Il pericolo a due passi

L’assalto al portavalori con le ruspe e l’Università del Crimine che i molisani conoscono fin troppo bene

Potrebbe esserci una banda di Cerignola dietro al colpo da 2,3 milioni avvenuto mercoledì mattina a Mellitto. La città foggiana fulcro della ricettazione di auto è definita base della criminalità di questo genere da un'inchiesta del Corriere della Sera che cita colpi in tutta Italia, Termoli compresa

Le indagini sul colpo di cui tutti parlano in queste ore guardano verso Cerignola, città di oltre 58mila abitanti in provincia di Foggia, a 120 chilometri circa dal Molise. Una città di cui i termolesi e i molisani in genere sentono parlare sin troppo spesso. Perché? Facile, perché da lì partono spesso i malviventi che fanno saltare in aria i bancomat, rubano auto e oggetti preziosi alternando ricettazione e ricatti, con la tecnica del cavallo di ritorno di cui sono vittime, per l’appunto, i molisani.

E cosa lega il colpo di mercoledì mattina nel barese che è su tutti i tg e i giornali e la criminalità in Molise? La provenienza, per l’appunto. In quella che, in un articolo del 3 gennaio, il Corriere della Sera definisce ‘Università del Crimine’, Cerignola per l’appunto, senza voler fare di tutt’erba un fascio perché c’è chiaramente una buona fetta di cerignolesi onesti.

Per i meno attenti alla cronaca, mercoledì mattina 2 gennaio alle 7,30 c’è stato un assalto al portavalori Ivri contenente 2,3 milioni di euro, denaro che sarebbe dovuto servire per pagare le pensioni. Il mezzo partito da Bari era diretto agli uffici postali di Matera ma è stato bloccato sulla statale 96 all’altezza di Mellitto da un commando armato che ha squartato il furgone portavalori con due ruspe sistemate sulla sede stradale dove ci sono perennemente lavori. Un colpo studiato nei minimi dettagli, con tanto di mezzi pesanti incendiati per bloccare l’arrivo delle forze dell’ordine.  

Assalto con ruspe

Un colpo da ‘Università del Crimine’, scrive Michelangelo Borrillo sul sito del Corsera. In un articolo-inchiesta nel quale spiega come la criminalità cerignolese agisca senza badare a latitudini e confini. Uno dei casi citati è infatti quello avvenuto a Termoli il 1 febbraio 2011. Un caso di cui pochi hanno memoria, ma che spiega il modo di agire cerignolese. Cinque persone, due a fare da palo e tre intente a rubare fertilizzanti per migliaia di euro in un’azienda del Nucleo industriale di Termoli.

Decisiva in quel caso una chiamata in caserma per far arrivare i Carabinieri in tempo. Da lì un inseguimento in A14, una colluttazione e l’arresto dei cinque malviventi, di età compresa fra i 27 e i 48 anni, tutti di Cerignola. Nelle auto che l’Arma sequestrò alla banda c’era anche un marchingegno elettronico sintonizzato sulle frequenze radio delle Forze di Polizia.

Colpi preparati con cura, studiati a tavolino, quasi sempre riusciti alla perfezione, come quello di mercoledì mattina a Mellitto. Purtroppo i molisani hanno imparato a conoscere l’efferatezza e la pericolosità dei criminali cerignolani, protagonisti negli anni di omicidi sul loro stesso territorio e in qualche caso di occultamento di cadaveri persino nelle cave.

La Direzione investigativa antimafia, nella sua relazione semestrale della seconda metà del 2017, individuava Cerignola come il fulcro per la ricettazione della merce rubata.

Secondo il Csm invece, la mafia di Cerignola occupa un territorio che va da Orta Nova e Trinitapoli fino a San Ferdinando di Puglia ed è appunto specializzata nella ricettazione. A Cerignola e dintorni giungono migliaia di mezzi e auto provenienti da furti. Vetture che vengono smontate e rimontate, per essere restituite ai proprietari con la tecnica del “cavallo di ritorno” (in Molise sono innumerevoli le persone che ne hanno avuto esperienza diretta) oppure per rivenderne i pezzi di ricambio. Secondo una relazione del Csm di un anno fa, a Cerignola vengono smistati i mezzi rubati nelle altre province pugliesi nonché in altre zone d’Italia.

Ma negli ultimi anni la mafia cerignolana si è fatta conoscere in Molise anche per rapine e assalti armati ai furgoni portavalori, come per l’appunto quello di pochi giorni fa. Poi ci sono i tantissimi furti con esplosivo ai danni dei bancomat, tecnica più volte utilizzati in Molise, soprattutto sulla costa e nei paesi di confine con la Puglia.

Tanto per citare un altro caso di cronaca, nella villa di un 43enne che apparentemente era elettricista, arrestato nel marzo 2017, vennero trovati due autocompattatori rubati a Lavello e a Gioia del Colle, due furgoni portati via a Cerignola e a Campobasso, tre tir rubati a Termoli, a Barletta e a Cerignola, un semirimorchio asportato a Porto d’Ascoli, una cisterna di proprietà della Società Autostrade, dieci motori di varie marche e tre cabine di tir. Il valore dei mezzi, tutti di immatricolazione fresca o quasi, si aggirava sul milione e mezzo di euro.

Nessuna differenza di regione, provincia, territorio. I molisani lo sanno fin troppo bene.

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