La storia nella storia

New York, lo scatto di Tony Vaccaro dell’attentato di 18 anni fa. Fu lui a creare il modellino delle Torri Gemelle

Una fotografia di Tony Vaccaro sull'attentato di New York dell'11 settembre di 18 anni fa ci dà l'occasione per ricordare il tragico anniversario e per scoprire una curiosità: il prototipo delle Torri Gemelle è legato al nome del fotografo di origine bonefrane

Una foto di Tony Vaccaro, il celebre fotografo di Bonefro, che ben immortala i tragici momenti vissuti a New York l’11 settembre 2001. 18 anni sono passati da quel funesto giorno, che fu una sorta di spartiacque per il mondo intero. Lo scatto di Tony Vaccaro, con il fumo che si sprigiona dalle Torri Gemelle che si stagliano sullo sfondo, è emblematico di quei momenti vorticosi, del caos che prese possesso della Grande Mela e del panico che ne scaturì.

Ma questa è storia nota, una pagina della cronaca del mondo moderno che nessuno potrà più ignorare. Ciò che invece è meno noto è che la costruzione delle Torri Gemelle è legata a Tony Vaccaro. Il perché viene spiegato in un articolo di Andrea Morelli, curatore della mostra che omaggia la vivida arte fotografica di Vaccaro in corso a Campobasso. Tra le 100 fotografie esposte c’è anche lo scatto di New York e la mostra, inaugurata lo scorso 27 agosto a Palazzo Gil, sarà visitabile fino al 6 ottobre prossimo.

Tony Vaccaro fu infatti il fotografo incaricato da LIFE per presentare in anteprima ai newyorkesi il futuro skyline di Manhattan con le nuove torri. Nel 1969, esistevano solo due prototipi alti 2 metri realizzati dai collaboratori di studio di Minoru Yamasaki, famoso architetto dell’epoca. L’era di Photoshop e dell’elaborazione digitale delle immagini era lontana ancora qualche decennio e la redazione di LIFE voleva presentare delle foto realistiche», si legge nel catalogo di Morelli.

foto tony vaccaro su attentato 11 settembre

Il maestro della fotografia, nato da una famiglia emigrata negli Stati Uniti ma originaria di Bonefro, così ha raccontato quell’episodio. “Passai qualche giorno nello studio dell’architetto Yamasaki per provare le inquadrature dei prototipi del futuro World Trade Center. Poi, dai ponti del New Jersey e da varie altre posizioni scattai col teleobiettivo diapositive notturne di New York da dove si riuscivano a distinguere i primi piani in costruzione della prima torre. Da questa, calcolai bene le proporzioni per fotografare poi i due prototipi in uno sfondo chiaro. Avevo calcolato bene, così sovrapposi i due fotogrammi migliori guardandoli attraverso l’ingranditore.

Quando riuscii ad allineare esattamente il profilo del modellino con quello della torre in costruzione, fermai in quella posizione i due fotogrammi e li fotografai: il futuro skyline di New York era perfetto e realistico. Poi volli realizzare con i modellini anche una foto “dalle torri” così i newyorkesi potevano rendersi conto della visione dall’alto di quelle che sarebbero state le più alte torri di Manhattan ma anche del mondo. Usai un grandangolo da 20 mm per ottenere la massima profondità di campo ma, per mettere a fuoco dovetti comunque sganciare l’obiettivo dal corpo macchina e, quando ottenni la distanza giusta di messa a fuoco, lo fissai in quella posizione con del nastro adesivo.

Per simulare i lampioni della piazza usai dei chicchi di riso… insomma, dovetti usare il mio ingegno italiano per rendere tutto realistico. Qualcosa di italiano c’era già nel progetto delle Torri. Yamasaki si era ispirato al Palazzo del Doge di Venezia e alle torri di San Gimignano: così mi aveva spiegato. Le foto furono poi pubblicate da LIFE il 22 marzo del 1969″.

Una storia probabilmente sconosciuta ai più ma da cui emerge tutto il genio dell’artista di Bonefro e di cui si trova traccia nel catalogo che il curatore della mostra campobassana ha redatto per l’occasione. Un catalogo di 120 pagine in doppia lingua, italiano e inglese, disponibile nei locali dell’esposizione e che, oltre a comprendere le immagini della mostra, è arricchito dai testi di Antonella Presutti, presidente della Fondazione Molise Cultura, di Italo Zannier, autorevole storico e critico della fotografia, di Tommaso Evangelista, storico dell’arte, di Enzo Pace, docente di sociologia all’università di Padova e di molti testi di Vaccaro che Andrea Morelli ha trascritto in seguito alle sue conversazioni col celebre fotografo.

Tornando all’11 settembre, dalle parole di Vaccaro emerge come quella ‘nuova guerra’, che sconvolse l’America, sconvolse anche lui che aveva già vissuto l’esperienza del secondo conflitto mondiale ma che si ritrovò ad assistere impotente anche a quel folle e inusitato attentato. Riprendiamo ancora una volta le sue parole perché ben testimoniano lo smarrimento dei newyorkesi dopo quel tragico giorno. “Dopo l’11 settembre, i newyorkesi, uscendo dalle subway, per mesi e mesi hanno continuato a guardare in alto… cercando una presenza che era svanita improvvisamente e con essa la sicurezza”. Quella sicurezza perduta, irrimediabilmente, da tutti.

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