Vendette in regione

Giunta, Forza Italia punta i piedi e minaccia di non votare Micone alla presidenza del Consiglio

Probabilmente Donato Toma sperava di trovare il semaforo verde, di incassare pure da Forza Italia il via libera per modificare la Giunta regionale. Con Annaelsa Tartaglione, onorevole e coordinatrice regionale degli azzurri, si è visto ieri sera (16 luglio) in un vertice a cui è stato invitato anche Jari Colla, deputato di Monza ma nominato da Matteo Salvini per guidare la Lega in Molise.

Alla fine l’accordo non è stato trovato. Comprensibile che il Carroccio esprimesse la sua contrarietà all’estromissione di Michele Marone, l’assessore esterno designato un mese fa dal capo della Giunta regionale e la cui ‘testa’ è stata chiesta dai sei consiglieri dissidenti del ‘polo civico’.

Forse il commercialista non si aspettava che pure Forza Italia ponesse il veto sulla ‘nuova’ squadra di governo che dovrebbe essere annunciata lunedì 20 luglio: Marone potrebbe salvarsi in corner. Ora sembra a rischio proprio Di Baggio, il secondo assessore azzurro.

“Presidente, lasci la Giunta regionale così com’è. Isernia resterebbe senza rappresentanza. Piuttosto distribuisca solo le deleghe accontentando le richieste dei consiglieri regionali”, la posizione espressa dai forzisti al tavolo.

Al summit dunque la (già lunga) lista delle richieste si è allungata. Ma probabilmente questa volta il presidente non è intenzionato ad ascoltare i partiti: sa che in Aula votano i consiglieri regionali e sa che qui i numeri sono più a rischio. Anzi, i dissidenti hanno già minacciato di presentare in autunno una mozione di sfiducia e di far cadere il governo Toma dopo due anni e mezzo.

Tuttavia accontentare gli uni, significherebbe scontentare gli altri, ossia i partiti che rivendicano il loro peso. “Noi abbiamo sostenuto Toma sin dal primo momento”, rivendicano dal partito di Silvio Berlusconi che ha la ‘primogenitura’ della sua candidatura. In queste ore di trattative e di lunghe telefonate, gli azzurri hanno maturato la possibile vendetta: “Se il presidente Toma cambia la Giunta, a novembre non voteremo per Salvatore Micone”, ossia il presidente del Consiglio regionale uscente, nonchè dissidente e ricandidato a ricoprire il vertice di palazzo D’Aimmo pure nella seconda parte della legislatura.

“Loro sono sei, ma noi siamo quattro”: la sfida che lancia ai malpancisti Forza Italia che può contare non solo sui tre eletti (gli assessore Nicola Cavaliere e Roberto Di Baggio), ma anche su Filomena Calenda che si è avvicinata al partito di Berlusconi pur mantenendo la propria autonomia all’interno del Consiglio regionale (fa parte del gruppo misto, ndr).

SP

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