Ecologisti 2019/1

Da vecchi oggetti a gioielli di pregio: la seconda vita delle posate battute di Fabian fotogallery

Posate: semplici oggetti, di uso comune e quotidiano, che ci hanno visti crescere. Siamo passati da quelli in plastica, che da bambini ci hanno aiutati a prendere dimestichezza con il cibo, a quelle in acciaio, per tutti i giorni, o in argento, per le grandi occasioni: spesso dimenticate nei cassetti, lasciate a prendere polvere per anni. Da qualche tempo, però, hanno una seconda vita e diventano gioielli da indossare o oggetti da usare in casa grazie a Fabian di ‘Posate Battute’.

Forchette, cucchiai, coltelli non sono semplici posate, sono racconti di vita vissuta. Ognuna di loro ha una storia, dietro la quale si nascondono gioie, amori, delusioni. Servizi che sono passati di generazione in generazione, da regali per il corredo di nozze con forme e colori classici, fino ai più audaci materiali multicolori, in un ciclo infinito di avvenimenti diversi, che parlano attraverso l’usura di forme e colori.

Spesso inutili cianfrusaglie che occupano le nostre case, chiuse nei cassetti o gettate via nelle scatole, senza più valore. E se, invece, fosse possibile dargli una nuova vita? C’è un uomo, a Termoli, che lavora vecchie posate e crea la magia di un’arte alternativa: Fabian (Fabio per gli amici), meglio conosciuto con il suo logo di ‘Posate Battute’ che richiama il lavoro che c’è dietro. Un’artista che, da circa quattro anni e mezzo, ha saputo farsi spazio in un mercato consumato dal troppo, dove ogni cosa diventa rifiuto prima del tempo, tramutando vecchie forchette in bracciali, anelli o portacandele, cucchiaini in orecchini o portachiavi e mestoli in splendidi portavasi.

Prima di diventare artista, Fabian ne ha fatta di strada: partito dall’Albania, sua nazione di nascita, nel 1991 approda in Italia dove si rimbocca subito le maniche. Operaio, muratore, tuttofare, lavora nelle imprese edili per guadagnarsi da vivere. Il 2014, però, è l’anno della svolta che segna l’inizio della sua attività di artista: “Ho iniziato grazie a mio fratello che vive in Australia e trasforma le posate i gioielli – racconta Fabian a Primonumero.it – Mi ha mandato lui i primi attrezzi con cui partire”.

La passione, inizialmente svolta durante il tempo libero, ben presto si tramuta in lavoro quando le prime creazioni, principalmente bracciali ed anelli, hanno iniziato a comparire ai polsi ed alle mani degli amici, suoi primi clienti. Da quel momento in poi Fabian si è lasciato prendere la mano dall’ispirazione e non si è più fermato, sperimentando anche l’unione tra posate e legno: forchette rinate come porta vini, una chitarra che diventa lampadario, scodelle come portavasi, vecchie ante di mobili restaurate fino a diventare porte. Migliaia di pezzi creati per una media di 5 ore di lavoro al giorno moltiplicate per quattro anni e mezzo.

Creazioni uniche, in tutti i sensi: “Non si trovano due pezzi uguali in giro”, confida Fabian. La peculiarità dei gioielli sta sia nel fatto che le posate sono una diversa dall’altra, provenienti da ogni parte del Mondo e marcate, sia nella forma che proviene dalla fantasia dell’artista che lavora senza avere stampi, ma in base all’ispirazione del momento. Le posate utilizzate sono antiche, con almeno 70 anni alle spalle, acquistate durante le aste in giro per l’Italia, principalmente a Roma e quasi tutte in argento: “L’acciaio non mi piace molto perché contiene materiali aggiuntivi, come ghisa e piombo, che non rendono durante la lavorazione. Si rischia di romperle e si rovinano con il tempo. Quelle che uso io, invece, durano nel tempo senza perdere la lucidità o la forma”.

Partita come un gioco, la sfida di riciclo creativo di Fabian è divenuta famosa in tutto lo stivale, grazie alla visibilità avuta durante le fiere in giro per l’Italia: “Sono centinaia le persone che mi hanno ripreso mentre creo anelli, bracciali ed orecchini, per poi metterlo sui social”. Lui, però, resta umile e non si sente ancora ‘arrivato’ anche se il suo sogno è ben delineato: “Ho ancora tanto da imparare ma il mio obiettivo è aprire una galleria con le mie creazioni”. Per migliorare ha bisogno di tante posate a cui donare una seconda vita: “Se ne avete e volete buttarle, portatele da me. Le trasformerò in qualcosa che potete indossare o usare in casa”.

La sua bottega-negozio in via dello Sport 31 a Termoli parla di lui: dalle creazioni sparse nel vialetto, fino ai gioielli esposti all’interno, pronti per essere venduti. Anche gli strumenti utilizzati per creare i monili nascono dalla sua mente, per adattarsi perfettamente alle sue mani: “Sono un po’ geloso dei miei strumenti. Ho avuto dei ragazzi che volevano imparare il mestiere, ma non sono durati molto. È un lavoro duro, molto manuale, che richiede tantissimo tempo e pazienza”. Per creare un anello semplice, senza troppi dettagli, Fabian impiega fino ad un’ora, mentre per i bracciali si parla anche di alcuni giorni, tra tagli, buchi, giri ed attenzione ai più piccoli particolari.

Ogni gioiello è totalmente realizzato con materiale di scarto, ad eccezione delle calamite usate nei bracciali che sono nuove e rigorosamente in argento, sfruttando le sfumature naturali di ogni singola posata, senza adoperare pittura o nessun tipo di colore in aggiunta. Del resto sono già perfetti così.

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