Campobasso

Telecamere di sicurezza, una sbruffonata: mai state collaudate e il cantiere è ancora aperto

Il governatore Donato Toma chiarisce che si sta procedendo ancora alla “messa in opera” e che terminerà entro il 15 dicembre. Intanto il sindaco Roberto Gravina, sollecitato da numerose segnalazioni e da un’interrogazione del centrodestra ha inviato una richiesta di garanzia alla Regione

Non è un bluff, o forse sì: diventa complesso finanche descrivere quanto sta accadendo a proposito del “patto per la sicurezza” e delle 144 telecamere dislocate in città (di cui funzionano soltanto sette).

E’ complesso perché il “patto per la sicurezza” che fu contemplato e avviato ormai cinque anni fa (con l’allora governo Frattura d’accordo con Prefettura e Ministero dell’Interno), e che l’8 aprile scorso è stato inaugurato con la presentazione alla stampa della nuovissima centrale operativa presso il comando della polizia municipale di Campobasso e quindi con l’avvio ufficiale dell’entrata in funzione delle telecamere allestite, è in realtà ancora un cantiere.

Non c’è ancora nulla di definitivo, è tutto in itinere, suscettibile di modifiche, eventuali aggiustamenti, insomma la fase è quella “della messa in opera” per dirla con le parole utilizzate dal governatore Donato Toma. Che, interessato della vicenda, ha provveduto a chiedere ragguagli al suo ufficio tecnico. E dunque la spiegazione alle tante anomalie sollevate in questi giorni rispetto al funzionamento delle telecamere e all’impossibilità di utilizzarle anche a fini investigativi (e quindi di sicurezza) risiede nel fatto che il “patto” è ancora “un cantiere aperto”.

“I miei funzionari prevedono il collaudo tra il 10 e il 15 dicembre”. Fino ad allora, dunque, sulle telecamere non si faccia affidamento: sono in fase di allestimento.

E per ovviare alla naturale conclusione che a questo punto quella conferenza stampa convocata l’8 aprile scorso dall’allora sindaco Antonio Battista e dall’assessore al ramo Francesco De Bernardo presso il comando dei vigili urbani potesse essere stata una beffa, il governatore precisa: “non era altro che la presentazione del finanziamento e dell’avvio dei lavori”.

Ma le cronache riferiscono fatti diversi: ricordano invece uno schermo gigante che proiettava le immagini immortalate dalle telecamere entrate in funzione.

Quel giorno non c’era sentore di cantieri aperti, né di lavori in corso bensì c’era la percezione – fin troppo lampante – che si stesse presentando un progetto definito e che finalmente dopo anni di attesa era pronto a partire.

Progetto finanziato con fondi della Regione, che si concretizzava dopo un iter “lungo e delicato”, disse l’allora primo cittadino.

“Il Piano è stato redatto in Prefettura – spiegò l’assessore alla Polizia municipale, Francesco De Bernardo – ed è stato perfezionato grazie all’ausilio delle forze dell’ordine che hanno stabilito i punti dove collocare le telecamere”.

“C’è stata qualche difficoltà tecnica anche abbastanza complessa, come quella ad esempio che ci ha costretto a spostare un ripetitore dal castello Monforte a valle. Si tratta di un passo importante – spiegò pure il sindaco – ma non della soluzione a tutti i problemi: non si potrà mai fare a meno delle forze dell’ordine e del loro lavoro, così come ci sono aspetti del senso civico e della collaborazione da parte dei residenti che noi vorremmo a prescindere dagli strumenti di videosorveglianza”.

L’intervento complessivo è di circa 2,5 milioni, mentre l’investimento su Campobasso sfiora i 600 mila euro.

E ancora fu detto l’8 aprile: “A livello tecnico, le telecamere consentono il salvataggio in memoria di immagini e contenuti per un periodo di sette giorni, al termine dei quali si attuerà in maniera automatica la sovrascrizione”. “Non sono telecamere pensate per rilevare prettamente infrazioni al codice della strada, anche se l’operatore della sala operativa può passare le eventuali info a chi di dovere, ma per coprire tutta l’area cittadina e vigilare al meglio sul territorio – commentò De Bernardo –. La posizione strategica delle telecamere e anche gli angoli di visuale sono stati stabiliti a un tavolo tecnico con la Prefettura e questo consentirà grandi capillarità ed efficacia operative”.

Tutto questo accadeva sette mesi fa. Oggi, dopo le denunce delle anomalie riscontate in diverse – forse troppe – circostanze, dopo un’interrogazione del centrodestra a Palazzo San Giorgio e una missiva che il sindaco Roberto Gravina ha inviato alla Regione chiedendo un atto di garanzia, la verità è che quel patto non è mai stato collaudato. E’ tutt’ora un cantiere aperto e mai chiuso. E se maggiore chiarezza sarà fatta al riguardo, forse qualche dettaglio in più dovrebbe arrivare fra il 10 e il 15 dicembre.

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