Relazione della dia

Infiltrazioni mafiose: nella banda del bancomat arrestata a Larino il figlio del boss Lanza di Foggia. Attività della costa a rischio riciclaggio

Savino Lanza, appartenente di spicco al clan Moretti-Pellegrino-Lanza di Foggia, finì in manette il 7 giugno scorso a Larino, per gli assalti ai bancomat. La presenza della criminalità organizzata nella nostra regione viene rilevata anche in negozi e ristoranti collegati ai traffici illeciti, oltre a tracce di cosche calabresi e sequestri ai danni dei Casalesi

Era Savino Lanza, 35enne con numerosi precedenti penali, l’appartenente a una famiglia della Società Foggiana arrestato nel giugno scorso dai carabinieri di Larino. Un uomo dei clan malavitosi foggiani, a dimostrazione di come la criminalità organizzata della vicina Puglia sia presente anche sul nostro territorio. È il dato più rilevante che emerge dalla relazione semestrale gennaio-giugno 2018 della Direzione investigativa nazionale antimafia per quel che riguarda il Molise. Una terra senza insediamenti stabili, secondo la Dia, ma con varie presenze e influenze mafiose, da quelle delle cosche calabresi di ‘ndrangheta fino alla camorra coi Casalesi.

Savino Lanza era finito in manette assieme ad altre due persone con l’accusa di far parte della banda della marmotta, cioè un gruppo criminale che faceva saltare in aria i bancomat con dell’esplosivo e che aveva colpito a Bonefro e San Giuliano di Puglia, oltre che nelle Marche. Una brillante operazione dei carabinieri, denominata ‘Crazy Marmot’ per via di quella tecnica, aveva portato a un importante risultato, sebbene fosse chiaro fin da allora che di bande criminali capaci di realizzare colpi del genere ce ne sono molte e nessuna di loro ha l’esclusiva.

Per capire chi è Savino Lanza basta dare un’occhiata alle varie operazioni antimafia realizzate negli ultimi anni in provincia di Foggia. Nel novembre 2018, sia Savino che suo fratello Leonardo sono finiti in carcere assieme al papà, Vito Bruno Lanza, considerato boss fra i più pericolosi ed elemento di spicco del clan Moretti-Pellegrino Lanza.  Un sodalizio considerato il più potente al pari dei Sinesi-Francavilla, batteria rivale con cui è in lotta per l’egemonia criminale del territorio del capoluogo foggiano. Una guerra nella quale si è inserito lo Stato, con 30 arresti nel novembre scorso e altri 16 soltanto pochi giorni fa.

Sta di fatto che la presenza e l’arresto di Savino Lanza in Molise sono una dimostrazione, confermata dalla relazione Dia, delle infiltrazioni mafiose sul nostro territorio. Per quel colpo, il 35enne risulta indagato con le accuse di furto aggravato, rapina e riciclaggio, mentre per l’arresto del novembre scorso la magistratura foggiana guidata dall’ex procuratore capo di Larino, Ludovico Vaccaro, gli contesta anche l’associazione mafiosa.

La Dia precisa che “per quanto in Molise non risultino stabili e strutturati insediamenti mafiosi, nel tempo si sono colti dei segnali di interesse”. Viene citata nuovamente “la presenza di soggetti calabresi riconducibili al gruppo Ferrazzo di Mesoraca (sgominato nell’operazione Isola Felice, ndr), sia di soggetti legati a clan camorristici. In quest’ultimo caso è stata interessata la fascia adriatica e le zone del Sannio/Matese, in ragione della vicinanza geografica con aree ad alta densità mafiosa”.

Secondo il report “tali territori vengono scelti, infatti, per stabilire il domicilio, trovare rifugio durante la latitanza o espandere attività illecite legate a traffici di stupefacenti ed al riciclaggio”. A questo proposito viene evidenziato un caso di beni confiscati, nel mese di marzo, ad un soggetto legato ai Casalesi, noto clan camorristico del casertano. Si tratta di una società con sede a Pettoranello del Molise, in provincia di Isernia, appartenente all’imprenditore Vincenzo Zangrillo, ritenuto dagli investigatori vicino ai Casalesi. Si è trattato in quel caso di una confisca da ben 22 milioni di euro per una cava, un capannone, diversi immobili e terreni, nei territori delle province di Isernia, Napoli, Latina e Frosinone.

Fra i reati che secondo la Dia hanno una diretta relazione con le presenze mafiose in Molise il primo è l’estorsione, per la quale ci sono 26 casi segnalati. Segue l’usura con 16 episodi, quindi 3 volte il riciclaggio, 2 casi di impiego di denaro di provenienza illecita e un danneggiamento seguito da incendio. A quota zero l’associazione mafiosa o il voto di scambio politico-mafioso, su cui però la Procura di Campobasso sta indagando per due presunti casi che probabilmente finiranno nella relazione del secondo semestre 2018.

“In ascesa è il traffico di stupefacenti – continua il report -, che vede coinvolti i gruppi campani quali principali fornitori di droga per le piazze di spaccio della provincia di Isernia e, in parte, della provincia di Campobasso. I settori economici che, più di altri, sembrano ricadere nelle mire dei clan sono la grande distribuzione, l’edilizia, la rivendita di auto usate, la gestione di locali notturni. In tale contesto è stato più volte rilevato che soggetti collegati con organizzazioni malavitose campane abbiano scelto il Molise per collocarvi fittizie sedi societarie, nella convinzione di poter sfuggire ad eventuali controlli. Per quanto, come emerso da attività investigative, si sia trattato di mere domiciliazioni in Molise, queste sono risultate comunque funzionali alla realizzazione di affari illeciti in Campania”.

Informazioni note, che tuttavia per ora non hanno portato a importanti sequestri oppure operazioni dal forte impatto mediatico. Tuttavia la Dia punta i riflettori anche sulla criminalità pugliese, che soprattutto nei dintorni di Termoli e nei paesi di confine, sembra essere più presente. “Anche la criminalità organizzata di matrice pugliese, ugualmente favorita dalla contiguità territoriale con il Molise, ha delle manifestazioni nel basso molisano e nei comuni costieri. In tale ambito geografico, i dinamismi delittuosi si sostanziano nella commissione di attività predatorie ‘in trasferta’, caratterizzate dai tratti distintivi della pendolarità ed efferatezza, riconducibili alla mafia foggiana”. Tradotto in parole povere: la Società Foggiana agisce sul nostro territorio con colpi a effetto, violenti e pericolosi, e considera il territorio molisano un terreno di conquista per furti, rapine e assalti ai bancomat.

“Quanto detto trova conferma nella recente operazione “Crazy Marmot” che ha consentito la disarticolazione di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio realizzati con la tecnica della marmotta e con l’appoggio di basisti fra cui anche molisani”. Proprio il caso dei tre finiti in manette, che avevano come complice un uomo di Santa Croce.

Secondo i magistrati antimafia questa è una conferma dell’evoluzione della Società Foggiana e dei suoi rapporti criminali nella zona dell’Alto Tavoliere. La Dia sottolinea “il carattere sempre più ‘strutturale’ dell’asse criminale tra la mafia sanseverese e la batteria dei Moretti-Pellegrino-Lanza”. Un carattere strutturale che chiaramente non è solo fatto di rapine e spaccio di droga, ma anche di riciclaggio di denaro in attività apparentemente lecite, da quelle del turismo al commercio, fino alla ristorazione.

La relazione dà per assodata “la capacità di infiltrazione delle consorterie mafiose pugliesi nel tessuto economico-sociale extra regionale” e certifica come “l’attività di analisi e le indagini preventive sono indirizzate verso un costante monitoraggio del settore terziario e del turismo. Particolare attenzione viene rivolta ai Comuni che insistono sulla costa adriatica, dove sono sempre più fiorenti le attività commerciali legate al mercato turistico estivo, e lungo le zone di confine, in cui convergono importanti vie di comunicazione, che potrebbero favorire l’insediamento delle consorterie”. In ultimo, ma non per ultimo “nella provincia di Isernia è confermata la stabile presenza di gruppi criminali di etnia rom, attivi, in particolare, nella commissione di reati contro il patrimonio”.

leggi anche
Criminalità organizzata
‘Ndrangheta, mafia pugliese e criminalità straniera. La Dia mappa le infiltrazioni in Molise
Decima azione
Duro colpo alla Società Foggiana: 30 arresti per associazione mafiosa, racket e usura. C’è anche un pregiudicato che viveva a Campomarino
Cronache
Per la prima volta la commissione parlamentare Antimafia in Molise
Cronache
’Ndrangheta, all’origine dell’inchiesta “Isola Felice” il pentimento di Eugenio Ferrazzo
Cronache
Assalti ai bancomat, nella banda uomo dei clan. Cane dell’Arma trova banconote bruciate
Bottino magro
Assalto a Foggia, ladri sfondano vetrina della banca con auto rubata a Termoli
L'indagine
Assalti ai bancomat, trovati esplosivo e kalashnikov della banda che terrorizzava mezza Italia: colpi anche in Molise