Il caso

Chi prima arriva bene alloggia: il “ditino” veloce delle aziende che hanno trovato l’America

Le imprese che hanno rappresentato il meglio della produzione molisana a Washington? Selezionate su base cronologica: chi ha risposto prima si è conquistato il biglietto e la vetrina internazionale organizzata dal Niaf nella capitale statunitense. “Iniziativa utilissima, polemiche incomprensibili” per Manuele Martelli del Gruppo Eden. Ma tanti hanno rinunciato. “Non si organizza una cosa così in pochi giorni”

Una pasticceria, un’azienda che commercializza legumi, una farmacia galenica, aziende ignote nel mondo della moda, un orafo e delle agenzie di viaggio, un pastificio e l’immancabile caseificio. Che elenco è? Semplice, quello delle aziende cui è spettato l’onere e l’onore di rappresentare il Molise al Niaf Expo Italiana. Ma chi le ha scelte per essere presenti al Gala di Washington e con che criterio? Difficile da credere, ma la selezione si è basata semplicemente sull’ordine cronologico delle domande presentate. Chi ha risposto prima ha “vinto” il biglietto andata  e ritorno per gli Stati Uniti, e una vetrina internazionale.

Fatto che alimenta ancor di più i dubbi già emersi in questi giorni, come quello dei Bartolomeo di Poggio Sannita, capaci di accaparrarsi ben quattro posti sull’aereo Roma-Washington.

L’altra domanda è: cosa hanno proposto queste aziende, che contratti hanno sottoscritto col mercato americano? Che ritorni economici ci saranno per la nostra regione? Domande legittime alle quali al momento la Regione Molise non ha dato risposta, pur avendo utilizzato 133mila euro di fondi comunitari. Non fondi del bilancio regionale, ma comunque fondi stanziati dall’Ue per il Molise. Legittimo quindi che i molisani si chiedano se una pasticceria o una oreficeria siano le imprese giuste per fare colpo sugli States.

Diciotto in tutto gli stand riservati al Molise, sebbene fossero inizialmente venti i posti riservati alla nostra regione come ospite d’onore dell’iniziativa che il Niaf, National Italian American Foundation, cioè una fondazione senza scopo di lucro, organizza da 44 anni per mettere in mostra le eccellenze italiane in America. Perché diciotto quindi? “Io ho rinunciato – afferma Antonio Cucaro, ristoratore di Ripalimosani che era nella lista degli ammessi -. Come me hanno fatto molti altri, perché l’organizzazione non era ben curata. L’Abruzzo l’anno scorso ha avviato tutto mesi prima, noi in pochi giorni. Non ne valeva la pena”.

Come lui anche diversi altri imprenditori hanno declinato, preferendo persino non inviare la propria candidatura. Ma chi poteva accedere? Le maglie erano abbastanza larghe. L’avviso pubblico che la Regione Molise ha diffuso sul proprio portale, senza darne ulteriore comunicazione alla stampa, reca la data del 25 settembre scorso.

Vi si legge di una “missione promozionale che si svolgerà a Washington dal 31 ottobre al 2 novembre 2019 nel corso della quale è in programma un Expo dedicato alle aziende molisane, con incontri organizzati con espositori e distributori americani. La missione, guidata dal Presidente della Regione Molise, è riservata alle micro, piccole, medie e grandi imprese con sede legale e operativa in Molise dell’Industria Culturale e Creativa, con particolare riferimento ai settori del Gusto, del Turismo, della Moda, delle ICT, del Design Industriale e Artigianale, dell’Intrattenimento e Ricreativo fino ad un massimo complessivo di 20 imprese”.

Possibile che con opportunità così ampie rispondano all’appello appena 26 ditte più una, reintegrata in un secondo momento? I tempi per rispondere erano brevi, ma non brevissimi: dal 30 settembre all’8 ottobre. Il problema però è saperlo, come fanno presenti diversi imprenditori interpellati: “Avviso pubblico per andare a rappresentare il Molise negli Usa? Boh, non ne eravamo nemmeno al corrente…”.

Chi è andato invece spiega come ha fatto. “Faccio l’imprenditore e mi prendo la briga ogni giorno di consultare i portali delle amministrazioni pubbliche. Se le aziende del Basso Molise dormono è un problema loro” si difende Manuele Martelli, che ha rappresentato il Gruppo Eden nella capitale degli Usa.

Altri sono più vaghi. “L’abbiamo saputo da persone vicine alla Giunta”. Il passa-parola, in casi come questi, è il mezzo più efficace. Di sicuro un po’ di pubblicizzazione in più non guastava, soprattutto perché per poter partecipare c’era un solo criterio, quello tutto italiano del ‘chi prima arriva meglio alloggia’. Che vuol dire? “Nel caso le domande pervenute superino il limite massimo di 20 aziende, le stesse verranno registrate ed accolte esclusivamente secondo l’ordine cronologico di arrivo delle rispettive PEC (farà fede, quindi, l’ordine di arrivo registrato dal sistema regionale di protocollazione) fino ad esaurimento del numero disponibile” è scritto nell’Avviso pubblico.

Decisivo quindi esserne a conoscenza e inviare la domanda prima possibile. Ma è sbagliato ritenere che a Termoli e dintorni nessuno ne sapeva nulla. Un’azienda ha risposto, rimanendo fuori dalle fatidiche venti. Altre hanno scelto di non partecipare. Forse perché poco contava avere un tale fatturato, un tot di esportazioni, un piano industriale, di marketing o comunicazione. Bastava essere celeri con la posta elettronica. Beninteso, questo non vuol dire che chi è andato in America sia per forza uno sprovveduto o che ci abbia fatto fare la figura dei pecorai.

Martelli ci tiene a ribadire che l’opportunità andava colta. “Abbiamo chiuso diversi accordi con gli americani, presentato il nostro piano turistico, intessuto relazioni. Una tv americana che fa 3 milioni di spettatori in ogni puntata verrà in Molise per conoscere la nostra realtà”. Insomma un ritorno economico ci potrebbe essere quanto prima. “Anche le agenzie di viaggio che erano presenti hanno illustrato il loro lavoro. Spesso però chi non esce dal Molise non si rende conto di quanto lavoro ci sia dietro queste realtà. Onestamente non capisco molto le polemiche venute fuori sui social e sulla stampa”.

Forse perché a leggere i nomi di una pasticceria, una oreficeria o un pastificio che poco dicono al grande pubblico, ci si chiede se non la si poteva organizzare diversamente. È probabilmente quello che ha pensato anche Enrico Colavita, il cui nome rimanda immediatamente all’omonima azienda, probabilmente la più grande esportatrice di prodotti alimentari dal Molise agli States.

Anche lui era stato coinvolto nella trasferta a Washington, ma per quanto è dato sapere ha preferito defilarsi ritenendo che l’organizzazione in atto a Campobasso non era di quelle consone a un appuntamento di quel genere. Insomma quasi tutti i grandi nomi dell’imprenditoria molisana non c’erano. E già questo sa di occasione persa.

“Si parla tanto della farmacia, eppure anche quella ha avuto grandi riscontri. Anche perché è una farmacia galenica, che fa dei preparati con delle erbe – insiste Martelli -. Pochi sanno che in America anche per prodotti che da noi sono da banco occorre una ricetta medica. Vi assicuro che lo stand era pieno di gente e anche noi abbiamo preso contatti con loro perché potrebbero esserci prospettive turistiche”.

Resta infine la questione dei soldi. Il Niaf ha garantito alle aziende, un partecipante per ciascuna impresa, le spese di viaggio aeree andate e ritorno in classe economica, il pernottamento e la cena del 2 novembre. A carico delle imprese tutti gli i costi non specificati (colazioni, pasti, spostamenti interni, materiale vario promozionale – compreso i costi di trasporto – da utilizzare nel corso degli incontri) secondo quanto previsto nell’avviso.

Per cui al momento la Regione Molise non ha spiegato a cosa sono serviti i 133mila euro, una spesa per la quale è già stata inoltrata una richiesta di verifica all’Agenzia di coesione. Alla stessa Agenzia andranno rendicontate tutte le spese anche per accertare se la Regione poteva usare i fondi Fsc per l’internalizzazione per spese di questo genere. Ma fondamentalmente per non far passare ancora una volta il messaggio che i governanti di turno siano andati a fare la gita in America a spese dei contribuenti.

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