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Mini rimpasto ma solo di deleghe: Toma conferma gli assessori. La politica che cambia tutto per non cambiare niente fotogallery video

Dieci giorni dopo l'azzeramento delle deleghe, il capo del governo regionale ha annunciato oggi - 15 gennaio - in Consiglio regionale le nuove funzioni della sua squadra di governo. Poche le novità, il presidente tiene per sè Protezione Civile, Risorse Umane ed Enti locali prima nel ventaglio di competenze rispettivamente di Nicola Cavaliere (Forza Italia), Luigi Mazzuto (Lega) e Vincenzo Niro (Popolari per l’Italia). Ampliate solo le funzioni del sottosegretario Quintino Pallante che ancora non ha lasciato la presidenza della Quarta commissione. Basterà a bloccare le aspirazioni di un posto nell'esecutivo dei dissidenti?

Alla fine muta molto poco nella ‘nuova’ giunta regionale. Cambiare tutto per non cambiare niente, si potrebbe dire citando il noto motto del ‘Gattopardo’ di Tomasi di Lampedusa.  Dieci giorni dopo l’azzeramento delle deleghe, infatti il rimpasto è molto soft: nessuno stravolgimento, zero colpi di scena.

Il governatore Donato Toma annuncia nell’Aula del Consiglio regionale le sue decisioni dopo la verifica dell’operato del suo esecutivo. Il famoso ‘tagliando’ che, spiega, “si sarebbe dovuto tenere ogni sei mesi, come avevo già annunciato”.

Il presidente rafforza le sue funzioni tenendo per sé tre deleghe – Protezione civile, Enti Locali e Politiche delle risorse umane – che prima erano nel ventaglio di competenze rispettivamente di Nicola Cavaliere (Forza Italia), Luigi Mazzuto (Lega) e Vincenzo Niro (Popolari per l’Italia). Deleghe che si aggiungono a Programmazione e politiche comunitarie, Cooperazione internazionale; Agenzie e Partecipate, Bilancio, Finanze e Patrimonio; Comunicazione; Ricostruzione post-sisma; Protezione Civile; Sanità; Riforme Istituzionali, Rapporti con gli Enti Locali; Politiche delle risorse umane.

Piccolo passaggio di testimone su alcune competenze tra Vincenzo Cotugno, Roberto Di Baggio e lo stesso Vincenzo Niro: il vice presidente della giunta regionale non si occuperà più di Università, ricerca e innovazione (assegnata all’eletto di Forza Italia) ma di Semplificazione dei processi burocratici, funzione inizialmente assegnata a Niro. Quest’ultimo, infine, acquisisce la delega sul Demanio regionale.

Toma, insomma, non spariglia le carte né introduce cambi sostanziali che forse potrebbero mettere a rischio gli equilibri (pare già precari) della maggioranza, ma sottolinea: “Dobbiamo ripartire con più slancio”, insomma vuole che la ‘sua Ferrari’ aumenti i giri.

Oltre ad aver rafforzato le competenze per sè, il governatore amplia le funzioni del sottosegretario. Quintino Pallante, che non si è ancora dimesso dalla presidenza della Quarta commissione (una delle condizioni imposte da Toma, ndr) ma quando lo farà al suo posto subentrerà Filomena Calenda (Lega), si occuperà dei rapporti tra presidente, giunta e Consiglio “con adeguata informativa periodica”, esaminerà gli aspetti politici delle proposte di legge presentate, proporrà riforme al presidente e parteciperà a tavoli tematici, curerà i rapporti con lo Svimez. Chissà se basterà a  bloccare le aspirazioni di un posto nell’esecutivo del gruppo dei ‘dissidenti’ composto dallo stesso Pallante, Michele Iorio e Massimiliano Scarabeo.

Ma prima di annunciare le nuove deleghe agli assessori e dopo che l’Aula ha osservato un minuto di silenzio per ricordare il sindaco di Danzica assassinato durante una iniziativa benefica, il capo di palazzo Vitale si toglie qualche sassolino dalla scarpa sparando a zero contro “il giacobinismo mediatico che punta solo a tagliare la testa del sistema politico e istituzionale a prescindere dai meriti e dai demeriti che lo stesso abbia”. Attacca quelli che definisce i “moderni Marat, Robespierre, Hébert” ossia coloro che “servendosi in modo professionale e strumentale dei social, istighino, incitino gli astanti del web, mistifichino la realtà dei fatti, raccontino storie apparentemente credibili ma, di fatto, distanti dalla verità”. Il riferimento è alla dichiarazione pronunciata sulla riduzione dei costi della politica e a quanto il presidente guadagna in risposta alla domanda di Primonumero a margine della conferenza di fine anno.

Dunque, aggiunge Toma, “è gioco facile per costoro decontestualizzare, ad esempio, una frase detta in senso ironico e usarla per bersagliare e infangare l’avversario politico”.

E ancora: “Molto più bieco – rincara la dose il governatore – è l’operato di quanti si celano dietro l’anonimato di un fake o di un account  email  fittizio.

In questa selva oscura, degna dei peggiori gironi danteschi, si cela una variegata platea costituita da vili, rancorosi, frustrati, latori di richieste irricevibili e non ottenute, grafomani in cerca di gloria e di “mi piace”, politici bocciati dall’elettorato, first ladies senza più riflettori”.

Ed è qui che si accende lo scontro con il consigliere del Movimento 5 Stelle Andrea Greco mentre nel parterre il pubblico rumoreggia. Toma abbandona l’Aula seguito da alcuni eletti della sua maggioranza e il presidente Micone sospende la seduta per qualche minuto.

Alla ripresa, ancora qualche scintilla, poi gli esponenti del Pd Vittorino Facciolla e Micaela Fanelli prendono la parola per esprimere la loro posizione sulla ridistribuzione light delle deleghe della giunta regionale. “La montagna ha partorito il topolino”, sintetizza l’ex sindaca di Riccia. “Togliendo una delega a testa ai suoi assessori – la riflessione dell’ex assessore – la Ferrari in garage non andrà più veloce, ma riuscirà solo a uscire dal garage”.