Razzismo epidemico

“Io, molisano che vive in Inghilterra, discriminato per il coronavirus”

Italiani sotto la lente degli altri Paesi europei per l’esplosione del contagio da coronavirus. Italiani emarginati, scacciati addirittura: la cronaca riferisce di episodi di discriminazione sollecitati dalla paura, da una sorta di terrore di contrarre l’infezione importata dalla Cina, che finora ha fatto una decina di vittime, tutte (è necessario ribadirlo per ristabilire la portata del fenomeno) con un quadro clinico già molto grave e in cattive condizioni di salute.

Se in Italia si sta facendo lo sforzo di razionalizzare e provare ad andare avanti per non far precipitare una situazione che sotto il profilo economico potrebbe rivelarsi assai più deleteria del bilancio sanitario, all’estero il terrore del Covid-19 sfocia in “misure precauzionali” che rasentano il razzismo.

Come racconta un molisano che da alcune settimane si è trasferito in Inghilterra per motivi di lavoro. E’ accaduto ben prima che in Italia scoppiasse il caso, che venissero scoperti i primi contagiati in lombardia e Veneto.

“Sono un ragazzo di Termoli – così inizia il suo racconto – che si è spostato in UK il febbraio 2018, precisamente Wolverhampton. Volevo dire che anche qui gente di ogni paese sta iniziando ad avere una sorta di paura di questo virus, e il fatto che l’Italia è un Paese dove il numero dei contagiati è grande causa problemi”.

Ieri – continua il ragazzo, del quale omettiamo il nome per ragioni di privacy – “mi sono sentito dire in ambiente di lavoro ‘sei italiano quindi hai il coronavirus’. Premetto che sono fortunatamente sano e sto benissimo. Ma non serve a molto. Addirittura mi è stato detto: assicurati di non avere contatti con persone che vengono dal tuo Paese”.

La conseguenza? “Sto vivendo tutto questo come una sorta di razzismo. Non è affatto piacevole, credetemi”.

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