Il reportage

Dall’ex Ariston al cinema Adriatico: la lenta agonia degli edifici storici ‘uccisi’ da ritardi e burocrazia fotogallery

Il crollo dell'ex deposito di via Gazzani è stato un campanello di allarme per la città: immobili abbandonati sono quasi ad ogni angolo, senza che nessuno intervenga a causa di vincoli e ritardi della burocrazia. Emblematico l'esempio dell'ex Ariston: il progetto di ricostruzione presentato dal privato è da mesi al vaglio del Comune. Ma anche a Termoli gli esempi non mancano: 20 anni fa è stato posto un vincolo dalla Soprintendenza sull'ex cinema Adriatico che ora è a rischio crollo. Il nostro viaggio tra i 'ruderi' in rovina.

Un Paese malato di burocrazia. E’ la fotografia di una Italia lentissima, paralizzata da ritardi e procedure complicate che non ‘uccidono’ solo le imprese. Perchè quando la burocrazia blocca anche la ristrutturazione o la demolizione di edifici datati, è a rischio pure la vita dei cittadini. O comunque li danneggia parecchio. 

Campobasso lo sta vivendo sulla propria pelle con il crollo dell’ex deposito di via Gazzani che sorge in uno snodo nevralgico della città, in un’area centrale densamente abitata, punto di passaggio di centinaia di persone ogni giorno. Attività commerciali paralizzate, viabilità in tilt da una settimana, ossia da quando la zona tra via Monsignor Bologna e via Gazzani è stata transennata.

E per fortuna, a parte qualche auto danneggiata, non ci sono state vittime. Se l’immobile fosse collassato in un altro momento, i calcinacci avrebbero potuto ammazzare qualcuno. Solo per un caso fortuito alle 15.20 del 26 gennaio non passava nessuno o gli automobilisti in transito sono riusciti a fermarsi in tempo.

Negli anni il manufatto costruito nel 1935 è diventato – purtroppo – un rudere sgangherato in mezzo alla città.  Il progetto di demolizione e fedele ricostruzione presentato dalla proprietà si è scontrato con il vincolo storico-architettonico della Sovrintendenza, per la quale il manufatto era un esempio di archeologia industriale. Nel frattempo il fabbricato è entrato in agonia, ‘morto’ lentamente diventando un pericolo per l’incolumità pubblica.

Se il fabbricato fosse crollato a Corpus Domini, cosa sarebbe successo? Sarebbe stata una tragedia senza che nessuno – nè l’impresa nè altre autorità – potevano mettere mano all’immobile”, il ragionamento dell’avvocato Salvatore Di Pardo, che si è trattenuto a parlare con i giornalisti quando sono iniziate le operazioni di abbattimento in via Gazzani.

Dalla Sovrintendenza non sono mai arrivate indicazioni, nè quando è stato imposto il vincolo (era stato chiesto quali provvedimenti adottare se c’era un reale interesse a tutelare lo stabile e non a farlo morire lentamente) nè sono state fornite prescrizioni. Non lo hanno fatto nemmeno quando è stato rappresentato in maniera formale che l’edificio, in queste condizioni e con il tempo, sarebbe crollato. Ci aspettavamo – ha aggiunto – che la Sovrintendenza ponesse un vincolo attivo, ci dicesse cosa fare per salvaguardare il deposito che era stato costruito con sistemi adeguati e che era impossibile da sistemare dal punto di vista sismico. Mentre la collettività è stata costretta a subire questo grave pericolo senza che nessuno potesse far niente”.

Dunque, “al di là della legittimità del vincolo e della rilevanza dell’edificio (la Sovrintendenza ovviamente è libera di fare le valutazioni che le appartengono), noi contestiamo il metodo: se veramente si vuole salvaguardare un immobile, si devono dare indicazioni per la sua sopravvivenza. L’azione amministrativa non può essere costituita solo da dinieghi”.

Ma quanti esempi del genere ci sono nelle nostre città? Quanti manufatti antichi sono attualmente (e purtroppo) sgarrupati, bloccati dall’inerzia della burocrazia, dalla pigrizia di funzionari che non si prendono nemmeno la briga di verificare quanto possa incidere sulla vita di una collettività un fabbricato pericolante?

A Termoli, ad esempio, è diventata una specie di casa dei fantasmi l’ex cinema Adriatico. In piedi sono rimaste quattro pareti a rischio crollo. Ed è al centro della città adriatica. Da 20 anni nessuno decide cosa farne per un vincolo posto dalla Soprintendenza.

A Campobasso, invece, siamo forse ad una situazione estrema: ruderi pericolanti si trovano quasi ad ogni angolo. Pure l’ex Ariston, ad esempio, versa in condizioni precarie. C’era un contenzioso tra i privati (gli ex proprietari e la società che ha acquistato l’immobile per farci un palazzo con appartamenti e locali commerciali), il Comune e la Sovrintendenza. Anche in questo caso era stato posto un vincolo storico-culturale perchè si riteneva che lo stabile fosse di epoca fascista. Tesi ‘smontata’ dagli stessi giudici.

Sono passati i mesi, l’ex Ariston è sempre più pericolante tanto da essere stato transennato e il progetto presentato dal privato è ancora al vaglio del Comune. Anche qui: tutto bloccato, anche se siamo in una zona centralissima del capoluogo. Le analogie con l’ex deposito di via Gazzani sono parecchie. Speriamo che non lo sia pure l’epilogo.

E ancora: il Roxy. Cosa succederà all’edificio di proprietà della Regione? Pericolante lo è, malmesso pure. Ma l’ente di via Genova, nonostante due diffide inviate dal Comune di Campobasso, ancora decide di non decidere.

Il viaggio negli ‘obbrobri’ cittadini è lungo: è in parte collassato pure l’ex mattatoio di via Garibaldi, il cui recupero era stato inserito nel Piano periferie ‘rallentato’ dal governo Lega-M5S. Senza i soldi, non si sa quando e se inizieranno i lavori. Mentre l’ampia area parcheggio utilizzata dal personale della Questura, della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate è a rischio.

Ma ci sono altri ruderi senza memoria, nel degrado da tempo immemore: l‘ex palazzo Enel di via Roma, diventato un puzzolente covo di topi e piccioni, oppure il fabbricato di via D’Amato che ospitava un supermercato. L’ex A&O, oggi di proprietà dell’impresa di costruzioni Mascioli, ha chiuso i battenti nei primi anni del 2000, quando in città sono ‘sbarcati’ i centri commerciali. Da allora solo qualche proposta caduta nel vuoto e nessun progetto per riqualificare la struttura.

E ancora: l’ex cinema Modernissimo e diverse ex fabbriche che hanno spento da anni i motori. Lasciarli abbandonati a se stessi probabilmente non è l’opzione migliore. Perchè se al crollo dell’ex deposito di via Gazzani ne seguissero altri, il capoluogo dovrebbe affrontare una vera emergenza.

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