Consiglio regionale

La Finanziaria della discordia, Pd e 5Stelle contro Toma: “Nessuna visione e un atteggiamento autoritario”

Si accende il dibattito sul nuovo documento regionale di economia e finanza: le opposizioni si scagliano contro il governatore e la sua Giunta. Micaela Fanelli: “Manovra inadeguata, tante criticità e nessuna idea portante”. Forti dubbi anche da parte dei pentastellati: “È un piano ‘ammazza-Molise’ - commenta Greco - e Toma ha trattato la gestione dei fondi pubblici come un segreto di Stato”.

Dire che il nuovo Defr varato dalla giunta Toma abbia suscitato qualche perplessità potrebbe risultare addirittura un eufemismo. Almeno a giudicare da reazioni e rimostranze espresse dall’opposizione di palazzo D’Aimmo.

A puntare il dito contro il Documento di economia e finanza 2019-21, nello specifico, sia il Partito democratico che il gruppo del MoVimento5Stelle.

Un coro unanime, carico di dissenso – quello elevato questa mattina, 26 aprile, dalle due fazioni – per nulla convinto della bontà del piano presentato dal governatore.

“Siamo dinanzi a una sorta di ‘insostenibile leggerezza’ – ha spiegato Micaela Fanelli – perché in questo documento non ci sono visioni, non c’è un’idea di base, non c’è un’anima. Sembra piuttosto un puzzle delle carte programmatiche varate negli anni precedenti, una manovra che non serve a risolvere i bisogni di chi vive in difficoltà, di chi subisce gli effetti della crisi economica, ma che lascia irrisolte questioni cocenti come quelle della Gam e della Zes. In questo Defr – continua l’esponente del Pd – non c’è riduzione della pressione fiscale, nè riscontriamo alcuna scelta forte, o quanto meno quell’atteso quid pluris che era lecito aspettarsi da un tecnico del campo quale Toma. Ci sono, al contrario, più tasse indirette e una serie di aumenti su canoni, ticket dei trasporti e diritti di segreteria; costi a cui non corrisponde però un’idea effettiva di rilancio”.

Una situazione che ha portato i Dem a presentare una vera e propria “contromanovra”, portatrice di una differente visione programmatica: “Abbiamo deciso di non dire semplicemente ‘no’ – continua la Fanelli – bensì di lavorare a un approccio costruttivo, perché siamo convinti che una forza di opposizione debba offrire necessariamente delle alternative. La nostra “contromanovra” mette al centro un temi politici fondamentali. Innanzitutto, non si può procedere a una sorta di ‘macelleria sociale’: noi siamo dalla parte degli ultimi, proponiamo l’eliminazione delle tasse più gravose per famiglie e imprese attraverso la perequazione. E poi vogliamo rimettere al centro l’impresa, l’impresa sana; aumentandone la competitività, per sviluppare strutturalmente questo settore. Abbiamo presentato proposte per offrire maggiore liquidità alle aziende, a fronte di una riduzione delle tasse, anche grazie al sistema delle anticipazioni di cassa. La nostra attenzione, poi, va alla necessità di rilancio per le aree interne, emblemi di vera “resilienza moderna”: incentivare l’associazionismo comunale, pensare agli sgravi Irap per le zone Snai, all’avvio della concertazione del Crel, all’intervento per il dissesto e al finanziamento ai piccoli comuni, sono tutti elementi che ruotano in quest’orbita. Senza dimenticare, poi, il quarto punto della nostra ‘manovra alternativa’: quello della filiera istituzionale e degli investimenti, cruciale per rilanciare infrastrutture e turismo”.

In riferimento allo scenario europeo, la visione del Pd regionale si muove nei confini del “no” al regionalismo differenziato e alla flat-tax, sponsorizzando invece la negoziazione di un nuovo “patto per la salute” con il Governo in tema di Sanità, per chiedere maggiore solidarietà e uscire così dalla grave situazione economico-gestionale che pesa sul nostro territorio.

Oltre alla discrepanza di visioni, a emergere è anche la mancanza di dialettica che avrebbe contraddistinto la fase preparatoria del documento: “Non è stato consentito alle minoranze l’accesso alle informazioni salienti al fine di migliorare le proposte ed eventualmente integrarle. Non sono state fornite informazioni nemmeno sugli esisti del tavolo sanitario”, ha concluso l’ex segretario regionale Pd.

M5S Consiglio regionale

Piovono forti critiche anche dal fronte del MoVimento5Stelle.

“Toma non ha presentato una manovra – ha sentenziato Andrea Greco – ma un ‘piano ammazza-Molise’. Nei fatti la manovra non esiste, non c’è: ci sono invece una serie di aumenti e di costi in più, ma non c’è alcuna visione. E non c’è stato nemmeno metodo: dopo un esercizio provvisorio di quattro mesi, con tutte le conseguenze negative per l’economia regionale, Toma ha trattato la gestione dei fondi pubblici come un segreto di Stato. Il governatore non ha fornito infatti alle minoranze i capitoli specifici del documento, trincerandosi dietro la necessità dell’approvazione per macroaggregati”.

Sui numeri: “C’è un taglio di 100mila euro a una legge che finanzia le famiglie di pazienti sottoposti a trapianto o affetti da malattie rare – spiegano i “grillini” Manzo, Primiani, Fontana e Nola – ci sono 200mila euro in meno sui fondi per gli Ambiti sociali di zona e 150mila euro decurtati sugli stanziamenti per il diritto allo Studio. Aumentano, però, i costi dei biglietti per il trasporto pubblico locale, i canoni tratturali e quelli forestali, mentre saranno introdotti diritti di segreteria sugli interventi agli immobili in zona sismica. Si chiedono sacrifici cioè ai più deboli, senza intaccare però i costi della politica“.

Diverse le proposte messe in campo dai 5Stelle: “Bisogna eliminare la surroga oppure, in alternativa, prevedere la surroga a invarianza di spesa. Vogliamo inoltre la riduzione delle indennità di carica e l’azzeramento delle indennità di funzione – continua Greco – perché Toma non ha fatto nulla per contenere i costi della politica, una politica che con vuole rinunciare ai suoi privilegi”.

Sul diritto allo studio: “Chiediamo la sburocratizzazione della tassa regionale, che dovrà essere incassata direttamente dall’Esu, come pure il blocco dell’aumento sui canoni tratturali – ha detto Patrizia Manzo – e ci dovranno spiegare anche l’aumento dei fondi, per 900mila euro, destinati alle Comunità montane. Il documento non contempla inoltre alcuno spunto sulla riorganizzazione dei Centri per l’impiego”.

“Al di là dei numeri, mi preme sottolineare – ha commentato Valerio Fontana – che non c’è stata alcuna trasparenza da parte del presidente Toma. Anzi, abbiamo assistito a un muro di omertà su questo bilancio: da giugno continuiamo a chiedere accesso all’area contabile di Urbi, negatoci per ben due volte, per vedere le voci di spesa al dettaglio”.

Capitolo trasporti, a muovere la critica stavolta è il consigliere Primiani: “Questa manovra è autentico salasso se si parla di trasporto pubblico locale: è stato previsto infatti un aumento del 40% su biglietti. Noi invece proponiamo di congelare questa impennata e di inserire un software di monitoraggio di tracking e ticketing. Inoltre, vorremmo mettere al sicuro il salario dei dipendenti del Tpl su gomma, imponendo al gestore del servizio l’obbligo di trasmettere mensilmente le contabili attestanti l’erogazione degli stipendi a tutti gli impiegati, pena il mancato pagamento da parte della Regione alle imprese affidatarie inadempienti”.

“A un anno dalle elezioni – conclude Vittorio Nola- siamo dinanzi al trascinamento del documento presentato dalla precedente amministrazione regionale. Ci sono aumenti per i comparti dei trasporti e dell’agricoltura ma non, ad esempio, quello inerente alle concessioni idroelettriche che offrirebbero invece una profonda valorizzazione al territorio. Non ci sono risposte, non ci sono idee. E tutto ciò favorisce fenomeni di spopolamento”.

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