Le modalità con le quali due agenti di polizia penitenziaria del carcere di Campobasso fermarono l’evasione di un detenuto dal penitenziario il 30 maggio scorso hanno diviso l’opinione pubblica tra favorevoli e contrari.
Favorevoli a spaventare il pregiudicato cacciando la pistola perché pare di questo si sia trattato – tentativo di impaurire e quindi fermare il detenuto – e contrari.
Il pregiudicato, laziale, pare avesse finto prima un malore e quindi gli agenti lo trasportarono al Cardarelli dove tutto sommato pare che i medici non avessero riscontrato alcuna patologia.
Poi al rientro nella casa di reclusione, mentre il cancello stava per chiudersi e lui stava scendendo dal cellulare, in un attimo si è liberato delle stampelle e ha varcato la soglia dell’uscita dandosi alla fuga sulla strada laterale al penitenziario. Quindi l’inseguimento e tutto il resto è cronaca conosciuta.
Ora il 18 giugno, a carico del poliziotto che per frenare ulteriormente la fuga di quell’uomo aveva sfoderato la pistola si apre il procedimento disciplinare in base al quale rischia la destituzione. Dalla sua parte ovviamente i sindacati che sostengono tutte le ragioni del poliziotto.
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