La tragedia alle quattro vianove

Muore in casa di un amico, per il medico legale è rimasto folgorato. Ora l’ipotesi è omicidio colposo

Nove mesi dopo la tragedia i risultati dell'autopsia eseguita sul corpo di Enzo Nardacchione certificano la morte per folgorazione. Il dramma è avvenuto il 5 giugno scorso in una villetta di Vinchiaturo, il proprietario ora potrebbe essere processato per omicidio colposo: "L'impianto di irrigazione non era a norma" spiega il difensore del figlio della vittima.

I risultati dell’autopsia lasciano poco spazio ai dubbi: è morto folgorato Enzo Nardacchione, il 69enne deceduto il 5 giugno scorso mentre lavorava sull’impianto di irrigazione nella villetta di un amico a Vinchiaturo (zona Quattro Vianove). L’esame irripetibile eseguito dalla dottoressa Dania De Carlo, medico legale di Foggia, dopo la straziante riesumazione della salma, ha confermato ciò che non era apparso chiarissimo nelle prime ore seguite alla morte del nonno-vigile il quale era stato sepolto nel cimitero di Vinchiaturo a seguito di una apparente morte naturale per infarto.

In realtà, come riportato nella perizia dell’istituto di medicina legale, il cuore di Nardacchione ha cessato di battere perché attraversato da una scarica elettrica. “La sua mano era segnato dal marchio elettrico che è il segno inconfutabile della folgorazione” come spiega a Primonumero il dottor Massimiliano Guerriero, consulente di parte.

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Eppure quel segno così evidente, in grado di localizzare con esattezza il punto del corpo in cui è ‘entrata’ l’elettricità che ha poi raggiunto il muscolo cardiaco, non ha indotto i sanitari del 118, intervenuti nella villetta di Vinchiaturo dopo l’incidente, a dubitare sulla causa della morte. E se i familiari di Nardacchione, difesi dall’avvocato Michele Urbano di Larino, non avessero denunciato in Procura le stranezze di quel decesso, probabilmente non ci sarebbe stata né riesumazione, né autopsia. 

“Ora ci aspettiamo l’arrivo dell’avviso di conclusione delle indagini e il probabile rinvio a giudizio per omicidio colposo del proprietario di quell’abitazione. Nardacchione, infatti, stava lavorando sull’impianto di irrigazione senza che questo rispettasse i requisiti minimi di sicurezza che gli avrebbero salvato la vita evitando una morte tanto atroce. Il pm (Giuliano Schioppi) dovrà fare le sue valutazioni ma il figlio della vittima e la sua famiglia chiedono giustizia e verità”.

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