Gli amici gli hanno detto che le forze dell’ordine erano sulle sue tracce. Gli hanno lasciato intendere che la polizia prima o poi lo avrebbe beccato e alla fine proprio lui, prima ai compagni, poi alle autorità inquirenti, ha ammesso: “Sì, sono stato io a compiere le ultime tre rapine nelle farmacie di Termoli, Mirabello e Campobasso”.
Si è quindi costituito Francesco (P.), 22 anni, tossicodipendente, alle spalle diversi furti per droga e una vita che ha ammesso vorrebbe cambiare perché soffocato dall’esigenza di rubare (o rapinare) per trovare i soldi utili a comprare e consumare droga.
Dagli uffici della questura non confermano nè smentiscono, ma lui, Francesco (P.) l’ha già detto: “Mi faccio arrestare dalla squadra mobile che tanto lo so che mi segue da tempo e chiedo di scontare la pena in un centro che mi aiuti a disintossicarmi”.
Finora ancora non sono scattate le manette, la posizione del 22enne è al vaglio dell’autorità giudiziaria ma le sue dichiarazioni sarebbero chiare e circostanziate.
Il sette giugno era a Termoli. Qui si è introdotto nella farmacia “Trabocchi” in via Tevere. Il copione è lo stesso per i colpi che ha compiuto nei giorni successivi: taglierino alla mano, passamontagna e orario di chiusura.
A Termoli, afferra l’incasso della giornata (circa seicento euro) e fugge. In quella occasione per tornare a Campobasso prenderà “il pullman al Terminal”.
Trascorrono soltanto un paio di giorni. Passamontagna e taglierino si infila nella farmacia di Mirabello e riesce a portarsi via altre 600 euro.
Il 18 giugno il terzo colpo: farmacia “Nerilli” via Monforte a Campobasso. Stesso modus operandi degli altri due ma conclusione diversa: il padre della titolare della farmacia riesce a metterlo in fuga e a chiedere l’intervento del 113.
Il 22enne riconosce le sue responsabilità in tutti e tre i casi ma finora non avrebbe riferito i nomi di chi lo ha aiutato, almeno nel caso di Mirabello dove pare che ad agire fossero in due perchè prima c’è stato il furto di una Twingo blu a Campobasso, poi il colpo a venti chilometri dal capoluogo e infine il ritorno in città e l’abbandono della macchina all’altezza del cimitero di via San Giovanni.
Certo è, però, che ha riconosciuto finanche di essere stanco della vita a cui la droga ormai lo costringe. Mentre decideva di costituirsi, avrebbe infatti riferito alle persone a lui più vicine: “Tanto prima o poi la polizia mi becca, io non ce la faccio più a drogarmi, voglio che mi arrestino così quando il giudice mi condanna chiederò che mi aiuti a uscire dalla tossicodipendenza permettendomi di scontare la pena in un centro di recupero”.
Si è preparato la valigia, e ha varcato la soglia del cancello della questura di via Tiberio. Lo ha fatto finanche senza avvocato, determinato a fare le sue ammissioni ma anche le sue richieste.
In realtà è una sorta di “testimonial” dell’inferno della tossicodipendenza. Rispetto all’allarme lanciato da tempo dalla Procura di Campobasso sull’uso di sostanze stupefacenti, lui bene rappresenta – alla sua giovanissima età – in cosa ci si trasforma: morti dentro che aprono gli occhi solo per un ‘tiro’.
Questo giovane tossico e rapinatore “pentito” è la prova di cosa si diventa quando le sostanze stupefacenti assoggettano il controllo e imprigionano l’esistenza. Lui, ormai, non vive se non per la dose. E per la dose, a 22 anni, ha già tanti, troppi, precedenti di polizia giudiziaria a causa di altri reati diventati imprescindibili per consentirgli di comprare la sostanza di cui “corpo e mente non possono più fare a meno”.
In questura – dove tutti si sono arroccati dietro al più assoluto silenzio – non l’hanno arrestato. Per ora. Si attendono, forse, le scelte dell’autorità giudiziaria.
Il 22enne quindi è tornato a casa con la valigia fra le mani che aveva già pronta, cosciente a questo punto di essere ancora ostaggio del mondo di cui dice non voler più far parte e che invece insiste a tenerlo asservito alla delinquenza locale “per una dose di m…”.
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