Punto nascita chiuso

Ma la politica dov’era? Ora c’è il rischio di fare la guerra tra poveri. Dubbi e pensieri di 3 donne elette

Annaelsa Tartaglione, deputata, Patrizia Manzo e Filomena Calenda, consigliere di minoranza e maggioranza: tre riflessioni sulla chiusura del reparto neonatale del San Timoteo, tra dubbi, interrogativi, rabbia, determinazione.

Non è facile, per nessuno, entrare nel dibattito aperto sulla chiusura del Punto Nascite del San Timoteo. L’errore che però si dovrebbe evitare, in questo contesto tanto fragile, con un ospedale da dover difendere da ulteriori tagli, è partire con la caccia alle streghe, nel disperato tentativo di cercare colpevoli da crocifiggere davanti al popolo urlante e assetato di giustizia. Inutile oltre che rischioso, visto le responsabilità non sono appannaggio di qualcuno in particolare ma affondano in decenni di lassismo, indifferenza, opportunismi elettorali e interessi di lobby (anche quelle dei medici e dei primari).

Il pericolo è che ora la chiusura del Punto Nascita – annunciata da tempo – diventi il pretesto per intraprendere una guerra senza quartiere tra politica e struttura commissariale, tra Basso e Alto Molise, tra governatore della Regione e tecnici, tra consiglieri regionali e parlamentari, tra parlamentari e ministri. La notizia, che ha avuto finora l’effetto di aprire un varco nelle assopite coscienze collettive, dovrebbe essere recuperata almeno sotto il profilo della sua utilità: far acquistare consapevolezza sul rischio molto concreto di veder smantellata l’assistenza sanitaria sul territorio. Un rischio che tutti corriamo, indipendentemente dal ruolo presente e passato.

Lunedì mattina, 1° luglio, a Termoli ci sarà una manifestazione di protesta. Tardiva, probabilmente inutile a livello strategico visto che la decisione è stata presa e non si torna indietro, ma importante come occasione di crescita comune, per ritrovarsi uniti senza bandiere di partito né connotazioni politiche. Questo, almeno, negli obiettivi degli organizzatori.

Sempre lunedì ci sarà il confronto tra i sindaci del BassoMolise e la delegazione parlamentare. Si attende di conoscere soprattutto la posizione dei deputati e dei senatori del M5S, che finora sono rimasti molto ai margini del dibattito.

Annaelsa Tartaglione, deputata di Forza Italia (che al Governo è all’opposizione) sceglie una linea moderata, mette da parte la polemica e si appella alla unità del territorio nella speranza di difendere i presidi ospedalieri. “La chiusura del punto nascita al San Timoteo di Termoli è un fallimento che ha responsabilità politiche ben evidenti, anche se in queste ore c’è chi si affanna a nascondersi o peggio ancora a confondere maldestramente le carte.

Ci sarà tutto il tempo per fare luce sulla vicenda, adesso però le priorità sono ovviamente altre: salvare quello che rimane dei nostri ospedali e difendere insieme il nostro diritto alla salute.

Sulla questione relativa al San Timoteo, sto valutando le iniziative da mettere presto in campo – per quello che concerne le mie possibilità – e invito ufficialmente rappresentanti istituzionali di ogni livello e appartenenza a collaborare, per agire in modo davvero efficace a tutela del Molise, che non può essere considerata una regione di serie B!

In questi giorni sarò in Bassomolise, prima per parlare con i medici e la struttura dell’ospedale termolese e poi per intensificare gli incontri con amministratori, cittadini e comitati della zona e studiare tutte le soluzioni possibili.
Lunedì è in programma il vertice con i sindaci e in tal senso confido molto nella presenza e nello spirito di collaborazione di tutta la delegazione parlamentare. Entro e non oltre la prossima settimana chiederemo risposte certe al ministro della Salute Giulia Grillo. Non escludo che la stessa esponente del governo possa essere invitata ad illustrare con chiarezza in aula quali siano le intenzioni dell’esecutivo nazionale in materia di sanità molisana. Io sono pronta, da cittadina di questa terra, a fare fino in fondo la mia parte! E credo anche voi non mancherete, per il bene e il futuro della nostra terra e dei nostri i figli”.


Patrizia Manzo, la consigliera regionale del 5 Stelle che ha avuto un vero e proprio record di preferenze, vicepresidente del Consiglio regionale, pone una serie di quesiti e riflessioni importanti: “In 6 lunghi anni ho imparato che il tecnico parla da tecnico ma il politico deve indirizzare, programmare, occuparsi della cosa pubblica anche facendo sintesi tra diversi indirizzi politici e confrontarsi coi cittadini. Tutto ciò purtroppo non è accaduto per il punto di nascita di Termoli, ovvero il tecnico è stato fin troppo bravo ma la politica dov’era?

Nel verbale del tavolo tecnico di aprile 2019, che io ho ottenuto circa due settimane fa, si legge che per il punto nascita di Termoli se ne sarebbe discusso nel nuovo programma operativo 2019/2021. Ma si evidenzia anche che nella riunione del 20 novembre 2018 Tavolo e Comitato Percorso Nascita nazionale avevano rappresentato che in relazione alla richiesta di parere di deroga alla chiusura del punto nascita di Isernia, il Comitato nella riunione del 9 ottobre formulò parere favorevole prescrivendo la chiusura del punto nascita di Termoli.

Le criticità segnalate dal ministero, sono il frutto della disorganizzazione e cattiva gestione del sistema operativo. Non sono nate oggi ma sicuramente erano già state individuate negli anni scorsi. Perché non si sono voluti programmare interventi al fine di risolvere le criticità emerse oggi ma già a conoscenza ad ottobre 2018 se non prima?

Quanti sapevano del rischio chiusura? Chi non è intervenuto per provare a dimostrare che quel trend si poteva invertire in una struttura situata nell’unico comune molisano che mostra una popolazione tendenzialmente in crescita, in un territorio dove ci sono circa 700 nascite ma solo la metà registrata nel punto nascita di Termoli?
Dove andiamo noi donne a partorire? A Vasto? A San Giovanni? Dove sono i contratti di confine?
Perché ginecologi conosciuti e apprezzati in Basso Molise operano su Vasto?

La cosa che trovo drammaticamente grave è che la mancanza degli standard di sicurezza a questo punto non c’erano da quando, da ottobre 2018? Quante le nascite in questo periodo senza sicurezza?
I quesiti sono tanti, la rabbia è tanta! Tra i colpevoli mi ci metto anche io ma chi sapeva ha taciuto.
Una riorganizzazione ospedaliera non può cadere sulle teste dei cittadini senza un percorso condiviso, ragionato, contestualizzato e senza una preventiva informazione, senza un percorso maturo che faccia comprendere a noi tutti che esiste un diritto all’assistenza sanitaria ma che quel diritto dev’essere garantito da cure appropriate e che mettano al primo posto la sicurezza del cittadino e la qualità dell’assistenza.


Filomena Calenda, consigliera regionale anche lei ma di maggioranza, Presidente della IV Commissione Consiliare Permanente, ammette il fallimento della politica ma se la prende in particolare col ministro Giulia Grillo: “La chiusura del Punto Nascite della città di Termoli è l’anticamera di quello che accadrà nella nostra regione se non ci sarà subito una levata di scudi generali, che parta dai rappresentanti delle istituzioni e che coinvolga ogni singolo cittadino. Una terra dove è vietato nascere non può avere futuro. I segnali che provengono da Roma sono tutt’altro che incoraggianti, vedasi il recente ridimensionamento che sta investendo anche i presidi ospedalieri di Isernia e Agnone. Il governo del cambiamento in poco più di un anno si è tramutato nel governo del fallimento.

Trovo di una gravità unica, inoltre, le dichiarazioni del ministro della Salute, Giulia Grillo, circa la necessità di salvare soltanto uno tra i reparti neonatali di Termoli e quello di Isernia. Scelta poi caduta su quest’ultimo grazie anche alla mobilitazione di questi ultimi anni e a una strategia vincente, che ha portato a un incremento delle nascite (superiori alle 500 annue). Un ragionare secondo una logica del “mors tua vita mea” che mira a innescare dissidi e campanilismi tra i molisani, che ora più che mai, invece, devono restare compatti e uniti. Le considerazioni da fare sono altre. Perché, ad esempio, in Basso Molise ci si è mossi solo all’ultimo momento, perché tante donne hanno deciso di partorire fuori regione, in particolare presso l’ospedale di Vasto? Anche in questo caso, sulla scorta di quanto accaduto a Isernia, la politica poteva e doveva impegnarsi di più, facendo del Punto nascite del San Timoteo un reparto di riferimento non solo per i comuni limitrofi, ma anche per le neomamme abruzzesi e pugliesi. I tecnici romani non tengono conto delle peculiarità del nostro territorio, delle condizioni delle strade, molte delle quali ridotte a poco più di una mulattiera. Ci diano allora i fondi per realizzare arterie veloci, soprattutto per far fronte al problema delle malattie tempo dipendenti.  Non serve prendersela con i commissari, che sono solo degli esecutori di ordini; la vera battaglia si gioca in Parlamento dove, purtroppo, la maggior parte dei nostri rappresentanti dimostrano una totale condiscendenza rispetto a dei provvedimenti che stanno distruggendo il nostro Molise”.

 

leggi anche
Termoli
Chiusura Punto Nascite, consiglio diocesano Azione Cattolica: “Lavorare per riaprirlo”