Civitacampomarano

2 anni dopo la frana non c’è nemmeno lo studio promesso. Federico contro Toma: “Cominci a lavorare, qua si gioca col futuro della gente”

Il deputato del MoVimento 5 Stelle scrive al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte: "Il commissario Donato Toma inadempiente. Non ha ancora mosso un dito" per il borgo gioiello ferito da una frana nel marzo 2017

Esattamente due anni fa una frana ha tagliato in due il centro storico di Civitacampomarano. Lo ha praticamente distrutto, compromettendo oltre alle abitazioni, fra cui quelle storiche di Cuoco e Pepe, anche le strade e le reti fognarie.

Due anni dopo i lavori sono ancora all’anno zero e soprattutto manca lo studio promesso all’indomani del disastro, che possa accertare la tipologia di dissesto idrogeologico e mettere in condizione i residenti del borgo di capire se la frana si fermerà, e se sia il caso quindi di sistemare le rispettive abitazioni o meno.

Civita, uno dei paesi più belli dell’Italia centro-meridionale, arroccato come un gioiello da scoprire, rischia di diventare un paese fantasma. “E la politica locale resta immobile”. È questa l’accusa che muove il parlamentare del MoVimento 5 Stelle Antonio Federico al Governo regionale, sostenendo di aver interessato della situazione direttamente il Presidente del Consiglio dei ministri.

“Il governo – spiega l’onorevole – finora si è mosso dando attuazione alle disposizioni previste per erogare i contributi autorizzabili dopo gli eventi meteorologici che hanno interessato il Molise nel gennaio 2017. Ma Toma, in qualità di commissario, non ho mai avviato uno studio che accertasse la storia della frana”. Mancano in sostanza i risultati di un’indagine tecnico-scientifica fondamentale per capire come e dove intervenire.

Dati dei quali i cittadini non possono fare a meno anche per immaginare e progettare il loro futuro. Lo studio che la regione Molise aveva annunciato e garantito, ma che non è nemmeno partito, permetterebbe di capire – continua Federico – “Quante e quali abitazioni possono essere recuperate”. I cittadini, sulla base di questi risultati, potrebbero decidere se utilizzare i contributi che hanno ricevuto per ristrutturare le abitazioni compromesse oppure se utilizzarli per delocalizzare le case  acquistandone una altrove, come previsto anche dalla legge.

“È una questione di primaria importanza – aggiunge il deputato molisano –  perché la norma che riguarda i danni al patrimonio prevede che se i cittadini sgomberati decidessero di andare a vivere in un’altra casa e poi le vecchie abitazioni fossero definite di nuovo inagibili, sarebbero costretti a restituire il denaro”. Insomma, sintetizza, “Qui si gioca con la vita e con il futuro di tante famiglie”.

Da questi presupposti nasce l’interrogazione al premier Giuseppe Conte in cui si chiede di intervenire per velocizzare quelli che sono gli adempimenti dovuti dalla regione Molise. “Dobbiamo far presto: se la regione continuerà con il suo immobilismo bisognerà valutare anche la sostituzione del Commissario attuale”. Parole dure e nette, alle quali ora Donato Toma darà una risposta.

E’ lui infatti, come da decreto di nomina, ad avere le precise funzioni di effettuare la ricognizione dei fabbisogni sul patrimonio pubblico e privato, lo studio dell’area per verificare l’evoluzione del fronte franoso e predeterminare eventualmente l’impossibilità di recuperare il sito, quindi giustificare quelle delocalizzazioni, anche definitive, che la Regione Molise ha già auspicato. Con delusione e dolore da parte degli stessi residenti e amministratori di Civita. “Finora Toma – dice ancora Federico – ha solo rilasciato assurde dichiarazioni addirittura messe a verbale in Consiglio regionale, per le quali il paese andrebbe spostato altrove per fare di quello che resta un museo a cielo aperto. Invece di dire certe cose, cominci a lavorare”. 

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