Chi rimarrà in questa terra così bella ma poco valorizzata e povera di prospettive? Fra cinquant’anni – secondo gli studi della Svimez – in Molise ci saranno 88mila residenti in meno e la popolazione si ridurrà a circa 230mila persone. Non solo i ragazzi, ma pure gli stranieri arrivati nella nostra regione decidono di andare via. Il paradosso tutto molisano (in Italia è proprio grazie agli stranieri se si riesce a contrastare il calo demografico, ndr) viene fotografato dal Dossier 2019 presentato questa mattina – 25 ottobre – all’Archivio di Stato di Campobasso dal direttore Vincenzo Lombardi, dalla ricercatrice Chiara Cancellario (Idos) e da Luca Anziani (della Tavola Valdese che ha finanziato l’opera).
Come i loro coetanei italiani, pure gli stranieri fanno la valigia per gli stessi motivi: manca il lavoro.
Un quadro radicalmente diverso rispetto a quello presentato solo un anno fa nel Dossier 2018, dal quale era emerso il modello di accoglienza e integrazione offerto dai piccoli borghi della nostra regione che si candidavano a seguire l’esempio di Riace. Certo, un modello che non è tramontato del tutto perchè restano in piedi i progetti realizzati nel settore agricolo a Campobasso, Ripalimosani e Jelsi, o quello di Castel Del Giudice dove sono state costituite delle cooperative di migranti. Ma non basta.
“Nonostante la sua scarsa attrattività – la riflessione di Lombardi – per i migranti il Molise ha esercitato un certo richiamo. Negli ultimi anni l’incidenza dei migranti residenti sulla popolazione regionale è aumentata passando dal 2,9% del 2012 al 4,5% del 2017″. In pratica, se nel 2012 i residenti stranieri erano poco più di 9mila, nel 2017 siamo arrivati a quasi 14mila. E’ stato l’anno del boom perchè poi dal 2018 “in Molise si è registrato un calo dello 0,3%, soprattutto in provincia di Isernia”, contrariamente a quanto avvenuto nel resto del Paese.
Attualmente nella nostra regione “risiedono 13.900 migranti, il 4,5% della popolazione”.
Quali sono i Paesi di provenienza dei migranti che vivono in Molise? In gran parte da Romania, Marocco e Albania. “Tuttavia, si rafforza anche la comunità nigeriana””.
La fetta principale degli immigrati è composta da persone che hanno fra i 30 e i 44 anni (31,8%), oltre ai ragazzi tra i 18 e i 29 anni (27,5%). Mentre ha tra i 45 e i 64 anni il 21,3% degli stranieri residenti. Numeri che, spiega il direttore dell’Archivio di Stato, “raccontano della stratificazione dei primi arrivi, della stabilizzazione e della prima generazione di nati in Molise“.
Bambini e ragazzi (ne sono circa 1400) che grazie alla scuola si integrano nella società molisana e che socializzano con i loro coetanei. Almeno fino a quando diventano maggiorenni e cercano un impiego. A questo punto decidono di andare via.
“Per ragioni economiche e di opportunità il Molise comincia a stare stretto anche agli immigrati. La seconda e la terza generazione, i ragazzi che sono in età lavorativa, vanno via come i ragazzi molisani”, conferma Lombardi. “Per la prima volta del 2018 la comunità degli immigrati residenti ha subito un’inversione: fino al 2018 c’era stato un progressivo aumento, ora registriamo una battuta d’arresto“. Tutto questo accade quando “i ventenni nati in Molise perchè loro famiglie abitano qui e che in Molise hanno frequentato le scuole riprendono la via dell’esodo“.
Al tempo stesso diminuiscono le presenze negli centri di accoglienza per effetto del decreto Salvini e della più generale diminuzione degli sbarchi: dai quasi 3mila migranti ospiti nel 2017, nei primi sei mesi di quest’anno sono state registrate 1656 unità.
“La famosa invasione dei migranti in Italia e in Europa non è vera, lo dicono i numeri” e “la Germania è il Paese che ha registrato i più consistenti flussi migratori”, scandisce la Cancellario. Rispetto al 2016 gli arrivi sono diminuiti del 67,4%, rispetto al 2017 del 50,6% per effetto degli accordi internazionali.
Probabilmente diminuiranno ancora dal momento che ieri il Parlamento europeo ha bocciato una risoluzione sulle attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo dove nel giro di 19 anni sono morti 25mila disperati durante le traversate.
Inoltre cambia la tipologia dei migranti: “Le persone in fuga dai disastri naturali – i cosiddetti sfollati ambientali – superano nettamente chi scappa da guerre e conflitti”.
Infine il Dossier fornisce informazioni anche sugli stranieri che lavorano in Italia: la maggior parte è impiegata nei servizi (quasi il 66%), mentre solo il 6,4% nell’agricoltura. “Ma questo dato – aggiunge la ricercatrice – non ‘fotografa’ il sommerso”. Nel dettaglio, in Molise gli stranieri lavorano soprattutto nei servizi (52,7%) e nel settore delle costruzioni (21,2%). “Il settore agricolo è afflitto dal fenomeno del caporalato soprattutto in Basso Molise, che costituisce il 6% del totale dei reati in regione”.
E poi gli stranieri sono pagati meno: la loro busta paga è inferiore ai mille euro, rispetto ai 1300 riconosciuti ai molisani.