Il ricordo e l'avvenire

Un anno fa la morte di Marchionne, dopo di lui sullo stabilimento di Termoli regna l’incertezza

Il 25 luglio 2018 la scomparsa del manager che aveva risollevato il gruppo industriale. Da allora cassa integrazione e poca chiarezza per gli operai di Rivolta del Re

È trascorso esattamente un anno dalla morte di Sergio Marchionne. Il 25 luglio 2018 l’amministratore delegato della Fiat Chrysler Automobiles se ne andava al termine di una breve ma terribile malattia che non gli ha lasciato scampo.

Notizia purtroppo attesa, dato che erano note le condizioni serie di salute del dirigente d’azienda capace di risollevare la Fiat da una crisi che pareva irreversibile. A un anno esatto dall’addio a Marchionne, purtroppo l’avvenire del gruppo automobilistico che ha segnato un’epoca in Italia e che anche a Termoli dà lavoro a migliaia di persone, non è sicuramente roseo.

Il periodo che stiamo vivendo era già incerto da prima della dipartita del manager abruzzese, ma dopo la sua morte è evidente come l’incertezza stia regnando in tutto il gruppo Fca e in particolar modo allo stabilimento di Rivolta del Re a Termoli.

Già dalla fine del 2018 l’azienda ha fatto ampio ricorso alla cassa integrazione mentre all’inizio di quest’anno si sono rincorse voci su un possibile disimpegno in Italia da parte della Fca, adesso guidata dal britannico Mike Manley, vista l’ecotassa voluta dal governo per i veicoli ad alimentazione classica ma inquinante quale il diesel.

Al centro di tutto c’è il processo, ancora poco chiaro, che porterà al passaggio dai veicoli attuali a quelli ibridi ed elettrici. Tuttavia le componenti che vengono realizzate a Termoli non sono ancora adattabili su quel tipo di veicoli e i lavori sulle linee da trasformare non sono ancora stati completati.

Questo porta a un clima di inferiore incertezza anche perché il piano industriale della Fiat Chrysler non è stato mai completamente illustrato, almeno per quanto riguarda lo stabilimento molisano.

Così si continuano a ricevere notizie poco rassicuranti riguardo nuove settimane di cassa integrazione, spostamenti di operai da un reparto all’altro e soprattutto mancanza di garanzie sul piano di investimenti per i motori ibridi che darebbero una spinta decisiva alla ripartenza e alla competitività dello stabilimento della zona industriale di Termoli.

Motori ibridi che secondo i primi annunci avrebbero dovuto vedere la luce a Termoli già nel gennaio 2020, ma il mancato aggiornamento delle linee di produzione molto probabilmente comporterà un ritardo rispetto a quel primo annuncio.

Per questo, mentre con Marchionne si viveva un clima probabilmente più sereno riguardo al futuro, da un anno a questa parte quelle garanzie di stabilità mancano quasi completamente. Molti operai e impiegati ricordano ancora la visita del manager italo canadese nell’aprile 2015, quando percorse i corridoi dello stabilimento di Termoli e pronunciò la famosa frase: “Lavorerete ancora a lungo”.

Quel tempo appare molto lontano e sebbene non ci siano notizie apertamente negative, questo clima di incertezza sicuramente non fa bene alle migliaia di persone che trovano impiego alla Fiat di Termoli.

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