Il paradosso del servizio pubblico

Arianna e quell’autobus ‘vietato’: “Se nessuno mi allaccia le cinghie della carrozzina non posso viaggiare”

La disavventura della 20enne studentessa universitaria di Larino che per raggiungere l’Unimol a Campobasso utilizza il pullman. “In questa società la paura blocca la solidarietà”

Un semplice gesto, un rifiuto che blocca il suo viaggio e cancella l’essenza stessa del servizio pubblico. È la storia paradossale di Arianna, una studentessa con disabilità di venti anni di Larino da poco iscritta all’Università del Molise a Campobasso. Vorrebbe raggiungere il capoluogo per frequentare le lezioni e sostenere gli esami ma un ostacolo le impedisce di utilizzare la corsa autobus della Sati che collega il centro frentano al capoluogo.

In sostanza, il pullman è provvisto della pedana automatica che consente alla giovane in carrozzina di salire a bordo e di scendere dall’autobus nei rispettivi terminal.

Il problema sorge quando bisogna allacciare la carrozzina alle cinghie di sicurezza. La ragazza racconta che l’autista si rifiuta di farlo e non le consente, in sostanza, di poter viaggiare.

“Non so cosa prevede la norma in questo caso e se l’autista sia autorizzato a non farmi prendere il bus – spiega la studentessa di Larino – non voglio nemmeno prendermela con lui perchè rispetto tutti ma la questione è un’altra, cioè di sensibilità e di umanità rispetto alla mia situazione e alla mia disabilità. Credo che sia un diritto quello di poter utilizzare il servizio e non mi sembra giusto che mi sia impedito di farlo solo perché l’autista non vuole assumersi la responsabilità di allacciarmi alle cinghie se non sono accompagnata da una persona da me incaricata di svolgere tale operazione di ancoraggio”.

arianna ragazza disabile

Giustamente la giovane fa notare il paradosso. “E se anche queste persone sollevassero le stesse eccezioni dell’autista? In che circolo vizioso si finirebbe? Possibile che in questa società la paura paralizza la solidarietà? Quando i miei genitori non potranno più intervenire, come sarà la mia vita?”.

Il suo racconto, tiene a precisare la ragazza, non vuole sollevare una polemica e non vuole rappresentare un atto di accusa nei confronti di qualcuno ma semplicemente animare un dibattito sul tema dei diritti delle persone, di tutte le persone.

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