Acqua azzurra, acqua chiara? - inchiesta/2

90 milioni e 10 anni di propaganda, ma il Molisano centrale non ci salva dall’acqua di lago. Con l’incognita del cambiamento climatico

L’acqua di sorgente fino alla costa potrebbe non bastare, per stessa ammissione dei vertici di Molise Acque. Possibili d’estate integrazioni dalla diga, nonostante le tante dichiarazioni disattese di questi anni per un’opera che ha visto aumentare a dismisura i costi fra intoppi burocratici, rimpalli istituzionali e frane sul percorso. E infine il problema degli sprechi, che riguarda tutti. E il rebus della siccità.

Se un progetto pensato nel 1980 viene portato a termine nel 2020, siamo sicuri che mantenga la stessa efficacia? E siamo certi che mantenga la stessa garanzia di durata nel tempo, considerati gli anni trascorsi?

Domande legittime quando si pensa all’arrivo imminente in Basso Molise dell’acqua delle sorgenti matesine per effetto dell’attivazione dell’acquedotto Molisano centrale. Finalmente, si dirà da un lato. Ma basterà davvero? Ci si chiede dall’altro.

IL DUBBIO SULLA RISERVA NEVOSA

Perché in 40 anni non solo il Molise o l’Italia sono cambiati. È un mondo diverso quello di oggi. Soprattutto è un clima diverso. Cosa c’entra? Molto semplice: Molisano Centrale e Liscione alla lunga potrebbero dover convivere, dato che non c’è alcuna garanzia che dalle sorgenti matesine arrivi acqua a sufficienza ogni anno, a tempo indeterminato.

“Probabilmente potrà anche non bastare la risorsa idrica dal Matese, dove siamo sempre legati alle precipitazioni nevose, non è che abbiamo un volume fisso d’acqua – precisa Giuseppe Santone, nominato prima commissario di Molise Acque dal governatore Donato Toma e in seguito divenuto il presidente dell’azienda speciale regionale.

“Può essere necessario, in caso di emergenza, tenere l’acqua del Liscione ed erogarla – prosegue -. Chiaramente in quel caso sarà nostra cura comunicarlo alla popolazione”.

Una dichiarazione trasparente che in un certo senso ammette la necessità di dover fare i conti anche con la crisi climatica in atto. È notorio che in tutto il pianeta i ghiacciai si stanno sciogliendo per effetto del riscaldamento globale e che i periodi di siccità stanno aumentando insieme a fenomeni imprevedibili e violenti anche in posti come il nostro, per nulla abituato a quel clima tropicale al quale si sembra andare incontro.

È davanti a queste evidenze che emerge chiaramente il dubbio: la neve che cade sul Matese ogni inverno sarà sufficiente a garantire acqua ogni anno? E soprattutto, per quanto tempo? Ragione per cui il rischio di dover ricorrere ancora all’acqua dell’invaso di Guardialfiera è alto.

LE AMMISSIONI: LA SORGENTE NON ESCLUDE IL LAGO

“Per l’acqua del Liscione saranno fatte delle valutazioni – rivela l’ingegner Carlo Tatti di Molise Acque -. Nel periodo estivo è probabile che qualche integrazione ci sia, ma stiamo pensando a un utilizzo diverso e anche a delle sperimentazioni per trovare nuove tecniche migliorative di potabilizzazione”. Non c’è tuttavia ancora un progetto definito. “Ci stiamo pensando, è da vedere. Ma per l’estate potrebbe servire ancora per usi potabili come integrazione rispetto al Molisano centrale”.

Chissà se c’è anche questo dietro la mancanza pressoché totale di entusiasmo da parte dei bassomolisani davanti alla prospettiva, che per molti è già realtà, di acqua pura dal rubinetto. “Per il Basso Molise un sogno si sta trasformando in realtà, ci sono già dei Comuni serviti. Loro stessi mi dicono che effettivamente hanno notato qualcosa di diverso, a cominciare dall’acqua più fredda rispetto al passato” dice Santone.

Senza contare la qualità, totalmente differente. “È buona, noi la beviamo. L’abbiamo fatta analizzare e all’inizio c’era un po’ di residuo ferroso che poi è sparito” riferisce un amministratore locale.

Uno dei dubbi è infatti non tanto sulla purezza dell’acqua matesina, quanto su serbatoi e condotte. “Facciamo ripulire i serbatoi, sia quelli che nuovi che quelli vecchi. Chiaramente non lo facciamo d’estate quando c’è più domanda, e poi sulle condotte dipende dai singoli Comuni” precisa Santone.

Restano però dei dubbi fra la popolazione. “C’è stato scetticismo all’inizio, forse in passato si sono dette tante cose e quando sono state fatte è prevalsa la diffidenza”. Certo, c’è anche questo aspetto. Ed è legittimo: i bassomolisani sentono annunciare l’imminente arrivo dell’acqua sorgiva da oltre un decennio e adesso che ce l’hanno faticano a crederci. È un po’ la storia di ‘Al lupo al lupo’. Il web ha il vantaggio di essere un immenso archivio e basta spulciarlo con perizia per imbattersi in dichiarazioni politiche che lette oggi strappano un sorriso pieno di amarezza.

10 ANNI DI SPOT E ANNUNCI ELETTORALI

Nel gennaio 2011, per esempio, l’allora presidente di Molise Acque Stefano Sabatini intratteneva i giornalisti in conferenza stampa regalando un titolo come ‘dal 2012 acqua di sorgente’. Per altro nello stesso resoconto i tecnici incaricati ammonivano sull’effettiva capacità dell’opera che d’estate poteva non bastare per tutti e ipotizzavano “un’integrazione dal Liscione per i comuni costieri”.

C’è da dire che negli anni, chi ha condotto Molise Acque si è lasciato andare a frasi entusiastiche puntualmente smentite dalla realtà, che oggi sono annunci trionfalistici di propaganda politica, a dimostrazione che il Molisano centrale è stato il ponte sullo stretto di Messina del Molise, il miraggio sul quale si sono costruite anche le campagne elettorali.

Sul sito istituzionale della Regione Molise si legge ancora oggi della “ampia soddisfazione espressa dal Commissario straordinario dell’Azienda Speciale Regionale ‘Molise Acque’, Michele Picciano, per l’inserimento nel Pacchetto infrastrutture varato dalla Giunta regionale del Molise dei lavori riguardanti l’Acquedotto Molisano Centrale per uno stanziamento di 5 milioni e 412 mila euro. Il finanziamento servirà per la conclusione, e quindi la piena e definitiva operatività, dell’Acquedotto Molisano Centrale, che porterà acqua di sorgente ai Comuni della fascia costiera”.

La nota stampa reca la data del luglio 2012, e all’epoca Michele Picciano era a capo di Molise Acque per volere del governatore Michele Iorio, dopo aver già ricoperto il ruolo di presidente del Consiglio regionale del Molise.

“Non appena sarà perfezionato l’iter procedurale del provvedimento – affermava Picciano – metteremo subito in moto i meccanismi necessari per addivenire in tempi brevi alla definizione del completamento dell’opera, che garantirà acqua potabile direttamente dalle sorgenti matesine a 11 Comuni della fascia costiera (Guardialfiera, Larino, San Martino in Pensilis, Ururi, Portocannone, Campomarino, Termoli, San Giacomo degli Schiavoni, Guglionesi, Petacciato e Montenero di Bisaccia), che oggi usufruiscono di acqua potabilizzata della Diga di Ponte Liscione”. Sono trascorsi sette anni e il traguardo non si vede ancora.

RITARDI TRA BUROCRAZIA, MAGISTRATURA E FRANE

È vero, di mezzo è successo di tutto. Lavori assegnati e non iniziati, ricorsi al Tar, varianti che hanno modificato sostanzialmente il progetto, frane a ripetizione perché il Molise, si sa, è un territorio che dal punto di vista orografico è particolare e realizzare delle opere sotterranee non è semplice. Però la politica ci ha messo del suo, fra rimpalli di responsabilità, confusione istituzionale, interrogazioni parlamentari e tanti altri intoppi che hanno rallentato l’avvio dell’erogazione di flusso idrico dal Matese.

Chi c’è adesso, a capo di Molise Acque, rivendica il lavoro svolto. “Non posso rispondere sui tempi precedenti – replica Santone -. L’opera ci è stata consegnata il 21 maggio e noi il 17 giugno abbiamo iniziato questo percorso, grazie al quale già diversi Comuni sono serviti. Il 9 agosto c’è stata una nuova consegna per le condotte su Termoli, speriamo quanto prima di poter dare notizia dell’erogazione per la città di Termoli. Ho sempre preferito fare prima le cose e poi comunicarle. Io sono sereno per quello che si è fatto e orgoglioso del personale di Molise Acque. Adesso la popolazione deve solo godere di quello che c’è”.

A dargli merito c’è chi, come il sindaco di San Martino, ha visto nell’acqua del Matese un’àncora di salvezza in un’estate che era iniziata piena di crisi idriche. “Da quando è arrivata l’acqua del Molisano centrale non abbiamo più avuto problemi. Penso vada riconosciuto quanto fatto da chi ha lavorato bene in questi mesi a Molise Acque”.

Prima sarebbe bastata forse un po’ più di sobrietà e magari di prudenza. Come non ricordare la cerimonia in pompa magna con cui il presidente Donato Toma e l’assessore Vincenzo Niro inaugurarono i locali del serbatoio di Molise Acque, realizzato in contrada Difesa Grande a Termoli nell’agosto 2018?

Alla politica delle parole – dichiarò il governatore – abbiamo fatto seguire quella dei fatti. Ne stiamo dando prova tutti i giorni con il nostro operato, con i problemi che affrontiamo e riusciamo a risolvere nell’esclusivo interesse dei molisani. L’Acquedotto molisano centrale si inserisce in un contesto amministrativo fatto di concretezza e operatività, all’interno del quale la Giunta regionale si è mossa nei primi cento giorni di governo”. Oggi i giorni di governo sono ben più di cinquecento, ma il Molisano centrale non ha fine né l’avrà fra pochi mesi.

90 MILIONI DI EURO PER LAVORI E IMPREVISTI

E che dire dei costi? L’acquedotto sarebbe dovuto costare 55 milioni di euro, poi modificati in corso d’opera in 82 anche a causa della nota variante per il serbatoio di Petacciato marina. Ma in realtà il conto totale arriva a sfiorare quota 89 milioni, dei quali quasi 3,5 di danni e imprevisti, oltre 3 milioni di espropri, mentre i lavori veri e propri sono costati in tutto circa 60 milioni. Il tutto per un’opera che va accolta con soddisfazione, ma che potrebbe non essere sufficiente.

Perché poi c’è di mezzo il problema annoso degli sprechi. Praticamente tutti i Comuni del Basso Molise soffrono di una dispersione interna alle reti comunali, oltre che di allacci illeciti in tante campagne. San Martino in Pensilis è uno di quei paesi che soffre di più del fenomeno della dispersione idrica. “Ma quest’estate abbiamo realizzato circa 40 interventi di manutenzione, riuscendo a recuperare fra il 10 e il 15 per cento del flusso in entrata” confida il primo cittadino Gianni Di Matteo.

Reti obsolete e strumentazioni figlie più del boom economico degli anni Sessanta che dell’era della digitalizzazione fanno il resto. Probabilmente una volta terminato il Molisano Centrale, si dovrebbe pensare a una grande opera di modernizzazione delle varie reti, così da evitare di sprecare l’oro blu, quell’acqua che sta sempre più diventando non solo bene primario ma anche risorsa fondamentale e che nei prossimi anni, proprio a causa del riscaldamento globale, potrebbe influenzare ancor di più le scelte politiche mondiali.

I CONSUMI E GLI SPRECHI

Oggi i consumi d’acqua rispecchiano sostanzialmente il volume dell’erogazione garantita. “D’inverno consumiamo mediamente 14 litri al secondo, mentre d’estate siamo sui 22-23 litri al secondo, con picchi di 29” afferma il sindaco di Petacciato Roberto Di Pardo. “L’erogazione è sullo stesso livello. Col Molisano Centrale contiamo di averne di più, perché si sa che il grosso problema dell’acqua che arriva dal Liscione sta nel pompaggio, più che nella capacità”.

Consapevole che dovrà attendere quasi un anno per avere l’acqua matesina nelle case del suo paese, il sindaco ricorda che “ci sono stati molti problemi dovuti all’ubicazione del serbatoio ma finalmente sono stati risolti”.

Il Molise, che d’acqua è ricco, dovrebbe improntare le proprie scelte future proprio nella conservazione e nell’utilizzo senza sprechi di questa grande risorsa. La costruzione dell’acquedotto Molisano centrale, a breve attivo anche a Termoli e dintorni, va in questo senso. Allo stesso tempo non si può non stigmatizzare il ritardo accumulato in questi anni, che ha portato Petacciato e Montenero a dover attendere almeno fino all’estate 2020.

SULL’ORO BLU CI GIOCHIAMO IL FUTURO

Mentre il mondo cambia e la preservazione idrica inizia a diventare una necessità, purtroppo la nostra regione continua a vivere di continue emergenze, come quella di questi primi giorni di settembre in cui Molise Acque ha temporaneamente fuori uso qualsiasi forma di approvvigionamento per il Basso Molise.

In tutto questo, non sono sollevati da ogni responsabilità i cittadini. Innanzitutto perché siamo tutti troppo abituati a sprecare acqua pensando che sia infinita, che sia quando ci laviamo i denti o quando laviamo la macchina. Secondo perché nelle campagne si fa spesso un uso indiscriminato delle riserve idriche, innaffiando in maniera automatizzata persino nei giorni in cui la terra è già bagnata. Poi per via degli allacci illegali, ancora molto diffusi soprattutto nelle campagne. E infine a causa delle pessime reti idriche comunali cui si accennava in precedenza.

Prima ancora di capire se, quanti e quali benefici porterà l’acquedotto Molisano centrale e quanto potrebbe cambiare le nostre vite, occorrerebbe da parte di tutti un serio esame di coscienza su quanto viene ritenuta scontata una risorsa che invece non lo è. La prima domanda da porci è forse proprio quanta acqua ci occorre per vivere bene, prima che questo diventi un problema reale della vita quotidiana.

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