La legge elettorale 2017

“Porte girevoli” in Consiglio, ricorso urgente contro “maggioranza illegittima”. Il Pd vota mozione sfiducia a Toma

Sono 16 i firmatari del ricorso al Tribunale di Campobasso patrocinato da Laura Venittelli e Rita Matticoli, che chiedono di valutare se l'operazione Toma sia in linea con i principi costituzionali. Il Governatore ha chiesto e ottenuto le dimissioni dei suoi 4 assessori interni per blindare voto sul bilancio che andrà in aula domani, lunedì, grazie a una legge elettorale che ha modificato la norma sui consiglieri supplenti. Il Pd il 5 maggio porterà in Consiglio la sfiducia al Governatore.

Voto unanime da parte della direzione del Pd Molise sulla mozione di sfiducia al presidente della Regione Donato Toma. La decisione oggi, al termine della riunione “a distanza”. Governatore sotto accusa “per un uso cinico, maldestro ed utilitaristico della legge elettorale e la pessima gestione dell’emergenza Covid19”.

Il Partito Democratico, alla vigilia del voto in aula, chiede anche la rimozione del direttore Asrem Oreste Florenzano “per palese incapacità di gestione della stessa emergenza”. La mozione sarà presentata il prossimo 5 maggio, “anche se il presidente ed il direttore dovrebbero essere rimossi dai loro incarichi oggi stesso, così da impedire loro  di danneggiare ulteriormente il Molise ed i suoi cittadini” dichiara il segretario Pd Vittorino Facciolla, che aggiunge: “Abbiamo scelto di presentare la mozione il giorno dopo la fine della fase uno dell’emergenza, questo per dare modo al Consiglio regionale di discutere e approvare il Bilancio e come puro atto di responsabilità nei confronti dei molisani”.

Intanto parte il ricorso in urgenza contro la legge elettorale 2017 del Molise. “Volontà popolare violentata da una logica di potere che piega ai suoi interessi una norma funesta”: durissima accusa delle avvocatesse Laura Venittelli e Rita Matticoli, che si sono rivolte al tribunale di Campobasso con un ricorso d’urgenza per chiedere al giudice di accertare se il diritto di voto esercitato dai molisani nell’aprile 2018 – esattamente due anni fa, quando è stato eletto Donato Toma – sia in linea con i principi costituzionali.

Il riferimento è alla legge elettorale del Molise, la numero 20 del 2017, che consente le cosiddette porte girevoli in Consiglio regionale. Funziona così: se il consigliere eletto diventa assessore viene sospeso dalle sue funzioni e al suo posto subentra il primo dei non eletti; se l’assessore viene revocato torna in consiglio rimandando a casa il supplente e può votare come un normale consigliere.

È questa lo scenario nel quale si è consumata la manovra politica decisa giovedì scorso in tarda serata dal governatore Donato Toma, che ha fatto dimettere i suoi 4 assessori interni per poter contare sul loro voto in consiglio domani, quando si procederà ad approvare il Bilancio. Di fatto una blindatura della maggioranza che ha suscitato lo sdegno di diversi esponenti politici e attivisti molisani, firmatari del ricorso. Si tratta di Giuseppe Astore, Pino Puchetti, Antonio Vesce, Alessandro Aceto, Davide Apollonio, Ovidio Bontempo, Rocco Tommaso Cappella, Maria Teresa D’Achille, Giuseppe Libertucci, Pasquale Marcantonio, Roberto Pano, Alfredo Puntillo, Oreste Scurti, Antonio Sciandra, Luciano Sposato e Giuseppe Vaccaro.

“Persone dal diverso orientamento politico (la maggioranza legata al Pd, ndr) ma accomunate dalla stessa sensibilità” chiarisce Laura Venittelli, spiegando che il ricorso nasce dalla volontà di far rispettare il dettame popolare, “Che è cosa seria e pilastro della democrazia”.

 

Toma azzera la Giunta regionale e blinda il voto sul Bilancio

“Ci siamo rivolti al tribunale di Campobasso perché non potevamo sopportare che la legge elettorale del Molise approvata poche settimane prima del voto continuasse a fare scempio dei principi di diritto”.

Quella legge, come qualcuno ricorderà, era passata malgrado i tanti appelli a trovare diverse soluzioni, con una seduta fiume. In quel frangente aveva prevalso la volontà di semplificare la norma attraverso un premio di maggioranza del 60% assegnato a chi prende un solo voto in più, indipendentemente da una soglia minima di voti, e dal meccanismo della sostituzione fra assessori e consiglieri, valida sia in ingresso che in uscita dall’aula. Una sorta di biglietto di andata e ritorno, a differenza di quanto accadeva prima.

“Il risvolto nefasto di questa legge – sostengono le due avvocatesse – si è manifestato con una maggioranza di centrodestra in buona parte illegittima e un presidente che, piegando la maggioranza ai propri diktat, ha fatto dimettere i suoi assessori per assicurarsi il voto sulla legge di bilancio, mostrando di condizionare la composizione dell’assemblea elettiva che dovrebbe controllare il suo operato. In pratica la sorte del consigliere supplente e del consiglio dipende dal Presidente della Regione, da Donato Toma, che diventa il manovratore a suo piacimento del massimo organo della politica regionale, scegliendo chi deve entrare e che deve andare a casa”, come successo appunto in questi giorni quando su sua richiesta gli assessori Niro, Cavaliere, Cotugno e Di Baggio hanno rimesso le deleghe. Al loro posto erano entrati Paola Matteo, Antonio Tedeschi, Nico Romagnuolo e Massimiliano Scarabeo, che pertanto ora escono dall’assise, senza garanzia di rientro.

Per quanto riguarda Mazzuto, unico assessore esterno, è stato direttamente azzerato dal Governatore.

La mossa di Toma: Giunta azzerata per allontanare lo spauracchio del voto. Mazzuto (Lega) fuori

“Il ricorso al giudice ordinario si è reso ancora più urgente – continua Laura Venittelli, ex deputata dem – in un momento in cui la sospensione delle tante libertà rischiava di far passare in silenzio un atto di arroganza politica di chi, cioè il Governatore, pensa di poter utilizzare gli strumenti della democrazia proprio uso e consumo. Dunque un ricorso contro la norma assurda che vuole difendere la democrazia e la figura del consigliere regionale, che deve essere autonomo e deve poter svolgere la sua funzione con libertà, come vuole la Costituzione italiana”.

“Il ricorso elettorale – precisano le proponenti – non è  stato presentato per la decadenza dell” attuale consiglio regionale e/o per la riduzione dell’ attuale numero di consiglieri di maggioranza (azione che avrebbe richiesto, invece , un ricorso amministrativo nei termini dei 60 gg dalla proclamazione degli eletti) .
Il ricorso riguarda , invece , la legge elettorale 20/2017 e gli aspetti di illegittimità contenuti nella legge stessa : in particolare le figure del consigliere supplente, il meccanismo delle porti girevoli ed il premio di maggioranza senza soglia minima.  Nel ricorso si cita la legge e non lo status delle persone .