Squadra mobile

Si spaccia pure la “6-Mam”, molecola killer sequestrata dalla polizia per la prima volta

Chiuse le indagini di operazione “Pinocchio”, l’inchiesta antidroga che ha portato cinque persone in carcere per un totale di 11 indagati. Emergono aspetti sempre più preoccupanti tra cui l’arrivo – certificato per la prima volta in Molise - della droga che a Torino in un’estate ha causato 27 decessi per overdose

L’operazione “Pinocchio” è finita. Ieri tutti gli indagati (undici, di cui cinque in carcere) hanno ricevuto l’avviso che le indagini sono concluse. La parola passa agli avvocati.

I legali Silvio Tolesino, Mariano Prencipe, Andrea Sellitto, Maria Assunta Baranello, Carmine Verde, Nais Gentile, Nicola Trofa, Gabriele Siciliano, si troveranno nelle prossime ore davanti a migliaia di pagine di fascicolo per analizzare uno ad uno i capi di imputazione contestati ai loro assistiti. Fatti e misfatti che la polizia ha accertato anche dopo la richiesta delle misure cautelari, finendo con l’aggravare la posizione di molte delle persone inquisite.

Massimo Amoroso (44 anni) e Margherita Mandato (36 anni) sono la coppia “dello spaccio”: compagni nella vita, condividevano clienti e affari a Campobasso. Matteo Guerra (49 anni) ufficialmente barista – aveva un’attività in via Montegrappa – risulta da tempo immischiato in dinamiche di rifornimento e spaccio; Sara Iacampo (23 anni) e infine Francesco Celozzi (39 anni). Sono questi gli indagati rinchiusi in carcere. Per gli altri misure meno afflittive.

La squadra Mobile li ha inseguiti, studiati e arrestati. Operavano in via Quircio ma anche in via Toscana. E spesso per depistare la polizia quando ne avvertivano il fiato sul collo, non disdegnavano alberghi a 5 stelle oppure bed&breakfast.

L’operazione di polizia, delegata dalla  Procura della Repubblica, è durata molti mesi. Inizialmente aveva lo scopo di bloccare il fenomeno di “microspaccio” e consumo (sempre più preoccupante) tra i giovani campobassani, ma a stretto giro si è orientata verso logiche più pericolose, dinamiche più complesse e un modus operandi tipico di chi non è piccolo spacciatore e certamente non è improvvisato.

Così tra gli indagati c’è il rifornitore che arriva dalla provincia di Foggia, Francesco Celozzi. Dalla Puglia porta la “roba” richiesta da Margherita Mandato.

Ad aprile scorso, Celozzi porta eroina ma anche “6-Mam”, cioè di monoacetilmorfina, uno stupefacente di ultima generazione nota anche come “molecola killer”. Dai grammi sequestrati dagli uomini di Raffaele Iasi sarebbero state spacciate 197 dosi di “6-Mam”.

A vederla sembra un blocco di “pongo” grigio, quella pasta da modellare usata dai bambini, ma basta strofinarla per avvertire quell’odore che fa capire essere tutt’altro che un gioco. È “6-Mam” ribattezzata droga killer dopo che, nell’estate del 2009, ha ucciso 27 persone in 45 giorni solo a Torino.

Si tratta di una degenerazione dell’eroina e gira anche a Campobasso, dove negli ultimi tempi – (sarà soltanto un caso?) – diversi sono stati i casi di malori dovuti all’assunzione di sostanze stupefacenti.

Sono stati gli esami eseguiti poi dalla polizia nei propri laboratori che hanno certificato il tipo di stupefacente sequestrato ad aprile scorso a Campobasso nell’ambito dell’operazione Pinocchio.

Droga (6-Mam) che ha la particolarità – pericolosissima – di avere un principio attivo che la rende molto più potente dell’eroina “normale”, tanto da guadagnarsi la definizione di “molecola killer”.

La pericolosità di questo tipo di stupefacente sta proprio della sua estrema potenza gli esperti spiegano che una dose a base di 6-Mam può arrivare ad uccidere quasi all’istante persone che, per esempio, sono appena uscite dalla comunità e questo è dovuto, appunto, all’alta concentrazione di monoacetilmorfina. Rispetto all’eroina, la 6-Mam vale il doppio. Ossia a parità di peso con la 6-Mam è possibile realizzare il doppio delle dosi e quindi raddoppiare di conseguenza gli introiti dell’attività di spaccio.

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