Che brutta fine

La terrazza sul mare preda di incuria e degrado: il triste destino di Pozzo Dolce fotogallery

Sono lontani i tempi in cui i ragazzi trascorrevano qui le serate ed i neo sposi sceglievano questo spazio per le foto. La più bella terrazza a picco sul mare è ormai alla mercé di rifiuti, degrado, abbandono e criminalità.

Immaginate una terrazza a picco sul mare, con la fortezza del Castello Svevo che vi guarda, una comoda seduta da cui poter godere di una vista mozzafiato ed il profumo della costa a rischiarare la mente dopo una giornata pesante. Tutto questo era Pozzo Dolce. Proprio così, era, al tempo imperfetto, perché oggi di quella straordinaria effigie da cartolina delle vacanze non resta quasi nulla, se non tracce del vissuto passato. Una zona molto discussa soprattutto tra i termolesi che l’hanno frequentata e continuano a farlo e che ciclicamente, come un brutto raffreddore, finisce sulle pagine dei giornali locali che ne denunciano lo stato di abbandono e di degrado in cui attualmente versa.

Un belvedere che in un tempo lontano splendeva per bellezza, cura e vita mondana. A due passi dalla spiaggia, con affaccio sul Lungomare Nord ed in pieno centro cittadino, dove le estati trascorrevano tra risa e divertimento. Sono altresì lontani i tempi in cui le giovani coppiette appena sposate uscivano dalla vicina chiesa di Sant’Antonio e correvano qui per la foto di rito, con il mare alle spalle e la brezza marina a coccolarli, rendendo ogni scatto perfetto, tanto da non aver bisogno di alcun ritocco.

Oggi questo pezzo di paradiso non ha più nulla di autoctono e vive nel più completo abbandono, tra degrado e criminalità. È qui che oggi i ragazzi si recano per bere fino a non ricordarsi più chi siano o per avere una dose di droga, che sia ecstasy o fumo poco conta, l’importante è sballarsi. Ed anche chi fa abuso di ‘roba’ più pesante sceglie questo luogo ormai isolato, lasciando, il più delle volte, tracce del proprio passaggio.

Scendere le scale o la discesa che collega la piazza a Pozzo Dolce è una vera impresa: bottiglie di vetro rotte hanno ricoperto buona parte del percorso, lungo una cinquantina di metri. Ma non solo sole: a far loro compagnia ci sono anche i cartoni di vino, bicchieri di plastica, pacchetti di sigarette vuoti e lattine. I pochi fortunati avventurieri che non si lasciano scoraggiare dal grado di abbandono saranno ricompensati da una vista, ed un olezzo, ben peggiori. Scendendo sulla prima piazza, altre bottiglie di birra e liquori salutano gli spettatori, in tutta la loro pomposa arroganza.

E che dire di quell’enorme vasca bianca ed azzurra che un tempo era ricolma di acqua cristallina ed in cui oggi ci sono pezzi di vetro, cartoni, coperte, cuscini, vestiario e perfino uno zaino? Oggetti che, a giudicare dalle condizioni in cui si trovano con la terra e il fango che li ricopre, sono lì da diversi mesi, se non addirittura anni. Se poi si scende ancora, arrivando fino all’ultima piazza a forma di clessidra, la situazione raggiunge il suo picco di degrado.

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La prima cosa che salta all’occhio giungendo nell’ultimo tratto di Pozzo Dolce è il fantasma diroccato di quella che, un tempo, era una fiorente attività commerciale. Con il suo capannone di legno esterno dava rifugio dalla calura estiva ai tanti ragazzi che risalivano da una giornata in spiaggia e li proteggeva dal vento sferzante invernale proveniente dal mare. Oggi, invece, cade lentamente a pezzi, divorato dall’incuria e dal menefreghismo generale.

Affacciarsi dalla balconata poi, è un’impresa da titani a causa dell’enorme quantità di rifiuti riversata dagli incivili nel corso del tempo: vestiario, cassette di plastica, bottiglie, pezzi di legno, mastelli della spazzatura, bidoni che contenevano vernici e persino una bicicletta uniti alla puzza di urina rendono ancora più evidente lo stato di incuria. Scarti che sono cresciuti con il tempo, segno che chi li ha gettati ha ben pensato di essere autorizzato a farlo dal momento che qualcuno, prima di lui, ha compiuto un gesto così vile.

Pozzo Dolce è ormai un luogo dove i rifiuti di ogni genere la fanno da padrone, tra l’indifferenza e l’apatia di chi dovrebbe tutelare un bene così prezioso che lentamente viene divorato da spazzatura di ogni genere e soffocato da chili di sterpaglie senza controllo. Un bene deturpato che andrebbe invece rivitalizzato, tutelato e fatto tornare a nuova vita. Un appello che tutti i termolesi indirizzano all’Amministrazione comunale, l’unica in grado di poter risolvere questo annoso problema.

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