Dopo report

Dimezzate le aziende, invariate le vacche: il Molise caseario sempre meno di nicchia

Mentre la trasmissione di inchiesta torna sul caso Molise e fornisce nomi di piccoli produttori che usano vero latte molisano e di grandi aziende che lo importano dalla Germania o dalla Polonia, l'associazione Forche Caudine fornisce le cifre delle aziende che fanno latte e formaggi. "Non è difficile ipotizzare dove la qualità del prodotto sia più alta, se tra un piccolo o un grande produttore".

Molise patria delle mozzarelle? Sicuramente, ma il dato che balza agli occhi nel report dell’associazione molisana Forche Caudine, che si è attivata dopo la trasmissione Report e il conseguente ginepraio di polemiche innescato dal servizio televisivo, è il vertiginoso crollo delle aziende casearie molisane. “In provincia di Isernia, dove il settore lattiero-caseario è più rilevante rispetto all’economia totale dell’intera provincia (benché il numero degli allevatori rappresenti un quarto di quelli presenti in tutto il Molise), le aziende sono passate da circa 1.600 negli anni Ottanta a 608 nel 2000, con una caduta complessiva tra il 1982 e il 2000 di ben il 62 per cento. Nonostante ciò, nello stesso periodo il numero di vacche da latte ha subito un ridimensionamento contenuto, meno 7 per cento”.

Che significa? Che la produzione si è concentrata in grandi aziende, mentre i piccoli produttori – quelli che utilizzano il latte molisano – hanno perso gradualmente le loro potenzialità finendo per essere “riassorbite” dai marchi maggiori, che producono a livello industriale e che per garantire i volumi produttivi ricorrono a latte o cagliate importate dai Paesi stranieri.

Nel ritorno dell’inchiesta di Report andato in onda ieri 2 dicembre, girato tutto in Molise dopo che la giovanissima titolare del caseificio San Marco ha mostrato le “prove” della produzione molisana al 100 per cento, sono stati diffusi i nomi delle aziende lattiero-casearie che in parte usano latte estero benchè l’etichetta maggiormente visibile sulle confezioni parli di prodotto molisano al 100 per cento.

La lista “segreta” che Report ha svelato acquisendola dal Ministero, per quanto riguarda la nostra regione menziona La centrale del latte del Molise di Sassano (latte e cagliate dalla Germania), Tamburro (cagliate dalla Germania), Sanniolat, Cinquini (cagliate dalla Polonia), Del Giudice (latte dalla Germania), Caseificio Boriati (latte dalla Germania), Valle Verde (latte dalla Germania), latteria del Molise (cagliate dalla Germania), Valle dei pentri bovianum (cagliate dalla Polonia), industria alimentare (cagliate dalla Germania), Caccavelli (latte dalla Germania).

C’è poi chi, come il caseificio San Marco o Pallotta di Capracotta producono mozzarelle e formaggi esclusivamente con materia prima molisana. Sono realtà piccole, che possono garantire pertanto una produzione limitata.

Forche Caudine offre il suo contributo fornendo una analisi locale e le cifre: “Per smorzare le spesso inutili polemiche tra gli inguaribili romantici della tradizione casearia molisana, che però non tengono conto dell’evoluzione ormai globale dei mercati (e dell’economia pastorale ormai praticamente scomparsa) e i fautori di una produzione moderna e quindi concorrenziale che perlomeno garantisce redditività alle imprese molisane, è sufficiente una rapida analisi – numeri alla mano – del settore dell’allevamento di vacche da latte in Molise” dichiara l’associazione che fornisce i numeri che parlano, innegabilmente, di un tessuto aziendale che si assottiglia da anni a fronte di un numero dei capi che resta sostanzialmente stabile.

“I Comuni con maggiore concentrazione sono, nell’ordine, Frosolone, Agnone, Montenero Val Cocchiara, Macchiagodena e Venafro, che complessivamente allevano circa il 50 per cento dei capi di bestiame in provincia. A Campobasso i trend sono analoghi: al crollo numerico delle aziende non è corrisposta una drastica riduzione dei bovini da latte, calati di appena il 4 per cento”.

Cosa significano questi numeri?

Al di là dei tanti allevatori scomparsi o che hanno gettato la spugna, il settore è ancora vitale, per quanto debole. Tuttavia è in atto una concentrazione che, questo il punto, mantiene una forte difformità tra grandi aziende, che per lo più commercializzano il prodotto fuori dai confini regionali, e piccolissime, il cui latte è fornito a filiere più grandi o finisce in produzione venduta quasi esclusivamente in loco”.

La conferma di questa difformità – continua Forche Caudine – “è offerta dai dati dall’ultimo Censimento: un’azienda molisana che alleva vacche da latte ha una media di 7,6 capi di bestiame (9,2 in provincia di Isernia), ma per metà degli allevatori il numero di capi non supera 5 e in tre casi su quattro non supera 10. Per quanto riguarda la superficie agricola utilizzata (Sau), in Molise per metà delle aziende che allevano vacche da latte l’estensione non supera i 10 ettari”.

La morale: non è difficile ipotizzare dove la qualità del prodotto sia più alta, se tra un piccolo o un grande produttore. E un consiglio ai grandi marchi: rendete più visibili le etichette con la dicitura Latte Ue, perchè altrimenti si rischia di ingannare i consumatori.

commenta