Campobasso

Coronavirus, cresce la richiesta di pasta. “Vola” La Molisana, che in emergenza produce più di prima

Nessuno sciopero, niente ferie: gli operai del pastificio campobassano sono tutti al lavoro con guanti e mascherine per garantire gli approvvigionamenti di pasta la cui richiesta, dopo il primo caso di coronavirus a febbraio, è aumentata del +42,3% con la corsa dei consumatori all’acquisto dei beni di prima necessità.

Mentre alla Fiat di Termoli gli operai sono in agitazione per il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza legate all’emergenza Coronavirus, al pastificio La Molisana di Campobasso la produzione non si ferma “e non si fermerà”.

Nella fabbrica, già automatizzata da anni, ci sono regole nuove per evitare i contatti ravvicinati. Gli operai sono dotati di guanti e mascherine, i loro indumenti vengono lavati due volta a settimana (una in più del consueto), si seguono, insomma, procedure, dispositivi di sicurezza e profilassi per garantire la salute dei lavoratori. E loro, che non vanno in ferie e non possono certo operare in modalità smart working (lavoro a distanza) come invece stanno già facendo i dipendenti dell’ufficio stampa, del marketing, dell’export e una parte del personale amministrativo, restano al loro posto.

Erano in fabbrica anche ieri pomeriggio, 13 marzo, quando è stata scattata una foto all’ingresso dello stabilimento durante una riunione all’aperto in cui Flavio Ferro, il responsabile stabilimenti del gruppo, ha fatto il punto aggiornando tutti sulla situazione. Al pastificio, come altrove in Italia, si ripete all’infinito la parola responsabilità si chiede a ciascuno di fare la propria parte per combattere questa pandemia. Per un operaio de La Molisana la consapevolezza è doppia: non solo verso se stesso e i propri cari ma anche verso la comunità. Garantire gli approvvigionamenti di pasta in questo periodo può essere considerato un servizio essenziale “e loro, i miei ragazzi – come li chiama Ferro – stanno dimostrando una senso di responsabilità altissimo in questo momento. Qui si cerca di tenere a bada la paura che serpeggia facendo, più e meglio di prima, il proprio dovere con un livello di efficienza mai raggiunto prima. È una squadra bellissima, fatta di molisani, di cui questa regione deve andare fiera”.

E i numeri sembrano dargli ragione. Sempre venerdì la pagina economica del Corriere della Sera ha intervistato l’amministratore delegato del gruppo, Giuseppe Ferro sulla corsa alla pasta che ha caratterizzato gli ultimi giorni di febbraio, dopo il primo caso di Coronavirus in Italia.

«Abbiamo già svuotato metà magazzino — ha spiegato l’ad al Corsera — pari a 12 mila tonnellate di pasta. E se l’anno era già partito bene con una crescita del 16,5% a gennaio, a febbraio abbiamo assistito a un aumento consistente: +42,3% con la corsa dei consumatori all’acquisto della pasta a cui abbiamo assistito tutti”.

Facile spiegarne il motivo: la pasta, come altri alimenti che non possono mancare in dispensa, è tra le prime cose che si acquista quando si fa scorta. Inoltre è economica e a lunga scadenza.

Con la diffusione del virus nel mondo La Molisana ha aumentato anche l’export. “Abbiamo avuto forti richieste anche da New York: un distributore che solitamente ci chiede due autotreni al mese di pasta, per cucinarla e venderla già pronta, ora ne ha ordinati 19. Quest’anno supereremo la produzione di 160 mila tonnellate contro le 140 mila tonnellate 2019”.

Insomma, sarà un 2020 col segno + per La Molisana che esce vittoriosa anche da una situazione così difficile per gran parte dei comparti produttivi del paese. Ma nulla di tutto questo sarebbe possibile senza i suoi lavoratori.

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