Il presidio

La protesta per la sanità pubblica è un fiasco: “30 malati rappresentano il Molise” fotogallery

Mentre il piano sanitario mette fine all'autonomia regionale spostando molti servizi fra Campania, Puglia e Abruzzo, poche decine di persone, per lo più di vari comitati da diverse zone del Molise, hanno protestato sotto la sede della Regione, in via Genova a Campobasso. Slogan e striscioni contro i vertici politici per chiedere di invertire la rotta e ridare linfa alla sanità pubblica. Invocato incontro col governatore, che ha preferito non farsi vedere

“Trenta malati in questi minuti stanno rappresentando una regione intera”. Parole forti e inequivocabili quelle pronunciate da Emilio Izzo, portavoce del comitato ‘Lavoro e dignità’ e protagonista di tante battaglie sociali, nel corso del sit-in di protesta organizzato sotto alla sede della Giunta regionale. Tema: la sanità che arranca sempre di più.

Fra i motivi della protesta un piano sanitario realizzato sulle linee guida del commissario Angelo Giustini, che di fatto decreta la fine dell’autonomia regionale molisana in tema di sanità. Il Cardarelli sarà hub di primo livello solo per i politraumi, per tutto il resto saranno attivati accordi di confine con le regioni limitrofe, come Campania e Puglia, o come già avviene, con l’Abruzzo.

Sono arrivati da Isernia e da Termoli per dire che non vogliono rassegnarsi alla chiusura degli ospedali o allo scadimento dell’offerta sanitaria. Pochi, troppo pochi a far sentire la propria voce: una trentina, di cui alcuni malati o parenti stretti che hanno urlato il proprio disagio in via Genova.

Peccato che non gli sia stato concesso un incontro con il presidente Toma, che non ha voluto riceverli. “Il presidente della Regione sulla sanità può dire poco, bisognerebbe spostarsi magari dal commissario o dal Prefetto” sussurrano collaboratori stretti del governatore.

Protesta per la sanità pubblica

Izzo spiega che “la protesta non è gratuita, noi non siamo gli impiegati della protesta, perdiamo ore di lavoro per protestare. Ma ahimè dobbiamo riscontrare che oggi i molisani sono rappresentati da un gruppo di malati a dispetto di chi non c’è perché evidentemente devono foraggiare i loro eletti, purtroppo la stragrande maggioranza è soggiogata dal potere della politica. Ancora più grave è l’assenza di tutti i 136 sindaci dei Comuni molisani: alla vigilia dello smantellamento del servizio sanitario pubblico, sono totalmente assenti. Dovremmo chiedergli di rimettere il mandato e lasciare la fascia, non sono degni di rappresentarci”.

In effetti, è evidente l’assenza del popolo, che dimostra rassegnazione più che rabbia. Poi Izzo affonda sul “conflitto di interessi” presente nella politica molisana nel capitolo sanitario: “Il consiglio regionale è a favore della sanità privata, tranne qualche eccezione ancora tutta da verificare. Noi non permetteremo che venga ancora distrutta quella pubblica. Non possono essere gli eletti o i dirigenti a decidere per i cittadini che pagano le tasse per avere un servizio buono. Se non riescono a rappresentarci nei tavoli romani, si dimettessero”.

Protesta per la sanità pubblica

Gli fa eco Andrea Di Paolo, del sindacato Soa, arrivato da Portocannone: “Non vogliamo essere costretti a lasciare questa terra perché non ci si riesce neanche più a curare. È vergognoso che non si riesca a vivere di turismo in una regione così bella. Basta fare scaricabarile, il presidente Toma deve riceverci per farci capire com’è la situazione, stiamo decretando la morte del Molise. C’è un evidente conflitto di interessi per quel che riguarda la sanità molisana all’interno dello stesso partito del governatore”. Presente il ‘Guerriero Sannita’, Giovanni Muccio, che attacca duramente la politica regionale che “si è dimenticata dei giovani, costretti a prendere la valigia e ad andarsene. E oggi non veniamo neanche ricevuti…”.

Protesta per la sanità pubblica

In definitiva, comuni cittadini chiedono a gran voce il diritto di potersi curare a casa propria. I manifestanti, che come detto rappresentano i comitati a difesa degli ospedali di Isernia, Termoli (presente ‘Voglio nascere a Termoli’ che si è battuto per il Punto Nascite), Venafro, Agnone e Larino e il Soa (Sindacato operai autorganizzati), contestano il Pos (programma operativo sanitario): “Stiamo subendo sulla nostra pelle i disservizi sanitari senza che possiamo decidere nulla. Si taglia soltanto, vogliono far sparire tutti gli ospedali lasciando soltanto quello di Campobasso. E’ vergognoso”. (FdS)

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