L'editoriale

Il gioioso coming out delle molisardine. Lega & Co. le gettano sotto il tappeto, ma sotto sotto…

Insomma, tutto sommato il Molise esiste! Il flash mob campobassano di sabato è stato il coming out di una sensibilità latente ma esistente che ha un po’ connesso una regione negletta al resto del Paese. Anzi, rispetto agli altri mob, ha mostrato la faccia più intergenerazionale, con tutti quegli anziani e bambini che cantavano “Bella ciao”. Dunque qualcosa che ha rivelato un’aria nuova e una resilienza civile verso un costume politico e mediatico incapace di abbassare toni e lessico.

A far fuori le sardine ci penseranno i gatti” ironizzava la Lega. E su Facebook il lettore di un mio Sblog sull’esordio delle Molisardine, aveva commentato: A Campobasso ci saranno solo i gatti! Se c’erano dovevano essere acquattati sui tetti.

Ma l’attenzione è ora concentrata tutta sulla kermesse nazionale di sabato prossimo a Roma dove il movimento intende uscire dalla sua fase sperimentale per darsi un’identità, per dare un corpo alla sua anima e per definire azioni e prospettive più riconoscibili.

Ma come? Questo è il problema. Giorni fa Umberto Berardo indicava un “bisogno di rappresentanza” e la necessità di “contenitori politici”. D’accordo, tuttavia il problema di fondo, più che organizzativo è la fisionomia e la filosofia da imprimere alla politicità del movimento.

I tanti consensi intercettati nascono dai valori fondanti: l’etica del linguaggio, il rigetto dell’antipolitica e il rifiuto del populismo, della cultura dell’odio, della bufala sovranista, dell’uomo forte e dell’antieuropeismo.

Parliamo dunque della difesa di valori culturali, di uno stil novo da lanciare nella società con la linfa e la spontaneità di un movimento il cui gusto dell’happening e dell’opposizione all’opposizione sta proprio nella sua liquidità, nel suo essere flash (lampo) e mob (folla).

Il problema allora è come mantenere vivo lo slancio di questo movimento benedetto e di come evitare che sia risucchiato in un ritualismo di piazza.

L’intendimento, almeno per ora, è quello di rimanere esterni alla politica, che non significa esserne estranei, ma di condizionarla da fuori. Magari sbeffeggiando con furore dissacrante le retoriche del “prima gli italiani e molisani e bla,bla,bla”, le scurrili risse parlamentari dinanzi a scolaresche allibite, i baci di Giuda a crocifissi e rosari, gli sputtanamenti del povero Bibbiano, il gastro-sovranismo della Nutella filo turca, le raffiche di tweet, videoclip, hashtag e relativi istinti di pancia. Quelli che le molisardine hanno appunto dileggiato sabato scorso.

In molti ci auguriamo che il mutismo da pesci di queste sardine divenga assordante come un uragano e ci chiediamo cosa succederà il day after. Staremo a vedere, una cosa però è del tutto evidente, non solo tra il Trigno e il Fortore: le grandi e piccole affiliazioni locali e nazionali della Lega si fingono indifferenti e gettano tutto sotto il tappeto. Ma è uno “stai sereno” poco rassicurante. Sotto sotto temono che da queste gioiose piazzate esca la risata che li seppellirà.

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