Termoli

Autopsia durata 11 ore, ma per sapere come è morta Vicky serve tempo. “Esami complessi, siamo all’inizio”

Il direttore dell'Istituto di medicina legale di Bari Francesco Introna cauto sulla causa del decesso di Victorine Bucci. “Per ora abbiamo fatto tutti gli esami che ci consentiranno nelle prossime settimane di indagare quello che è successo e fornire un risultato agli interrogativi il più certo possibile”.

È durata oltre dieci ore l’autopsia sul corpo di Vicky, trasferito mercoledì scorso nell’Istituto di medicina legale di Bari. Dalle 9 del mattino alle 20 lo staff del professor Francesco Introna, coordinato da lui, si è dedicato alla salma della 42enne di Larino ritrovata nella sua Panda rossa nelle acque del porto di Termoli 34 giorni dopo la denuncia di scomparsa, che risale al 18 dicembre.

Una perizia lunga e accurata, al termine della quale però è impossibile poter dare una indicazione, anche di massima, sulla causa di morte. “Questa è la cosa più difficile da poter dire” chiarisce il perito nominato dalla Procura della Repubblica di Larino per l’accertamento irripetibile dal quale ci si aspetta una prima e fondamentale risposta al quando e al come è morta Victorine Bucci.

Le condizioni del corpo, dovute a una permanenza prolungata sui fondali, durata certamente settimane, rendono questo esame particolarmente complesso, come conferma il clinico barese già capo del collegio di periti incaricati di stabilire il nesso di causa-effetto tra la morte di Stefano Cucchi e le lesioni del pestaggio, consulente in decine di casi di cronaca nera alla ribalta nazionale, tra i quali quello di Elisa Claps.

Sono quasi le ore 20 del 29 gennaio quando il professor Introna esce dall’Istituto di medicina legale, dopo una giornata intera trascorsa nella sala autoptica con il suo staff medico-legale  che “con grande cautela e estrema cura” ha effettuato tutti gli esami di tipo radiologico e ha prelevato campioni per poter fare le indagini successive e i test istologici e tossicologici.

“Non siamo davanti a un cadavere in stato di normale conservazione, perché è rimasto a lungo in acqua ed è macerato” precisa, ribadendo quanto già detto sul molo di Termoli durante il recupero al quale ha partecipato in prima persona accertandosi che il corpo non venisse ulteriormente manomesso.

Il perito ha 90 giorni di tempo per una relazione dettagliata dalla quale, anticipa, “emergerà un risultato sui tanti quesiti il più certo possibile”. Rispondere ora anche solo a qualcuna delle domande aperte non si può, “potrei essere tranquillamente smentito dalle indagini, che sono state appena avviate”.

Arrivare alla verità attraverso accertamenti di natura scientifica è l’obiettivo dei magistrati di Larino e degli investigatori che lavorano al caso di Victorine Bucci, e che sull’esito dell’autopsia confidano particolarmente. Sebbene ci siano tre mesi di tempo, lo stesso professore Introna auspica di “poter chiudere il cerchio il prima possibile” e accertare oltre alla causa della morte il momento della morte con una buona approssimazione.

Evidente che un esame autoptico su una salma tanto deteriorata da essere del tutto irriconoscibile richiede tempo e verifiche in laboratorio. Per il momento non è possibile stabilire nemmeno la presenza di eventuali segni di violenza esterna: “Servono conferme istologiche, bisogna avere pazienza perché l’indagine è iniziata e si sta portando avanti a 360 gradi e con tutte le tipologie di indagine, anche quelle impensabili”.

Il clinico ha chiesto di avere a disposizione il cadavere per 20 giorni, ma probabilmente nel giro di una settimana il corpo, dal quale si dovranno ancora prelevare indispensabili campioni di dna, potrà essere restituito alla famiglia per i funerali.

Le indagini del magistrato proseguono in tutte le direzioni, senza poter al momento escludere nulla, né il suicidio né l’omicidio. Indagini che si affidano fortemente alla scienza e a risposte oggettive su quelli che sono i tanti quesiti ancora aperti in questa vicenda. Prosegue anche l’accertamento relativo alla segnalazione fatta da due dipendenti Asrem dell’ospedale che hanno sostenuto di aver visto Vicky viva il la mattina del 18 dicembre scorso alle 10 e 30, dopo che il suo telefonino era già stato ritrovato sugli scogli.

L’ex compagno della donna, l’uomo presso il quale ha trascorso verosimilmente la sua ultima notte, è indagato per istigazione al suicidio, un’ipotesi di reato che potrebbe subire variazioni man mano che gli accertamenti irripetibili andranno avanti. Venerdì comincerà la perizia tecnica sull’auto svolta dall’ingegnere Giovanni Russo, e anche su questa sono riposte le speranze dei magistrati e soprattutto della famiglia, che vuole arrivare alla verità.

 

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