Termoli

La tratta di esseri umani, business illegale più redditizio d’Europa: “Le nuove schiavitù intorno a noi”

Con il convegno 'Mai più schiave nè schiavi' ha preso il via il ciclo di iniziative per la Giornata mondiale del Rifugiato organizzato dalla Caritas diocesana in collaborazione con diverse realtà associative locali

Un convegno per non chiudere gli occhi su un fenomeno che è anche attorno a noi, quello della tratta degli esseri umani. Donne e uomini che finiscono nella rete di trafficanti e a cui viene tolto il bene più prezioso: quello della libertà.

Si è parlato di questo nella Giornata mondiale, indetta dall’Onu, del Rifugiato e che è stata celebrata ieri, 20 giugno, a Termoli (nella sala consiliare del Comune) con un convegno organizzato dall’Istituto ‘Gesù e Maria’. Caritas dunque in prima linea insieme a un nutrito gruppo di associazioni del sociale che partecipa attivamente alla serie di iniziative (il convegno era solo la prima di esse) che si svolgeranno fino al 29 giugno per sensibilizzare i cittadini, attraverso momenti di confronto ma anche con eventi artistici, sulle condizioni di migranti e rifugiati.

Convegno Caritas Tratta

A dare il la al pomeriggio di riflessione sul tema è stata la lettura di un brano tratto da ‘Il coraggio della libertà’ con cui si è data voce allo straziante vissuto di una donna nigeriana che ha scelto di raccontare l’esperienza della prostituzione coatta di cui anche lei è caduta vittima. Il volume è della giornalista Anna Pozzi (ospite del convegno) che si occupa da anni del tema collaborando anche con la Caritas per progetti di integrazione delle vittime.

Convegno Caritas Tratta

A spiegare poi, dati alla mano, il fenomeno della tratta ci ha pensato l’autrice del testo, Anna Pozzi, principale relatrice del convegno ‘Mai più schiave né schiavi’ cui hanno preso parte anche suor Lidia Gatti, direttrice della Caritas Diocesana di Termoli-Larino, don Claudio Barboni, che fa parte di Migrantes regionale e diocesana di Cerignola, e gli operatori molisani Flavia Posa (On the road) e Davide Di Rado (F.a.c.e.d. e On the road).

La tratta – ha spiegato la giornalista Pozzi – è un fenomeno globale: coinvolge 40 milioni di persone al mondo (il 72% sono donne e bambini) e nessun Paese ne è immune, Italia compresa.

I nuovi schiavi di oggi sono per la gran parte migranti che hanno lasciato le loro case e che si ritrovano vittime delle reti dei trafficanti, vere e proprie mafie, potentissime, che dapprima organizzano i viaggi e poi lo sfruttamento. Le finalità di quest’ultimo sono in particolare due, la prostituzione coatta e il lavoro forzato. Ma a queste se ne aggiungono anche altre “più sofisticate” come il reclutamento dei bambini per finalità terroristiche, i matrimoni forzati, l’accattonaggio, le gravidanze surrogate commerciali, il traffico di organi e le adozioni illegali. A legarle c’è uno spaventoso filo rosso, quello di rendere l’essere umano mera merce da far fruttare per ottenere denaro.

La tratta è infatti “tra i business illegali più redditizi, il più redditizio in Europa dove frutta circa 6 miliardi di euro l’anno”. Ed è un fenomeno che si intreccia con l’immigrazione perché tra 70 milioni di profughi e sfollati nel mondo del 2018 (la cifra più alta dal dopoguerra) molti sono i soggetti ‘vulnerabili’ vittime di sfruttamento.

Ma in quali Paesi si rifugiano i profughi? “La maggior parte sono in Stati limitrofi ai loro ma ci raccontano che vengono tutti da noi in Italia”. Fuggono soprattutto dalla Siria, dal Venezuela in crisi, dall’Afghanistan, dal Sud Sudan, dal Myanmar, dalla Somalia e dalla Palestina. Ad accoglierli sono soprattutto Turchia, Pakistan, Uganda, Libano, Giordania, Iran, Sudan. E l’Europa? La Pozzi spiega come il Paese che ne ha accolti di più (1 milione) sia la Germania mentre l’Italia, tra centri di prima e seconda accoglienza, ne conta circa 135mila. Le cifre parlano da sole.

Convegno Caritas Tratta

Lo sfruttamento sessuale ha numeri impressionanti: in Italia ne sono vittime tra le 30 e le 50 mila donne, perlopiù nigeriane che costituiscono più dell’80% del fenomeno prostituzione in Italia. Tratta e prostituzione si sovrappongono dunque. Un fenomeno che si regge su due pilastri, l’enorme guadagno che ne traggono gli sfruttatori e la domanda, che non conosce crisi, di sesso a pagamento. “Le chiamano prostitute ma dovremmo chiamarle prostituite”, commenta amaramente l’ospite del convegno.

Altra piaga è lo sfruttamento lavorativo che “non riguarda solo il Sud Italia e non solo il settore agricolo”. Il ‘lavoro-schiavo’ è qualcosa che va oltre il lavoro nero e il caporalato, fenomeni diffusissimi nelle nostre campagne. Persone che lavorano forzatamente in condizioni disumane e che in Italia sono 132mila nella sola agricoltura ma che si ritrovano un po’ in tutti i settori economici e a tutte le latitudine.

Al convegno hanno preso parte, come relatori ma anche come uditori, molti degli operatori che lavorano sul nostro territorio con le vittime di questi fenomeni. Una folta rete di associazioni tra cui la onlus ‘On the road’, l’associazione F.a.c.e.d. e la ‘Città invisibile’. La parola è poi andata proprio a loro che hanno presentato al pubblico le declinazioni territoriali dei fenomeni di sfruttamento sessuale e lavorativo.

Perché c’è sì il Piano nazionale Antitratta che finanzia interventi nelle varie regioni italiane con finalità di protezione sociale ed integrazione delle vittime. Ma intercetta un numero limitato di persone e suona un po’ come una goccia nel mare. Il resto lo fanno le associazioni territoriali del privato sociale e della Chiesa che in Basso Molise danno concretezza alle parole di Papa Francesco: “Uniamo le forze per contrastare questo che è un crimine contro l’umanità”.

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