Trasporto d'urgenza verso la paralisi

Nuovo 118, servizio a rischio. Volontari in agitazione: “Dal 31 marzo non garantiamo i turni”

Operatori in subbuglio dopo la pubblicazione del decreto numero 15 del commissario ad acta: "Noi abbiamo responsabilità civili e penali, sosteniamo delle spese. Non possiamo essere pagati per turni di 12-14 ore". Ultimatum a Giustini: "Il 90% dei volontari è pronto a fermarsi alla mezzanotte del 31 marzo se le cose non cambieranno". Intanto il consigliere regionale di Forza Italia Armandino si schiera con loro e annuncia: "La questione sarà portata all'attenzione del governo nazionale e regionale".

Dal 1 aprile chi garantirà il servizio del 118? “Ci saranno pochissimi operatori”. E’ la profezia shock dei due volontari che hanno deciso di rompere il silenzio e raccontarci cosa succederà con la riforma del trasporto d’urgenza del nuovo commissario alla sanità Angelo Giustini. Un disegno che – raccontano – scontenta la gran parte dei circa 200 operatori molisani. Da quando il decreto è stato pubblicato, “il malcontento è generalizzato”. Tanto che, dicono, “noi siamo pronti a fermarci dalla mezzanotte del 31 marzo“.

Tutto ruota attorno alla riorganizzazione del settore e nello specifico al taglio dei rimborsi per i volontari decisi dal commissario. “Il contributo era di poco meno di 52 euro in base ad una vecchia convenzione (era previsto in una delibera del 2008 dell’ex governo Iorio, ndr) e questi soldi ci servono per affrontare delle spese. Ora non possiamo percepire 10 euro per un turno di 12 ore”, dichiarano.

Il taglio del rimborso è previsto nel decreto numero 15 del commissario  (‘Approvazione Linee Guida regionali per la regolamentazione e per lo svolgimento delle attività di trasporto sanitario di emergenza e urgenza dei rapporti fra l’Azienda Sanitaria Regionale del Molise, le organizzazioni di volontariato e la Croce Rossa Italiana’) che ha recepito il nuovo Codice del Terzo settore e ha stabilito che “le spese sostenute dal volontariato possono essere rimborsate a fronte di un’autocertificazione” e “purchè non superino l’importo di 10 euro giornalieri e 150 euro mensili”. 

E’ questo che ha mandato in subbuglio i diretti interessati. “Noi dobbiamo sostenere delle spese, ad esempio, per le divise, paghiamo la benzina per raggiungere le sedi periferiche. Oppure paghiamo per i corsi di aggiornamento che dovevano essere gratuiti ma invece costano fino a 150 euro. Non abbiamo pagato solo il primo corso, tutti gli altri sono a pagamento, a carico nostro e dell’associazione”.

E soprattutto, c’è il discorso delle responsabilità “che ci sono nel trasporto dei pazienti o dei rischi che corriamo quando trasportiamo malati infettivi“, si sfogano i due volontari. Entrambi prestano servizio in provincia di Campobasso. L’uno è volontario da 22 anni, l’altro da cinque. In teoria sono volontari, ma negli anni hanno acquisito una professionalità importante. Quando ci raccontano la loro storia, ci chiedono di non rivelare i loro nomi perchè temono ripercussioni. Ma comunque “ci facciamo portavoce degli altri colleghi, circa 200 volontari”.

Con le loro parole delineano in maniera dettagliata cosa succede all’interno del mondo del volontariato che, forse, a volte si dà per scontato. “Abbiamo responsabilità civili e penali: se un paziente cade durante il trasporto, perchè magari abita in un palazzo senza ascensore, la responsabilità è nostra”.

In questi anni ne hanno viste ‘di cotte e di crude’. “La legge – aggiungono – dice che i volontari non possono essere utilizzati dai vari enti presenti sul territorio (Comune, Regione) o da enti ospedalieri per servizi sociali, ma solo per le emergenze e le catastrofi naturali. Purtroppo in Molise i volontari non vengono utilizzati solo per le emergenze, ma siccome il 118 è un servizio sociale ordinario nazionale non deve essere espletato da volontari, ma da soccorritori professionisti appositamente inquadrati. Noi veniamo chiamati per cambiare flebo e cateteri, per il trasporto in ospedale di pazienti che dovevano fare le visite mediche”.

I due volontari fanno anche due conti e raffrontano il sistema molisano con altre realtà vicine: “In Molise per garantire il servizio del 118 nelle sedici postazioni alle associazioni vanno 2 milioni e 300mila euro. In provincia di Benevento per 11 postazioni vengono stanziati circa 4 milioni e 700mila euro”.

Insomma, c’è tutto un sistema che non funziona e che ora probabilmente rischia di andare in crisi. “In questi giorni abbiamo sentito colleghi di Isernia e Sant’Elia a Pianisi, operatori che vanno da Campobasso ad Agnone per prestare servizio. Sono tutti scontenti“.

La soluzione? “Bisogna modificare il decreto: possiamo pure percepire un rimborso da 10 euro, ma allora un turno non può superare allora le 2-3 ore come dei semplici volontari. Ma non possiamo fare turni da 12-14 ore“. E poi: “Ci sono volontari che si alzano pure alle 5 del mattino per raggiungere le varie postazioni”. Insomma “vogliono risparmiare così?”.

Insomma, il nuovo sistema delineato da Giustini non piace per niente e i due volontari che si fanno portavoce di gran parte dei colleghi incalzano: “Alla mezzanotte del 31 marzo il 90% dei volontari non ci sarà, non sarà più operativo. Se questo mese non ci saranno modifiche al decreto commissariale, ci asterremo dal turno. E senza volontari le associazioni come garantiranno il servizio?”. Solo una minaccia? Si vedrà fra circa 20 giorni. Certo, se il proposito dei volontari venisse attuato, il trasporto d’urgenza garantito dal 118 andrebbe in tilt. Una paralisi che provocherebbe una emergenza. 

Per questo, la questione sarà portata all’attenzione del governo nazionale e della Giunta regionale. A schierarsi a difesa dei volontari è il consigliere regionale di Forza Italia Armandino d’Egidio che propone di aprire un confronto per “cercare di contemperare le esigenze dettate dal piano di rientro e da una norma nazionale, con quelle di chi assicura un servizio importante in una regione come la nostra dove i volontari del 118 hanno un ruolo spesso fondamentale nella gestione delle emergenze”.

“Sappiamo bene che la legge nazionale, il codice che disciplina il Terzo Settore, impone regole stringenti. Testualmente infatti il codice prevede, tra i tanti obblighi, che ‘se lo statuto lo prevede, è consentito un rimborso massimo di 10 euro al giorno e fino a 150 euro al mese a fronte di autocertificazione’. Un obbligo di legge – argomenta D’Egidio – che oggettivamente ‘contrasta’ e non poco con la professionalità di chi, seppur da volontario, svolge quest’attività fondamentale per i cittadini, anche da tantissimi anni. Piuttosto bisognerebbe  qualificare e gratificare il lavoro dei tanti volontari che ogni giorno dedicano il proprio tempo al “sistema di emergenza urgenza” fornendo un servizio fondamentale  per la tutela della salute dei cittadini. Postazioni, quelle del 118, che in un territorio come il nostro rappresentano la maggior parte delle volte un vero e proprio “strumento salvavita”. Per questo – conclude D’Egidio – sulla questione interesserò il governo regionale e la porterò all’attenzione anche di quello nazionale”.

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