Prima volta dal dopoguerra

Campobasso orfana del Teco Vorrei: rinuncia epocale. “Preghiera al carcere senza statue”

La processione del Venerdì Santo è stata giustamente annullata. Ci sarà posto per un dolore intimo, che non contempla condivisioni di alcun tipo. L’unico momento di raccoglimento è previsto al carcere con Monsignor Bregantini che si rivolgerà alla cittadinanza. Una decisione che ha provocato malumori e che non è stata gradita da quanti operano per la pubblica sicurezza in città: la casa circondariale è stata interessata da alcune violente rivolte. Intanto il sindaco Gravina avverte la popolazione: “Non sono autorizzati flashmob dai balconi per cantare l’inno del maestro De Nigris”.

E così, per la prima volta dal secondo dopoguerra, Campobasso non potrà abbracciarsi anima, corpo, cuore e lacrime al dolore della Madre per la morte del Figlio. Niente processione del Venerdì Santo. Triste, tristissimo. Ma sacrosanto. Il virus resta in agguato, il miglior attacco è ancora la difesa. Tutti a casa, anche in uno dei due giorni più sentiti dalla cittadinanza. L’altro è quello di Corpus Domini, naturalmente.

Per la città capoluogo è una rinuncia epocale, un venir meno alle proprie radici, a quell’orgoglioso sentimento tradizional-religioso che da decenni pervade vicoli, borgo vecchio, città ‘nuova’. Il silenzio assordante prenderà il posto del raccoglimento ma anche del vociare diffuso prima del corteo funebre. E soprattutto di quel canto struggente, quasi viscerale, in grado sempre di suscitare brividi, commozione. Il Teco Vorrei, composto dal maestro Michele De Nigris, l’inno di Campobasso per antonomasia – interpretato in maniera impeccabile dal maestro Antonio Colasurdo – di una Campobasso spesso raccontata piena di difetti ma anche attaccata alla propria storia.

Il lutto della Madonnina Addolorata quest’anno resterà, se possibile, intimo, segreto, a vegliare sul corpo di Gesù. E la chiesa di Santa Maria della Croce ne custodirà con rispetto il dolore. La rinuncia, il dispiacere, però, devono far posto alla speranza.

Ed ecco l’idea che sarà attuata nel giorno del Venerdì Santo. “Con Monsignor Bregantini abbiamo concordato – spiega il sindaco Roberto Gravina – una manifestazione modesta, senza la partecipazione popolare e senza processione perché non può esserci aggregazione”. In che modo? “Si svolgerà davanti al carcere dove ci sarà un momento di preghiera e di raccoglimento su volontà proprio del vescovo. Non ci saranno statue, ma sarà recitata la preghiera del detenuto e poi il messaggio di Monsignor Giancarlo Bregantini alla città. Parteciperanno le più importanti autorità istituzionali, il sindaco e il questore, nel rispetto della distanza e della sicurezza di tutti noi”.

Una decisione che ha creato qualche malumore tra alcuni esponenti delle forze dell’ordine dal momento che nei mesi scorsi la casa circondariale di Campobasso è stata al centro di rivolte che hanno messo a rischio lo stesso personale che opera per la pubblica sicurezza. Personale che attualmente si sta adoperando con grandi sforzi per controllare il rispetto delle norme, in primis l’obbligo di restare a casa, con dispositivi di sicurezza (la denuncia arrivata alla nostra redazione) non sempre sufficienti.

processione Venerdì Santo Campobasso

Ad ogni modo il sindaco, in sintonia con il vescovo, ha deciso di stoppare sul nascere iniziative che erano state immaginate nei giorni scorsi e ha lanciato un avvertimento alla popolazione: “Io non ho autorizzato il trasporto delle statue per la processione. Avevo già detto che il bene prioritario è la salute pubblica e anche dopo alcune richieste non ho dato il consenso ad iniziative che prevedevano qualsiasi forma di aggregazione, inclusa l’idea del flashmob sui balconi per intonare il Teco Vorrei. Magari alcuni potevano essere spinti ad andare dal vicino di casa perché non hanno il balcone che affaccia sulla strada. Ma anche i contatti tra i vicini di casa non sono auspicabili. Ci può essere comunque un rischio contagio”.

 

Raccoglimento, preghiera. Ma nessuna condivisione. È dura ma giusta la prescrizione: vogliamo rendere vani gli sforzi fatti da ormai un mese? Meglio di no. E allora, anche in un momento cruciale della vita e della cultura campobassane, bisogna rispettare le regole e pensare alla salute propria e a quella di chi ci circonda. Del resto, il Teco Vorrei rimane nel cuore e da lì nessuno mai potrà rimuoverlo.

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