Dopo stop ai parti a termoli

Reazioni a catena: l’Ostetricia del Cardarelli rischia di “scoppiare”. E a Vasto per la visita di un ginecologo servono mesi

Forte preoccupazione nel reparto neonatale di Campobasso per il possibile sovraffollamento di partorienti dal BassoMolise in una condizione già difficile e anche qui con pochissimi medici, che hanno iniziato a pianificare i cesarei per evitare il rischio di far scoppiare l'Unità operativa. Intanto a Vasto servono mesi per avere specialistica pre parto tramite servizio sanitario nazionale: le donne che devono farsi visitare da un ginecologo dell'ospedale devono farlo in via privata.

L’annunciata chiusura del Punto nascita dell’ospedale San Timoteo di Termoli, che ufficialmente avverrà il prossimo 7 luglio, ha avuto già le prime ripercussioni anche sul Cardarelli di Campobasso. Nella Unità Operativa di Ostetricia del capoluogo, alle prese da anni con una carenza di personale medico e infermieristico, si respira un clima di grande preoccupazione. Proprio in queste ore si stanno facendo i conti col possibile arrivo di pazienti dal Basso Molise, tanto che si parla di necessaria riorganizzazione del reparto. I ginecologi e gli infermieri non nascondono la speranza che le future madri del Basso Molise possano rivolgersi, come in effetti è più probabile faranno, agli ospedali di Foggia e Vasto, anche per una questione di comodità e vicinanza.

D’altronde i limiti di velocità sulla Bifernina, i semafori e i lavori in corso di queste settimane stanno scoraggiando anche le poche temerarie che da Termoli e hinterland vorrebbero recarsi nel primo ospedale regionale per mettere al mondo i figli. Al Cardarelli si avverte una certa ansia per quello che potrebbe venire nei prossimi giorni: l’argomento è sulla bocca di tutti perché si teme che il reparto possa “scoppiare”. Gli stessi medici stano pensando di pianificare i cesarei, proprio per evitare il possibile sovraffollamento in un reparto delicatissimo, dove si lavora già in condizioni difficili.

E questo accade mentre da Termoli il medico e sindacalista Giancarlo Totaro lancia un ulteriore allarme. “Per avere una visita di controllo a Vasto da un ostetrico-ginecologo tramite la mutua, quindi il servizio sanitario nazionale, occorrono mesi. Le donne – dice Totaro – dovranno farsi seguire necessariamente a pagamento se vogliono una visita prima di partorire nell’ospedale di Vasto”.

In realtà a Termoli continuerà a funzionare l’unità operativa di Ostetricia e Ginecologia, come ha già spiegato il primario facente funzione Bernardino Molinari. Le donne che intendono sottoporsi a visite pre e post parto potranno farlo, ma è altamente plausibile, alla luce di una prassi consolidata nelle gravidanze, che molte partorienti decideranno di farsi seguire dallo stesso ginecologo che metterà al mondo il bambino, scegliendo di conseguenza di rivolgersi anche per le visite specialistiche all’ospedale della cittadina abruzzese. Ma dovranno farlo in via privata, proprio per i tempi lunghissimi tramite prenotazioni nello sportello del pubblico servizio. Tanto che Totaro invoca l’interessamento della Procura della Repubblica di Larino ipotizzando una interruzione di pubblico servizio.

In una giornata segnata dalle polemiche e, ancora una volta, dalle accuse interne alla politica sulla responsabilità della chiusura del Punto nascita, intervengono anche i portavoce Greco e Fontana del MoVimento 5 stelle, difendendo l’operato del Ministro Grillo e rimarcando che a causare la chiusura è stata anche proprio la “mobilità”. A Vasto, dati alla mano, hanno partorito 230 mamme del Basso Molise nel corso del 2018, “di cui 182 termolesi. Questi dati rendono chiaro a tutti che il Punto Nascita di Termoli non è sicuro. Dovrebbe avere in organico 8 ginecologi e ne ha solo tre, non ha una sala operatoria nel reparto, non ha anestesisti fissi e non è disponibile il servizio di trasporto per emergenza neonatale”.

Insomma, una conferma – dicono gli esponenti pentastellati – che “non è possibile avere alcun tipo di deroga rispetto al tetto di 500 parti annui, che sarà presso portato a 1000, proprio per la mancanza  di determinati standard di sicurezza”.

 

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