Campobasso

Denuncia anni di violenze davanti alla figlia: ma non c’è struttura pubblica che l’accolga

L'associazione LiberaLuna onlus alla telefonata da parte dell'Arma è corsa in caserma per tamponare l'emergenza trovando una casa dove poter mettere al sicuro madre e figlia. Informata dell'accaduto la presidente della quarta commissione consiliare Mena Calenda. Aperto un fascicolo a carico dell'uomo

Per anni ha subito le botte e le violenze del marito. Per anni lui ha abusato di quella che è sua moglie, la madre di sua figlia, anche davanti alla bambina.

Alle spalle anche un referto del Pronto Soccorso dell’ospedale Cardarelli, poi il ritiro della denuncia e il ritorno nelle braccia dell’orco. Quindi altre violenze, per altri anni e testimone sempre lei, la piccola figlia.

Ieri questa donna però non ce l’ha fatta più. Sfinita dalle botte, dalle violenze e dalla paura è corsa dai carabinieri dove ha chiesto aiuto, portando con sé la piccola.

I carabinieri, conoscendo anche i precedenti che la riguardano sull’inferno subito, si sono attivati subito per aiutarla e sostenerla. Hanno trascorso una giornata intera a cercare un posto dove poter garantire protezione alla signora assieme a sua figlia. Al sicuro dalla violenza e dal terrore.

Ma il servizio pubblico che si occupa di gestire emergenze di questo tipo non ha saputo dare risposte. E la denuncia arriva dall’associazione LiberaLunna onlus, che privatamente invece, del caso ha scelto di occuparsene dopo la telefonata alla presidente Maria Grazia La Selva arrivata sul suo cellulare da parte dei carabinieri.
“Intanto il mio personale elogio all’arma dei Carabinieri – scrive La Selva –  che nel caso specifico si è messa a disposizione e nonostante abbia ricevuto risposte negative dai servizi preposti, è arrivata a noi attraverso semplici  voci che raccontano del nostro operato sul territorio e poi vorrei denunciare la gravità dell’accaduto. Non è possibile che una forza pubblica si senta rispondere che non ci sono posti nelle strutture locali rispetto ad una situazione così grave, né è possibile che nessuno sia corso in caserma per sostenerla e collocarla altrove”.

E denuncia anche che chi fa parte della rete antiviolenza pubblica non ha indicato ai carabinieri – che chiedevano un’alternativa – il nome di “Liberaluna onlus”  per poter tamponare quantomeno l’emergenza.

Attualmente la donna è collocata in un alloggio privato perché “quando a fine giornata sono stata chiamata sul mio numero personale, alla domanda del maresciallo se avessi avuto la possibilità di aiutare la signora, mi sono subito attivata per farlo”.

Nello stesso tempo, La Selva ha già provveduto ad informare con nota scritta, la presidente della quarta commissione regionale, la consigliera Filomena Calenda, “con la certezza che farà luce sulla poca chiarezza in merito all’operato dei servizi pubblici presenti sul territorio”.

“Io – conclude – come responsabile del Centro Liberaluna, continuerò a lottare affinché a nessun’altra donna possa essere detto “no” e colgo l’occasione per ringraziare tutte le aziende e le persone che ci sostengono economicamente permettendoci di continuare nella nostra missione. Aspettiamo però che i fondi regionali per combattere il fenomeno della violenza vengano distribuiti a tutti i servizi, pubblici e privati come siamo noi”.

 

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