Vite d'inferno

Costrette a prostituirsi con “metodi crudeli”, tre arresti: l’indagine è partita dal Molise

Vittime donne di nazionalità bulgara: nel corso delle indagini sono emersi, per gli investigatori, "episodi di particolare efferatezza". Gli arrestati sono tre uomini di origini bulgare e polacche. L’inchiesta avviata dopo una confessione resa negli uffici della polizia stradale di Campobasso

L’indagine è partita da una confessione resa alla polizia stradale di Campobasso.

Un testimone chiave che diretto negli uffici di via Tiberio ha raccontato quello che accadeva lungo la statale 16: prostituzione, sfruttamento, botte, violenze inaudibili.

Quindi la notizia di reato inviata alla squadra mobile di Foggia che  coadiuvata da pattuglie del Reparto Prevenzione Crimine “Puglia Settentrionale”, hanno avviato un’indagine attenta e minuziosa.

Gli agenti della polizia pugliese coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, questa mattina hanno quindi eseguito due ordinanze applicative della custodia cautelare in carcere a carico di Donko Georgiev e Andrey Krastev, nonché degli arresti domiciliari a carico di Iwona Barbara Gebska, responsabili – secondo gli elementi emersi nell’inchiesta –  di aver costituito un’associazione a delinquere nel Comune di Lesina, finalizzata alla tratta, riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione di un gruppo di ragazze di nazionalità bulgara costrette a vendersi  sulle statali foggiane.

La base logistica dell’organizzazione è stata individuata proprio a Lesina nei pressi di un camping. A capo dell’associazione Donko Georgiev, l’uomo che invitava le ragazze in Italia promettendo loro una vita migliore. E lo faceva vantando attività imprenditoriali bene avviate che avrebbero potuto garantire una vita dignitosa ad ognuna di loro.

Era questa la carta vincente per ottenere il “sì” delle famiglie al fidanzamento, quindi il trasferimento in Puglia ma una volta qui si spalancavano le porte dell’inferno.

Costrette a prostituirsi anche con la violenza o minacce di ritorsioni sulle famiglie, giunte in Italia venivano spedite lungo la Strada Statale 16 e terminato il lavoro dovevano consegnare il guadagno nelle mani dello stesso Donko.

Iwona Barbara Gebska era la donna che le accompagnava lungo le piazzole di sosta. Qui erano controllate a vista assieme all’altro indagato. E le ore di lavoro erano anche 12 al giorno.

Tutto fotografato e intercettato. La polizia a carico dei tre ha acquisito prove inequivocabili.

Quando gli indagati percepivano che qualcuna di loro stava escogitando una fuga o un tentativo di denuncia veniva brutalmente picchiata, anche con corde e cavi elettrici. Condotte ripetute anche davanti al rifiuto di alcune di loro a prostituirsi oppure 1quando i guadagni deludevano le aspettative.

Le vittime vivevano, di fatto, in un clima di terrore, attuato senza alcuno scrupolo, come quando si è arrivati a percuotere un bambino di 4 anni, figlio di una delle ragazze sfruttate.

L’incubo è terminato questa mattina, grazie al lavoro della squadra mobile di foggia, del commissariato di San Severo e a quella segnalazione partita da Campobasso.

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