molisana, ad una sempre maggior frequenza di fenomeni inondativi, così come non è da escludere l’attuazione di una sempre più accelerata tendenza alla desertificazione in superficie e all’intrusione del cuneo salino in profondità dei territori della Piana pugliese.

Angelo Sanzò

Presidente del Comitato Scientifico di Legambiente Molise

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