Coronavirus

Il focolaio in Abruzzo preoccupa il Molise. Si ammalano anche i giovani

Continuano a crescere i casi di persone positive al Covid 19 in Abruzzo, regione che presenta un “suo” focolaio indipendente dai casi di importazione, con una mappa epidemiologica dai risvolti importanti per i molisani, a stretto contatto con i vicini abruzzesi principalmente per ragioni di lavoro. Basti pensare alla Sevel, la fabbrica di Val di Sangro dove lavorano oltre 6000 persone, nel contesto di un indotto che conta 20 mila dipendenti. Non solo rapporti di lavoro ma anche legami di parentela e affettivi  segnano un filo rosso fra le due regioni, in particolare fra l’area di Petacciato e Montenero di Bisaccia (dove ci sono 4 casi di positività al virus) e le cittadine di Vasto e San Salvo.

In Abruzzo sono vertiginosamente cresciuti negli ultimi giorni i numeri dell’emergenza. 84 i casi totali – numeri ufficiali – a oggi, con 78 positivi e 4 dimessi. 19 persone in isolamento domiciliare, 47 ricoverati con sintomi e 12 in terapia intensiva. “La situazione è preoccupante” ha riferito una dottoressa del reparto di malattie infettive di Pescara durante una trasmissione televisiva. Federica Sozio ha anche spiegato che in Abruzzo si registrano casi che “non sono più collegati al virus di importazione da Bergamo, Milano, Lodi o Codogno eccetera”, fra persone cioè che non hanno avuto contatti con le ex zone rosse. Proprio a Penne sarebbe comparso un primo focolaio che ha coinvolto anche alcuni operatori sanitari che si sono trovati a contatto con questi utenti, poi risultati positivi. Il coronavirus – vale la pena ricordarlo – è molto contagioso, è bene ribadirlo: ci si può infettare stando a stretto contatto con persone positive anche se asintomatiche. Si trasmette attraverso le goccioline di saliva che si nebulizzano nell’aria.

Nelle ultime ore dai test eseguiti nel laboratorio di riferimento regionale, che è quello di Pescara, sono emersi tre nuovi casi positivi al Covid 19: tre donne di 60, 49 e 30 anni. 20 casi sono in carico alla ASL Lanciano-Vasto-Chieti, la stessa che sta supportando il servizio sanitario molisano dove l’ospedale di Termoli è chiuso e manca un pronto soccorso che nella migliore delle ipotesi non potrà riaprire almeno fino a martedì. Chiaro che il sovraccarico della Azienda Sanitaria abruzzese significa anche una minore garanzia di trattamento dei pazienti che arrivano dal Molise.

A preoccupare è anche l’età dei ricoverati nei reparti di malattie infettive. Un allarme lo ha lanciato il direttore di malattie infettive di Pescara, Giustino Parruti, che fa parte della Task Force regionale: “Il virus sta colpendo i giovani”. A Pescara delle 6 persone intubate nel reparto di malattie infettive 4 hanno meno di 45 anni.

 

Più informazioni
commenta