Sanità a picco

Neurochirurgia, l’accordo con Neuromed non basta: in estate per le emergenze si dovrà arrivare a Teramo

Pochi giorni dopo aver rinnovato l'accordo col Neuromed, i vertici Asrem hanno inviato una nota al direttore dell'Asl della città abruzzese per "indirizzare eventuali emergenze neurochirurgiche". Una nota, inoltrata pure al 118, che getta molte ombre anche sul Cardarelli, cuore della rete ospedaliera molisana ma alle prese con una carenza di medici nel periodo estivo. Ma Teramo dista da Campobasso almeno 230 chilometri e probabilmente sarebbe stato il caso di attivare un accordo con l'ospedale Pescara, molto più vicina al Molsie.

Sette giorni dopo il rinnovo della convenzione con il Neuromed per la gestione delle emergenze neurochirurgiche la Asrem chiede aiuto alla sanità abruzzese. E lo fa con una lettera che i vertici dell’azienda sanitaria regionale Gennaro Sosto, Antonio Lucchetti e Antonio Forciniti hanno indirizzato al direttore della Asl di Teramo, l’avvocato Roberto Fagnano, fra l’altro ex direttore generale della Dipartimento salute della Regione Molise all’epoca dell’ex governo guidato da Michele Iorio e durante il commissariamento di Isabella Mastrobuono.

“Si comunica che l’attività operatoria di neurochirurgia in emergenza non può essere più assicurata all’ospedale Cardarelli di Campobasso e pertanto è prevedibile che i pronto soccorso del plessi ospedalieri dell’Asl possono indirizzare eventuali emergenze neurochirurgiche verso l’ospedale di Teramo dove è presente l’unità operativa di neurochirurgia”.

Questo il testo della brevissima nota indirizzata anche al 118: in parole povere, nel caso in cui non ci siano posti letto disponibili al Neuromed o negli altri presidi molisani, l’ambulanza dovrà dirigersi verso Teramo, distante da Campobasso ben 230 chilometri e dunque raggiungibile in almeno due ore percorrendo l’autostrada. E senza nemmeno avere la certezza di un posto letto ‘dedicato’ solo ai pazienti molisani.

Magari sarebbe stato meglio prendere accordi con l’ospedale di Pescara per risparmiare al punto di vista dei tempi e delle distanze. 

Una richiesta necessaria perchè è estate, il personale sanitario va (giustamente) in ferie, c’è carenza di medici pure al Cardarelli e poi, avranno forse pensato all’Asrem, ad agosto i privati non possono sempre garantire le emergenze.

neurochirurgia cardarelli

La notizia comunque ha avuto l’effetto di un terremoto per i molisani: l’ospedale Cardarelli è stato definito ‘centro Hub’, ossia cuore della rete ospedaliera molisana. Un Dea di primo livello che nel corso degli anni è stato progressivamente smantellato perdendo personale sanitario (la carenza di medici e infermieri si sta facendo sentire anche qui, come vi abbiamo raccontato qualche giorno fa) e quei reparti (Neurochirurgia e Cardiologia, ad esempio), le cui prestazioni sono state affidate ai privati. O almeno così dovrebbe essere.

Il Neuromed, ad esempio, ogni anno – stando alle informazioni riferite dagli addetti ai lavori – riceve un finanziamento da 4 milioni di euro proprio per garantire le prestazioni sanitarie solo in favore dei molisani. Altri 20 milioni arrivano dalla mobilità attività, ossia dal fatto di attrarre cittadini dalle regioni vicine, Lazio e Campania in primis.

Inoltre il Cardarelli ospiterà a breve anche la stroke unit, per la cui realizzazione si sta lavorando al terzo piano dell’edificio di contrada Tappino, laddove prima trovava il reparto di geriatria.

La lettera – che sembra una richiesta di aiuto lanciata alla sanità abruzzese – apre una serie di punti interrogativi sulla rapidità di risposta in caso di malattie tempodipendenti come gli ictus e sull’efficacia della rete dell’emergenza-urgenza. Del resto di casi che hanno scosso la pubblica opinione se ne sono registrati diversi di recente.

Particolarmente eclatante quello che successe a Larino l’anno scorso quando un uomo di 47 anni, Michele Cesaride, fu costretto ad un drammatico ‘tour’ trovare un posto letto: era stato colpito da una emorragia cerebrale. L’uomo poi finito all’ospedale di San Giovanni Rotondo dove morì il giorno dopo.

Caso simile qualche mese dopo. Lo scorso ottobre non trovò un posto letto negli ospedali molisani neppure un pensionato di Macchiagodena, investito in un parcheggio. Morì alla fine di cinque giorni di agonia. Era stato portato al Veneziale di Isernia, poi trasferito al nosocomio di Teramo. Lo stesso che ora dovrebbe tenere le ‘porte aperte’ ai pazienti molisani che hanno bisogno di una operazione di Neurochirurgia.

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