Teatro fulvio di guglionesi

Risate e amarezza, Carrozzeria Orfeo squarcia il velo delle ipocrisie con il suo geniale Thanks for vaselina fotogallery

La stagione teatrale del Fulvio di Guglionesi si è chiusa con l'irriverente ed esilarante Thanks for vaselina, spettacolo culto di Carrozzeria Orfeo e della drammaturgia contemporanea

Sembra un serpente luminoso e invece è una cerniera che si apre disvelando quello che c’è dietro: una piantagione di marijuana. Siamo nell’interno di un’abitazione ed è qui che si dipanano le vicende di Thanks for vaselina, lo spettacolo di Carrozzeria Orfeo portato in scena ieri (10 maggio) al Teatro Fulvio di Guglionesi, ultimo appuntamento in abbonamento della stagione di prosa 2019.

Una pièce teatrale sferzante, corrosiva e a tratti spiazzante ma allo stesso tempo esilarante. Una scrittura feroce fatta di continue battute violente condite da parolacce, urla e scontri fisici tra i personaggi sulla scena. Dapprima ci sono Fil (Gabriele Di Luca) e Charlie (Massimiliano Setti), due trentenni col progetto di esportare, dall’Italia, marijuana in Messico, invertendo così la rotta tradizionale dei traffici di droga.

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Ma presto irrompono sulla scena altre figure: l’insicura Wanda (Francesca Turrini) – che sarà scelta, per le sue grosse fattezze, per trasportare la droga con l’aiuto della vasellina- e Lucia (Beatrice Schiros), la madre ludopatica di Fil. Sono tutte esistenze spinte al limite, ognuna perennemente in lotta con se stessa e con gli altri e che cerca, in qualche modo, il suo riscatto. Le vicende narrate sono ai limiti del grottesco ma sono anche terribilmente umane: sono lo specchio dei malesseri dei nostri giorni cui danno corpo i cinque straordinari attori.

Cinque, sì, perché ad un tratto entra in scena, con un onirico gioco di luci, il padre del cinico e disilluso Fil (Pier Luigi Pasino): dopo 15 anni di assenza è tornato e ora il suo nome è Annalisa e il suo passato è un altro baratro da cui crede di essersi salvato aggrappandosi ad una setta religiosa messicana.

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La trama è complicata perché fitta di tematiche. C’è di tutto in questo spietato spaccato: dalle dipendenze alla disabilità, dal fanatismo animalista a quello religioso, dall’obesità alla transessualità. E sono tanti i paradossi e le ipocrisie squarciati da questo spettacolo irriverente, ‘politicamente scorretto’ come va di moda dire oggi. Il pubblico, numeroso, in quei 90 serrati minuti è stato come rapito, complici le vorticose risate che abbondano nella prima metà dello spettacolo per poi lasciare il passo ad amare riflessioni e ad un silenzio spiazzante nella parte finale.

Sono esseri sbeffeggiati dalla società che urlano al mondo – dall’interno domestico che è il loro mondo – il proprio dolore e la propria solitudine e rinfacciano le ipocrisie in cui viviamo immersi. Nel mezzo, in questo microcosmo ‘borderline’, trovano spazio momenti lirici e fotogrammi di pura bellezza. Come nel caso della ‘danza’ ritmica delle tazzine e dei cucchiaini che i cinque riproducono con perfetta sincronia e sintonia, o come nel dialogo sul divano tra i ‘vecchi’ sposi, Lucia e Annalisa, che ricordano a tutti noi, con disarmante dolcezza, come siamo tutti, in fin dei conti, in cerca di amore. “Questa lotta è la parte migliore della vita”.

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È un ritratto spietato e spregiudicato della società contemporanea e non meno spregiudicato è il ribaltamento finale. Fil, quello che pareva il più cinico, aspro e disilluso di tutti – non prima di aver lanciato il suo anatema al mondo -, finisce per prendersi cura della madre tanto bistrattata e della povera Wanda, nel frattempo messa incinta e abbandonata dal ‘paladino’ dei diritti civili Charlie. Perché una nuova vita è una nuova possibilità.

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Così, tra scroscianti applausi, si è conclusa la Stagione teatrale in abbonamento di Guglionesi, che quest’anno ha visto per la prima volta il connubio con il Teatro del Loto di Ferrazzano per la comune direzione artistica di Stefano Sabelli di TeatriMolisani. Un’accoppiata vincente che verrà riproposta in futuro con obiettivi ambiziosi: creare un Centro di produzione da finanziare con il Fondo Unico dello Spettacolo. Un sogno a portata di mano in cui la cooperativa – con sede a Ferrazzano – spera insieme all’Amministrazione comunale di Guglionesi. “I teatri sono scialuppe di salvataggio delle nostre anime, dobbiamo prendercene cura”, le parole di Sabelli che, prima dello spettacolo, ha voluto ringraziare il Sindaco Bellotti e l’Assessore D’Anselmo per aver dato vita a questo importante ‘tassello’.

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Una serata sorprendente, che si è conclusa come di consueto con il piatto dello chef Bobo (una frittata di alici servita insieme a polipetti con fragole), accompagnato da un calice di tintilia della cantina molisana Kurunus e un bicchierino offerto dalla Distilleria Artigianale Effluvium, oltre che con la brillante compagnia dei membri di Carrozzeria Orfeo.

E per chi si fosse perso tutto ciò, lo spettacolo sarà replicato oggi e domani (11 e 12 maggio) al Teatro del Loto di Ferrazzano.

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