Appelli, proteste, responsabilità

Stillicidio ospedali e politica inerte: “Non andiamo a votare”. Nessuno scende in piazza per il diritto alla salute

I cittadini del Comitato San Timoteo valutano di restituire le tessere elettorali in sego di protesta per il silenzio della classe politica nei confronti del disastro in cui versa il nosocomio di Termoli. Il sindaco di Larino fa un ultimo appello alla Asrem per il personale dell’ex Vietri, ospedale declassato ma con 116 posti letto e infermieri trasferiti altrove che favoriscono le migrazioni sanitarie verso altre regioni

Dicono di essere pronti a restituire la tessera elettorale in segno di protesta contro la gestione politica della sanità bassomolisana. I cittadini che fanno parte del Comitato per la salvaguardia dell’ospedale San Timoteo, interessato da uno stillicidio senza precedenti per quanto riguarda la carenza di medici, infermieri e attrezzature, stanno valutando una forma di dissenso eclatante. E cioè non andare a votare il prossimo 26 maggio, non partecipare al voto e restituire la tessera in Comune.

Altro che Corso Umberto chiuso, altro che l’interesse di una ventina di commercianti che stanno attirando su di loro l’attenzione mediatica come se il problema principale di Termoli fosse un centinaio di metri di strada pedonalizzata. Il problema fondamentale del territorio si chiama invece “diritto alla salute”, che comincia a non essere più garantito. Eppure, malgrado la posta in gioco che non lascia indenne nessuno (perché a chiunque capita, prima o poi, di aver bisogno di un ospedale), nessuno è ancora sceso in piazza, né ha provato a rivendicare con forza la sopravvivenza dell’unico ospedale pubblico del territorio. Ora il Comitato San Timoteo, “preso atto dell’assenza di risposte concrete” da parte della politica,  nonché del silenzio dei candidati alla carica di sindaco a Termoli sull’argomento (nessuno peraltro è intervenuto in qualche modo nemmeno a commento dei numerosi articoli di denuncia e drammatica testimonianza del periodo) medita la riconsegna dei certificati elettorali e una proteste che non ha nulla a che fare con l’astensionismo.

Comitato San Timoteo

Vero è che i Comuni non hanno competenza diretta in materia di sanità, tanto più che in Molise c’è una struttura commissariale rappresentata al momento da Angelo Giustini, nominato direttamente dal Governo. Ma è anche vero – precisa Nicola Felice portavoce del Comitato per la salvaguardia del San Timoteo – che “il sindaco di una città è la prima autorità sanitaria, e non si può andare avanti fingendo di ignorare un problema che minaccia seriamente il diritto alle cure collettivo”.

Primari andati in pensione e mai sostituiti, al cui posto ci sono dirigenti facenti funzione che, è noto, sono facilmente ricattabili da parte della dirigenza Asrem e spesso ridotti al silenzio davanti alle richieste (legittime) dei medici sottoposti a orari impossibili. Medici che mancano a secchiate e non vengono assunti, concorsi rari come mosche bianche per anni, indetti solo nell’ultimo periodo e che vanno deserti, turni massacranti, infermieri insufficienti, attrezzature vecchie e mai rimpiazzate, reparti in agonia vera e propria. E questo nonostante il San Timoteo – dice ancora Nicola Felice – sia “un presidio ospedaliero di confine, riferimento in passato anche per i territori delle regioni confinanti come Puglia e Abruzzo, capace di far calare la mobilità passiva a beneficio dei conti gestionali”.

ospedale-termoli-varie-132209

Alla politica si chiede di battere i pugni sul tavolo, se necessario, e di mettere in campo ogni azione finalizzata a ottenere la sopravvivenza e il potenziamento dell’unica struttura ospedaliera rimasta in bassomolise, che in estate serve un bacino di 200mila persone. “L’ospedale – dicono ancora dal Comitato – deve essere messo in condizione di garantire assistenza e i medici devono essere messi in condizione di lavorare”. Si sta pertanto valutando di restituire la tessera e non andare a votare.

Non c’entra solo la congiuntura elettorale, quanto semmai il punto di non ritorno che appare all’orizzonte. O ora o mai più. Con la flebile speranza che non sia troppo tardi, dopo anni e anni trascorsi a subire in maniera passiva e il sistema di raccomandazioni e scambi di favori che di cui i cittadini sono stati complici silenziosi, quel meccanismo inquinato dalla corruzione nel quale la politica ha giocato un ruolo dominante trasformando l’ospedale di Termoli in un bacino di voti cui attingere all’occorrenza.

Intanto da Larino arriva l’appello del sindaco Pino Puchetti alla dirigenza Asrem per mettere la parola fine al trasferimento di personale dal Vietri ad altri ospedali. La situazione, sostiene il primo cittadino, è al collasso per mancanza di personale. “Attualmente il numero di posti letto è di 116 di cui sono mediamente occupati 80. Al Vietri permangono l’unità di degenza infermieristica (20 posti), la riabilitazione (40 posti), la RSA (40 posti) e l’hospice (16 posti). Ma nessuno dei reparti menzionati, tranne l’hospice, riesce ad occupare tutti i posti letto nonostante l’enorme richiesta del territorio e della Puglia. Eppure il personale in servizio è ben al di sotto di quello previsto, e incontra grandi difficoltà a garantire l’assistenza ai pazienti ricoverati”.

pino-puchetti-sindaco-larino-136538

Anche a Larino in vista ci sono molti pensionamenti “e la situazione peggiorerà. I pochi i dipendenti che rimarranno in servizio non potranno assicurare un corretto espletamento dei turni. La carenza di operatori socio-sanitari e infermieri – prosegue Puchetti – è nota ai vertici della sanità molisana che da tempo promettono assunzioni, promessa che di fatto si traduce solo in una presa in giro. Quindi i pazienti migrano in strutture abruzzesi con enormi aggravio della spesa pubblica regionale, disagio e più costi per i familiari”.

Solo pochi giorni fa il consiglio comunale di Larino ha approvato una mozione per chiedere ai commissari ad acta alla sanità nominati dal Governo di predisporre un piano operativo sanitario che valorizzi il Vietri. Un ospedale che – conclude il sindaco – “ha ancora grandi potenzialità e offerte di cura con servizi di radiologia, cardiologia, centro diabetico, prelievi, servizio endoscopia, ambulatorio di chirurgia, dialisi e ambulatorio infermieristico dedicato alla cura delle ulcere”. Tutti servizi che a breve potrebbero non essere più garantiti. D’altra parte se l’ospedale San Timoteo di Termoli rischia di trasformarsi in un grande Pronto soccorso, il Vietri già declassato dal ruolo di ospedale potrebbe definitivamente scomparire.

E al problema per i pazienti che sempre più numerosi emigrano con costi sensibili per le casse regionali verso ospedali abruzzesi o pugliesi, si aggiunge il problema dei medici costretti a turni insostenibili e addirittura fuorilegge. La norma stabilisce infatti un riposo di 11 ore ogni 24 ore, massimo 48 ore a settimana e massimo 250 ore aggiuntive all’anno. “Rispettare le leggi sull’orario di lavoro e riposo obbligatorio è un vincolo inderogabile per tutelare sia i lavoratori che i cittadini” dice il dottor Giancarlo Totaro, che domanda: “Se per esempio al pronto soccorso del San Timoteo ci sono 56 medici (3 in servizio a turno), in Otorino 2, in urologia 3, due medici in gastroenterologia, tre in ginecologia e così via per ortopedia e gli altri reparti, come è possibile, con queste carenze di camici bianchi, rispettare le leggi sull’orario di lavoro e la sicurezza delle prestazioni sanitarie da erogare 24 ore su 24 per 30 giorni al mese?”.

Più informazioni
leggi anche
Comitato San Timoteo
Termoli
Comitato San Timoteo, confronto pubblico tra i 4 candidati sindaco sul tema della sanità
commenta