Termoli

Aggressioni in Pronto Soccorso, insulti e minacce contro i medici. Manca una guardia giurata, “la notte è pericolosa”

Sabato notte nuovo episodio di violenza ai danni di un medico, insultato e minacciato dal padre di un ragazzino in attesa da pochi minuti. Alcuni giorni fa un altro dottore del Pronto soccorso e un chirurgo sono stati malmenati da un paziente. Dieci gli episodi registrati nell’ultimo periodo, che preoccupano il personale sanitario, eccessivamente esposto alla violenza e senza difesa. Un servizio di vigilanza infatti non esiste più, e la Asrem è ora chiamata e valutare una soluzione prima che accada il peggio.

Sabato notte, Pronto Soccorso dell’ospedale San Timoteo. Il medico è all’interno dell’ambulatorio quando la porta viene spalancata con uno strattone. Entra il padre di un ragazzino – arrivato da pochi minuti – che comincia a inveire contro il dottore offendendolo, ricoprendolo di insulti e minacciandolo pesantemente. Urla, parolacce, intimidazioni feroci.

Un tempo di attesa brevissimo è stato capace di mandare in escandescenza il genitore, che per poco – secondo il racconto raccolto – non ha messo le mani addosso al medico, che si trovava solo e che non avrebbe avuto alcuna possibilità di difendersi.

Qualche sera fa è capitato a un altro camice bianco, aggredito da un paziente psichiatrico che nella furia del momento ha anche tirato uno schiaffo a un chirurgo. Il medico dell’emergenza, sempre in ambulatorio e quindi teoricamente in una “zona protetta”, è stato costretto ad allontanarsi in tutta fretta per evitare di venire picchiato, ma suo malgrado si è beccato qualche calcio, oltre a una dose pesante di minacce.

Ed era già successo, ancora, circa tre settimane fa. Episodi diversi, con protagonisti differenti, ma accomunati dallo stesso pericolo. Quello, per i medici e gli infermieri che lavorano nel pronto soccorso di Termoli soprattutto durante le ore notturne, di venire malmenati, insultati e senza possibilità di aiuto perché non ci sono guardie giurate che all’occorrenza possano intervenire e sedare pazienti particolarmente facinorosi, che in alcuni casi accompagnano le urla coi “fatti”, finendo per mettere le mani addosso al personale sanitario.

Personale, quello del pronto soccorso, che è tra i più esposti ad atti di violenza nel corso dell’ attività lavorativa. La frequenza delle aggressioni che avvengono in pronto soccorso registra una escalation che probabilmente va di pari passo con le difficoltà organizzative e la carenza di personale, entrambe concause che non si possono in alcun modo addebitare ai medici i quali, al contrario, svolgono il loro lavoro in un contesto ancora più difficile e delicato e sempre più soli.

E sono proprio loro, i medici, che rischiano aggressioni verbali e fisiche per cause che vanno dall’abuso di alcol ai tempi di attesa fino alle semplici aspettative dei pazienti, che magari sono convinti di essere presi in carico appena varcata la soglia del reparto e che non tollerano di aspettare nel corridoio che arrivi il loro turno, stabilito in base alle effettive priorità mediche peraltro assegnate dal sistema di Triage.

Il problema non può certo essere risolto con un sistema di videocamere interne, che non garantiscono la possibilità di intervenire prima che sia troppo tardi. La videosorveglianza, sebbene utile in fasi secondarie, non è strategica da questo punto di vista. Manca una guardia giurata che possa fungere da deterrente e, all’occorrenza, intervenire. Ed è una mancanza che comincia a diventare insostenibile nel pronto soccorso di Termoli, dove peraltro lavorano molte donne che legittimamente la notte hanno paura e, memori di episodi che sembrano verificarsi con sempre più insistenza, non si sentono affatto al sicuro.

La Asrem da questo punto di vista dovrebbe intervenire e rinnovare appalti di controllo con vigilanze private, come i medici e gli infermieri chiedono e a buon diritto. Fino a qualche anno fa infatti il servizio era garantito dai Vigilantes dotati di armi, come previsto dal protocollo. Poi però le cose sono cambiate e l’azienda sanitaria ha preferito, anche per ragioni di costi, limitarsi a figure con il compito di dare indicazioni e svolgere mansioni di portineria. Una prerogativa ben diversa dalla vigilanza, che non fa sentire minimamente garantiti i medici e gli infermieri in servizio nel reparto più delicato del nosocomio adriatico, che soprattutto di notte diventa eccessivamente vulnerabile.