La classe non è qua

Da Costanzo a Belen, Pio e Amedeo non risparmiano nessuno: due ore e mezzo di risate in un Teatro verde stracolmo fotogallery

Un po’ Totò e Peppino, un po’ Zalone: Pio e Amedeo vestono i panni di due uomini semplici, ‘finti acculturati’ (anche se i due lo sono) ma gente del popolo che trascinano il pubblico del Teatro Verde in un vortice di comicità e divertimento.

Due ore e mezzo di risate, con un’alternanza di canzoni e battute che hanno sfidato il tempo e lo spazio: Pio e Amedeo salgono sul palco del Teatro Verde e lo dominano completamente. Accompagnati dall’orchestra, con cui il duo scherza ed interagisce, lo spettacolo tragicomico trascina il pubblico che, seppur nervoso dal ritardo causato dalla pioggia e dalle successive operazione di ripristino della strumentazione, non resta deluso.

E così dopo le lamentele iniziali a causa dei posti riservati, “fin troppi” a giudicare dai commenti, ed i fischi che hanno accompagnato le scuse della produzione per il ritardo, poco dopo le 22 Pio e Amedeo fanno la loro comparsa. Ma non sul palco, come si potrebbe pensare, ma tra il pubblico, in una lunga tunica bianca ad accappatoio, senza farsi vedere.

Loro, che sono padroni indiscussi nello stravolgere le regole, hanno scardinato anche le direttive dello show, interagendo a più riprese con il pubblico a cui si sono concessi a suon di selfie e battute: “Voi siete lontani perché avete pagato meno?”, hanno detto ai tanti che sono rimasti in piedi o che si erano sistemati sui gradini. I biglietti sono andati in fumo, per usare una metafora, e nelle ultime 24 ore erano introvabili: si parla di oltre 1700 foglietti strappati, molti di più rispetto ai posti a sedere.

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Pio e Amedeo raccolgono consensi fin dai primissimi minuti, tra gag e prese in giro: due caratteri diversi che riescono a plasmarsi perfettamente nei personaggi, appositamente creati, così diversi e complementari. Ame, come lo chiama Pio, una testa calda che deve sempre dire la sua a discapito “del successo e dei soldi” e Pio, più taciturno e riflessivo che tenta di strappare applausi parlando di scienza, musica e storia “perché anche la cultura è importante”.

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E così, nel tritacarne della loro comicità, finiscono Maurizio Costanzo, Barbara D’Urso, Belen Rodriguez, Alessandro Cecchi Paone e le loro famiglie (quelle del duo foggiano) con aneddoti e battute che fanno risuonare il parco di risate e divertimento. Dai figli, che i due vedono già come coppia, fino alle loro madri che ‘subiscono’ i rimproveri di Pio e Amedeo per l’infanzia a suon di “mazze e panelle fanno li figli belli”, il tutto condito dal dialetto foggiano “perché qui siamo a Termoli, ci capiamo tutti”.

‘La classe non è qua’ non risparmia nessuno, nemmeno gli stessi protagonisti che non perdono occasione per prendersi in giro e sfatare alcuni luoghi comuni, lanciando messaggi di accettazione ed uguaglianza, celati dietro il velo della comicità. Dalle donne che “vogliono i fiori anche quando non è la loro festa”, al razzismo “donne se volete l’orgasmo andate in Nigeria, aiutatevi a casa loro”, passando per loro stessi che sono nati lo stesso giorno e nello stesso ospedale “mamma quanto eri brutto”, fino alle regole del successo “perché se vuoi fare i soldi ti devi stare zitto, devi essere politically correct come Gerry Scotti”.

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Il gran finale, dopo un intrattenimento musicale de ‘I Musicomio’ che hanno presentato la loro canzone, permettendo al duo di cambiarsi, è dedicato alla famiglia. Accappatoio bianco e piedi scalzi, Pio e Amedeo si svestono dei panni di comici ed indossano le vesti di padre, salendo sul palco con i loro figli: Chiara, di una dolcezza stravolgente per Pio e Federico ed Alice, solari e già a loro agio sul palco mentre salutano il pubblico, per Amedeo.

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