Il racconto

Gioco, magia o ‘malattia’? La febbre che colpisce tutti si chiama Fantacalcio

Una pratica/passione che coinvolge ogni fine estate milioni di italiani che si ritrovano fianco a fianco nelle mitiche aste per il mercato dei calciatori. Riti, scaramanzia, tattiche e soldi virtuali: l’obiettivo è costruire la squadra più forte battendo l’agguerrita concorrenza. Ma è anche l’occasione per ritrovarsi fianco a fianco dopo mesi. Gazzetta, calcolatrice, fogli e penne: si può partire anche quest’anno.

“Il fantacalcio è una malattia che non va più via”. Non si sa chi abbia coniato questa frase. Ma una cosa è certa: ci ha preso in pieno. Contagioso, virale, capace di ammucchiare in una stanzetta decine di uomini, ragazzi, ragazze, appassionati e non, amici ed estranei, compagni ed ex amanti, brilli e sobri, professionisti e operai, rompiballe e ‘teste a posto’. In una parola: il fantacalcio.

Una pratica che in Italia non passa mai di moda: negli anni Novanta la novità, nei Duemila il consolidamento, a distanza di quasi trent’anni c’è la “recidiva”. E chi lo pratica ininterrottamente da allora, con più o meno le stesse facce, i difetti e i pregi di chi ti sta accanto che conosci come le tue tasche, da Ferragosto ha un pensiero fisso e una domanda ricorrente che gli frulla nel cervello: su chi devo puntare quest’anno?

E si apre il ventaglio infinito di ipotesi. “Punto tutto sul ‘gigante’ Lukaku… Anzi no, sul risveglio di Higuain. E se poi fallisse? Meglio affidarsi all’usato sicuro: Cristiano Ronaldo”. Congetture, idee spezzate sul nascere, speranze, illusioni. Il tutto, nell’attesa che il giorno fatidico giunga il più in fretta possibile: quello dell’asta, della compravendita dei calciatori, degli idoli, dei brocchi, dei fenomeni. Messaggi su whatsapp, qualche chiamata, accordi presi: la data è fissata, bisogna ‘solo’ studiare la tattica migliore. A proposito, pure la casa c’è, quella dell’amico in campagna, ma va bene anche un garage, una cantina spaziosa. Basta ci siano tavoli per le liste della Gazzetta, per calcolatrici, penne e fogli bianchi.

Il gran giorno, meglio se di sera, arriva. E l’adrenalina schizza a mille. Ritrovi l’amico che non vedevi magari dalla passata estate, quello che si è trasferito a Milano e che torna a Natale, Pasqua e… per l’asta del fantacalcio. Cerchi di prendere posto vicino a chi, nella tua testa, possa darti meno fastidio possibile. E sì, perché serve concentrazione nel corso delle aste.

C’è il solito ritardatario che preferisce cenare a casa e allunga i tempi fino a notte fonda, c’è il ‘perfettino’ che odia le battutine, i tirapiedi e tutto ciò che tocchi la propria squadra.

Si parte dai portieri: gli animi sono a prima vista tranquilli: “In porta posso metterci pure quello del Lecce” pensa tra sé e sé qualcuno. Senza sapere che il vicino di sedia può leggerti nel pensiero e a volte capita che le decisioni combacino… Il sorriso ammiccante, lo sguardo apparentemente svagato, un self control che farebbe invidia al Barone Liedholm: due-tre ore passano in fretta e la ‘vigilia’ dell’acquisto degli attaccanti si fa spasmodica. Le risate che si udivano qua e là, i commenti più o meno ironici lasciano il posto al tavolo da poker: si gioca a carte coperte, chi è più bravo a bluffare fa il botto. Ma può anche rimanere fregato.

Il rush finale è da brividi. La birra comincia a fare i suoi effetti, la pizza rimasta sullo stomaco non va né su né giù. La stanchezza affiora, i soldi virtuali rimasti in cassa fanno la differenza. Il dito che digita sulla calcolatrice diventa il più veloce del West… Ci sono pochi secondi per decidere… “250 e uno, 250 e due, 250 e…” urla il battitore, e tu sul gong spari l’offertona al termine di calcoli ingegneristici: “251” urli a squarciagola. È fatta, pensi, l’avversario è alle corde, non dà segnali di reazione. Ma proprio all’ultimo secondo decide di farti fesso e rilancia ancora.

Per te è finita, non hai più risorse, il campione che desideravi tanto si allontana come un fantasma. Sono le due e il tuo acquisto da sballo in attacco ancora non lo piazzi. La dea bendata all’improvviso ti bacia sulla bocca: anche il rivale che temevi potesse soffiarti la seconda scelta esce di scena acquistando un “mezzo cadavere”, a detta della platea.

Tronfio, pieno di autostima, ti trasformi in Berlusconi e Moratti e fai la tua offerta, che questa volta brucia la concorrenza: hai speso oltre 200 milioni ma per quello che sembra il nuovo Maradona. Almeno per te, perché per gli altri hai costruito “una buona squadra, ma non da vincere il campionato…”. La notte è fonda, i pensieri ti rimbalzano come palle matte nella testa moltiplicando dubbi e perplessità. Ormai è fatta. La carica emotiva pian piano sgorga via e le pacche sulle spalle prendono il posto delle occhiatacce di poco prima: l’asta del fantacalcio volge al termine ma la passione per questa ‘malattia’ proprio non ne vuole sapere di andare a dormire.

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