Operazione pinocchio

Mediatori creditizi, chef, baristi, studenti, imprenditori: i clienti della droga che viaggia su Instagram e Whatsapp

L’inferno della cocaina, dell’eroina e soprattutto del crack è raccontato con dovizia di particolari nelle centinaia di pagine di informativa che la Squadra Mobile ha redatto in soli sei mesi di lavoro nell’ambito di operazione “Pinocchio”. Gli agenti descrivono ancora una volta dinamiche, modus operandi e condotta criminale di nomi “noti” dello spaccio locale ma anche il giro delle nuove leve e dei consumatori che aumentano giorno per giorno: giovanissimi e già alle prese da anni con la tossicodipendenza. Molti sono insospettabili, tanti di loro hanno finanche un lavoro e altri studiano ancora. Lo spaccio spesso concordato su piattaforme social

Dal piccolo imprenditore al mediatore creditizio (che ha poi fallito per debiti), dallo studente allo chef appena diplomato all’istituto Alberghiero, dal pizzaiolo al barista (titolare del proprio esercizio commerciale), dalla giovane influencer su Instagram (con seno in vista e labbra a canotto) alla telefonista del call center, dalla guardia giurata al disoccupato col reddito di cittadinanza.

Ecco chi sono i clienti (non indagati) di operazione Pinocchio (soprannome derivante dal capo della cellula sgominata) che ha smantellato uno spaccio composto da fiumi di cocaina, eroina e crack. E sempre a Campobasso e dintorni.

A svelarlo sono le carte della grossa inchiesta della squadra mobile, conclusa all’alba di mercoledì 30 ottobre con l’esecuzione di sei misure cautelari, di cui 4 in carcere più due divieti di dimora e 19 persone iscritte nel registro degli indagati.

Centinaia invece i tossicodipendenti segnalati come consumatori.

Le pagine dell’ordinanza, firmate dal giudice Teresina Pepe, ricostruiscono i movimenti dei pusher Massimo Amoroso, Margherita Mandato, Matteo Guerra, Francesco Celozzi, Paolo Bencivenga e Sara Iacampo che – secondo l’accusa – sono certamente i maggiori autori del traffico di droga a Campobasso.

Gli uomini del dirigente della Mobile, Raffalele Iasi, hanno documentato ben 7mila cessioni di droga solo a carico degli indagati.

Nel corso delle indagini, coordinate dal capo della procura Nicola D’Angelo, è emerso uno spaccato di realtà che va oltre l’ordinaria immaginazione, tant’è che per la prima volta sono state condotte perquisizioni anche nelle case dei soli consumatori. Segno che qualcosa è cambiato anche nell’espletamento dell’attività investigativa: per una guerra che si fa ogni giorno più dura bisogna necessariamente alzare il tiro.

Nelle centinaia di pagine dattiloscritte in sei mesi e finite sul tavolo della procura compaiono nomi che “spiazzano”.

Molti di loro sono realmente insospettabili, altri invece sono quelli dall’abitudine ormai consolidata.

C’è il piccolo imprenditore fra gli “acquirenti abituali”, sposato e con figli. E c’è il barista, titolare del suo stesso esercizio commerciale e inquadrato negli atti come l’altro “spacciatore per eccellenza” in stretta collaborazione con il socio detto “Pinocchio”.

C’è un mediatore creditizio, di famiglia per bene, consumatore abituale. C’è pure lo chef e il pizzaiolo.

Ci sono studenti alle prese con la maturità e ci sono ragazze, che su Instagram sembrano influencer, con tanto di seno in bella vista e pose ammiccanti. Le stesse che dopo essere state ascoltate in questura, una volta fuori dagli uffici di via Tiberio telefonano allo spacciatore perché hanno bisogno della dose, incuranti e spregiudicate rispetto all’accertamento di polizia che si è appena concluso.

Instagram, Whatsapp: gli accordi per quanta droga e che tipo di droga vengono presi tramite questi canali perché “con Instagram è meglio” si legge nelle intercettazioni fra loro.

“Scaricati quello che ti ho detto che è meglio perché quello non…” consiglia uno alla cliente.

Gli episodi di spaccio si verificano ovunque in città. Posti diversi per consumatori diversi e in orari diversi, tutto al solo scopo di eludere i controlli delle forze di polizia di cui – i sei raggiunti dalle misure – pure avvertivano il fiato sul collo, ma la sfida era continua. Soldi e droga lo scopo quotidiano di ognuno di loro, tanto degli spacciatori quanto dei consumatori. Ambedue costretti dagli stessi soldi e dalla droga ad una vita di degrado sociale, dipendenza, inettitudine e decadimento.

Eppure ogni giorno, i telefonini dei pusher, squillavano continuamente: centinaia di euro di richieste. E un inferno senza fine.

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