Lo hanno adottato andando in Romania. Un iter lungo, complesso, ma hanno fatto di tutto per garantire a quel figlio tanto desiderato una vita felice e serena.
Quel bambino, crescendo, è diventato un giovane che – poco più che adolescente – ha iniziato a consumare droga, a frequentare amicizie sbagliate, fino a trasformarsi in un tossicodipendente. Uno dei tanti che vive a Campobasso.
Il passo verso quelle scene che tutti i giorni sono raccontate nelle relazioni dell’ufficio denunce della questura e delle caserme dei carabinieri è stato breve. Richieste di denaro continue, follia domestica, frustrazioni, angoscia e inquietudine hanno preso il posto dei sogni, e questi due genitori ad un certo punto hanno deciso di metterlo alla porta. Lui se n’è andato, scegliendo la strada e la droga piuttosto che il ritorno ad una vita sana e a un futuro da costruire.
Vent’anni dunque, tossicodipendente e giornate che si consumano alla ricerca dei soldi e della dose. Dose e soldi. Nient’altro.
Così il 12 dicembre scorso è entrato in via Orefici nel negozio “Leonzia”. Volto travisato da un passamontagna di lana nero, coltello alla mano, ha chiesto alla titolare di svuotare la cassa: 20, 30 euro il bottino. Ma a lui bastavano. Poi la fuga ma prima ancora le minacce: “Se chiami la polizia, torno e ti ammazzo”.
La polizia invece è arrivata eccome. Anche se lui se l’era già svignata, nascondendosi lungo i vicoli del centro storico, gli uomini della Scientifica e della Mobile hanno avviato subito l’iter delle verifiche, che si è chiuso oggi con una denuncia a piede libero per il reato di rapina.
Gli agenti, durante una serie di perquisizioni a carico di diversi giovani di Campobasso hanno beccato anche lui. Che durante gli accertamenti è crollato e ha ammesso: “Sono io quello della rapina di via Orefici, mi ero fatto, avevo bisogno di soldi”.
Poi, ha raccontato agli uomini di Iasi come si era liberato sia del coltello e dei vestiti indossati quella sera portando gli agenti nel posto in cui li aveva lasciati: un campo abbandonato alle spalle della piscina comunale. Poco dopo via Gorizia, dove altri tossicodipendenti trascorrono quotidianamente una vita a metà tra il rischio di morire e la disperazione di vivere.
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