La sentenza

Colpo di scena, “Toma può essere commissario alla sanità”. Accolto il ricorso della Regione Molise

Oggi pomeriggio (4 dicembre) il pronunciamento dei giudici della Corte costituzionale: "Non c'è incompatibilità tra la figura del commissario per l'attuazione del piano di rientro dal debito sanitario e la figura del presidente della Regione Molise". Il capo della Giunta regionale si prende la rivincita su Giustini e Grossi: "Avevamo ragione nel merito e nel metodo: la norma è incostituzionale e non poteva essere inserita nel Decreto Fiscale. Adesso la partita passa al Patto per la salute".

Donato Toma poteva essere nominato commissario alla sanità. A sancirlo è stata la Corte Costituzionale che, a distanza di quasi un anno dalla designazione di Angelo Giustini e Ida Grossi, i due tecnici scelti e inviati in Molise dal Governo Lega-M5S), si è pronunciata accogliendo il ricorso presentato dalla Regione Molise lo scorso febbraio.

Il colpo di scena nel tardo pomeriggio di oggi, 4 dicembre, a poche ore di distanza dall’ascolto dei comitati in Consiglio regionale che hanno fotografato lo sfascio della sanità molisana previsto nella bozza del Programma operativo sanitario 2019-2021.

Per i giudici della Consulta “non c’è incompatibilità tra la figura del commissario per l’attuazione del piano di rientro dal debito sanitario e la figura del presidente della Regione Molise”. Inoltre la norma che ha sancito la stessa incompatibilità non poteva essere inserita nel Decreto Fiscale allegato alla legge di Bilancio, ossia l’articolo 25 septies del decreto legge 119, 23/10/18 (Disposizioni in materia di commissariamenti delle Regioni in piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario) convertito, con modificazioni, nella Legge 136 del 17 dicembre 2018. Un provvedimento contestato sin dall’inizio non solo dal Molise, ma anche da Lazio e Campania.

La Regione guidata da Donato Toma porta dunque a casa la prima vittoria: per la Corte costituzionale quella norma è illegittima dal momento che costituisce una ‘invasione’ all’interno delle competenze della Regione sancite dalla Costituzione. Inoltre, non poteva essere inserita all’interno del Decreto Fiscale.

“Abbiamo condotto una battaglia nell’esclusivo interesse della tutela del diritto alla salute dei molisani ed abbiamo vinto: la Corte Costituzionale ha sancito che il presidente della Regione può essere commissario ad acta della sanità”, il commento a caldo del capo della Giunta regionale Donato Toma che aveva presentato ricorso assieme al collega della Regione Campania Vincenzo De Luca.

Ora il presidente si prende la rivincita rispetto ad una designazione mai digerita. “E’ una norma contro di me e contro il Molise”, aveva dichiarato proprio Toma, adirato pure contro Matteo Salvini, leader di uno dei partiti della sua coalizione e all’epoca vice premier del Governo.

Questo probabilmente è stato il punto di inizio di un rapporto non proprio idilliaco con i commissari. Il governatore e i due tecnici pare che fossero ai ferri corti nonostante condividessero la stessa sede, ossia Palazzo Vitale.

Avevamo ragione nel merito e nel metodo: la norma – aggiunge Toma – è incostituzionale e non poteva essere inserita nel decreto legge in questione. Adesso la partita passa al Patto per la salute, che dovrà prevedere l’obbligo di nominare il presidente di Regione quale commissario ad acta ma, ancor di più, riformare l’istituto del commissariamento e dell’uscita dallo stesso. Grazie a chi ha combattuto con noi questa battaglia. Siamo pronti a recuperare il tempo perduto finora e ad attuare il nostro Piano di risanamento, ed efficientemente, della sanità molisana”.

Tuttavia, la partita non finisce qui. Toma dovrà essere nominato commissario con un Piano operativo sanitario già scritto dai commissari Giustini e Grossi, attualmente al vaglio dei Ministeri competenti e che presto dovrebbe essere approvato. Un Programma operativo già definito “lacrime e sangue” e contestato dai comitati nati a difesa della sanità pubblica. Senza dimenticare i debiti sulla sanità che la Regione Molise deve ancora saldare.

Cosa succederà quindi? La decisione della Consulta consentirà al presidente di prendere tempo e apportare i necessari correttivi al Pos 2019-2021 oppure il documento sarà approvato e poi il governatore dovrà solo applicarlo?

 

 

LE REAZIONI DELLA POLITICA

Immancabili le reazioni della politica.

“La Consulta – il commento dell’onorevole di Forza Italia Annaelsa Tartaglione – ha detto no al piano di chi voleva governare dall’alto la sanità molisana contro il volere degli elettori”. Dunque “la Corte costituzionale ha sancito il primato della democrazia. FI ha condiviso sin dall’inizio questa importante battaglia, speriamo si apra ora una fase nuova per la sanità molisana”.

Per il consigliere regionale di Forza Italia Nico Romagnuolo “la Corte Costituzionale rende giustizia al Molise”. Poi attacca il Movimento 5 Stelle: “Il ricorso, presentato dal Presidente Donato Toma e dal collega campano Vincenzo De Luca, mette fine ad una diatriba che il Movimento 5 Stelle aveva innescato con la forte volontà politica di inserire l’incompatibilità tra le due figure in una Legge dello Stato.

Il fatto stesso che tecnici inviati da Roma potessero gestire il complesso sistema sanitario molisano, non conoscendo nulla del territorio e delle problematiche che la nostra piccola Regione vive quotidianamente, la dice lunga sulle capacità politiche di chi si erige a paladino del popolo e poi si scontra con l’incapacità di far funzionare la Sanità in Molise.

La bozza del nuovo POS 2019-2021 che è circolata in questi giorni, è il risultato di una norma scellerata che ha impedito, a chi vive in Molise ed è stato eletto dai Cittadini molisani per rappresentarli, di poterla redigere. Ora torni tutto nelle competenze del nostro Presidente della Regione, al quale i molisani hanno dato fiducia nel 2018. I Commissari “esterni”, non pagano i loro errori, quelli democraticamente eletti dal popolo sì, ed è questa la differenza”.

 

 

commenta