Termoli

Migranti: liberi di partire e liberi di restare. Monsignor Galantino: “L’identità si arricchisce con l’incontro”

Ancora un momento di riflessione autentico sull'accoglienza dei migranti con un convegno organizzato dalla Caritas che ha presentato il progetto 'Liberi di partire, liberi di restare' lanciato dalla CEI e a cui la Diocesi ha deciso di aderire. Ospite d'eccezione monsignor Nunzio Galantino

Una nuova cultura, ispirata non semplicemente all’accoglienza bensì all’incontro – reale – con l’altro. Ridandogli un nome, un volto, una storia. Si è parlato di questo nell’incontro di ieri, 28 giugno, nell’ex seminario in piazza Sant’Antonio a Termoli. Con un ospite d’eccezione: monsignor Nunzio Galantino, Presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica e già Segretario della Conferenza Episcopale Italiana. Un ritorno per lui nella città molisana, accolto con grande apprezzamento dal Vescovo della Diocesi di Termoli-Larino, monsignor Gianfranco De Luca, anche lui presente al convegno.

Ancora un evento che si inserisce nel ricco ciclo di iniziative per la Giornata mondiale del Rifugiato 2019 che ha visto la Caritas diocesana impegnata in prima linea accanto a tante realtà sociali del territorio. Clou dell’incontro di ieri è stata la presentazione della campagna ‘Liberi di partire, liberi di restare’, opera segno della Chiesa italiana cui la Caritas di Termoli ha convintamente deciso di aderire. Il perché lo ha spiegato la direttrice della Caritas diocesana, suor Lidia Gatti. “L’attenzione verso i migranti si è ampliata sempre più negli anni ed è anche una preoccupazione di Caritas che da tempo se ne occupa”.

Monsignor Nunzio Galantino

Monsignor Galantino ha sottolineato come la Chiesa celebri da ben 105 anni la Giornata del Rifugiato, benchè oggi risuonino le parole di Papa Francesco che più volte richiama questo tema nei suoi discorsi. Per il relatore oggi è sempre più difficile parlare di questi temi in quello che sembra un “chiassoso stadio” in cui si fronteggiano due tifoserie contrapposte che però rinunciano a fermarsi a ragionare su questi temi. “Il tema della mobilità umana va oltre”. C’è un’altra espressione del Pontefice che Galantino ha richiamato più volte nel suo discorso ed è ‘Chiesa in uscita’. “Sono parole che non devono restare slogan ma devono responsabilizzarci”. Qui l’invito è rivolto anche alla Chiesa stessa a farsi “comunità che si mette in cammino, sulla strada per guardare chi e cosa c’è”. Una Chiesa che esca dunque dai ‘recinti sacri’ e dalla propria autoreferenzialità per incontrare l’altro e le ‘periferie esistenziali’ che sono intorno a noi.

“Dobbiamo imparare a conoscere il nostro contesto socio-culturale, non possiamo ignorarlo”. E vale per tutti, perché il problema nasce dalla “mancanza di conoscenza e dall’incapacità di incontrare gli occhi e le storie di chi migra”. Molto semplice indignarsi di fronte alla foto di un bambino morto, ma non basta, sembra dire Galantino. “Il nemico della Chiesa in uscita è questo desiderio di preservare la nostra identità e di alzare barricate per farlo”. Ma l’identità – ha spiegato il monsignore – deve essere dinamica ed è proprio l’incontro con l’altro che la arricchisce.

Un intervento “incisivo e coraggioso” – così lo ha definito il giornalista Fabrizio Occhionero, moderatore del dibattito -, capace di suscitare ai tanti astanti presenti all’incontro nuovi e indifferibili interrogativi sul ‘cosa’ ognuno di noi può fare.

La parola è poi andata a chi, da anni, si occupa del tema sul nostro territorio, Gianni Pinto della Caritas che è entrato nel merito del progetto ‘Liberi di partire, liberi di restare’ che prenderà il via a luglio. Un progetto che si rivolge ai migranti che non hanno la fortuna di entrare in un programma di accoglienza strutturato – come quello Sprar gestito dalla stessa Caritas – e che dunque rischiano di essere confinati nell’invisibilità. “E con l’inasprimento della recente legislazione – ha sottolineato Pinti – il rischio dello scivolamento verso questa condizione è ancora maggiore”.

Il progetto – che prevede una ampia rete di collaborazioni sul territorio – è rivolto sì ai migranti ma anche ai tanti italiani che si rivolgono agli sportelli di Caritas e, in definitiva, all’intera comunità. Il tema dell’incontro è centrale nell’economia del progetto così come in tutte le attività dell’istituto.

“L’integrazione non è una strada a senso unico (il migrante che si ‘italianizza’) ma un percorso che modifica entrambe le parti”, ha affermato Pinto riallacciandosi alle parole dell’ospite. L’incontro reale con queste persone fa molto di più dei convegni, delle conferenze, della visione di film sul tema – ha spiegato Pinto – ed è per questo che il progetto promuove l’integrazione attraverso attività di alfabetizzazione, percorsi per formare alla mediazione linguistica, corsi di formazione professionalizzanti oltre al supporto in tema di diritti di cittadinanza che verrà garantito attraverso lo sportello di orientamento legale già attivo presso i locali Caritas grazie alla collaborazione con l’associazione Konsumer. Il progetto è reso possibile inoltre grazie al supporto di due comunità parrocchiali: quella del Monte Carmelo di Termoli e quella di Santa Maria delle Grazie di Ururi.

L’obiettivo ultimo è quello di promuovere uno sviluppo umano integrale, troppo spesso negato alle persone che scappano da morte certa e che hanno il diritto – umano – di essere soggetti attivi della propria ‘nuova’ vita.

 

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