Alta mortalità della specie

Il Parco Nazionale accoglie 11 cuccioli di orso marsicano, ma la specie è ancora a rischio

A giocare sull'estinzione della specie la mortalità tra le femmine in età riproduttiva ed i difetti genetici dovuti a rapporti tra consaguinei

Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha accolto 11 cuccioli di orso marsicano nel 2018. Il dato, rilasciato nelle scorse, è il risultato di un monitoraggio intensivo svolto dal personale del parco, da aprile 2018 ad oggi, e conferma che quattro femmine si sono riprodotte con successo nel corso dello scorso anno, aprendo uno spiraglio di luce per la sopravvivenza di una specie a rischio estinzione.

Si tratta di segnali positivi ovviamente, ma che non devono far abbassare la guardia, perché il numero delle femmine con cuccioli è molto basso. Si parla di un minimo di uno fino ad un massimo di sei unità ogni anno. All’interno del parco, ad oggi, sono presenti circa 15 femmine adulte in età riproduttiva ed il loro ciclo di riproduzione varia tra i 3 ed i 4 anni. Attualmente l’area protetta fornisce sussistenza a quattro unità familiari di orso marsicano, verificate attraverso l’uso di specifici criteri spazio-temporali: si tratta di quattro femmine totali per undici piccoli.

Numeri in crescita che sono direttamente proporzionali al tasso riproduttivo delle femmine: un’analisi compiuta negli ultimi dieci anni mostra che la riproduzione nell’orso bruno è tra le più basse tra le varie specie con una media di 0.2 cuccioli nati annualmente. Un fattore che trova le ragioni sia nella riproduzione che avviene ogni 3/4 anni, sia nella sopravvivenza dei cuccioli durante il primo anno di età: circa il 50% dei nuovi nati, infatti, riesce a sopravvivere.

orso bruno

Di contro la densità popolativa dell’orso bruno è tra le maggiori della categoria con la presenza di tre o quattro esemplati ogni cento chilometri quadrati. In queste condizioni è lecito aspettarsi che subentrino dei meccanismi naturali di regolazione numerica della popolazione che agiscono sulla capacità riproduttiva delle femmine, come ad esempio l’inibizione dell’estro in alcuni anni od una minore sopravvivenza dei cuccioli con l’infanticidio da parte dei maschi adulti. A questo si aggiungono anche i difetti genetici legati ad accoppiamenti fra consanguinei che si traducono in una minore capacità di sopravvivenza dei cuccioli.

A giocare un ruolo importante sulla continuità della specie c’è la mortalità delle femmine che, tra il 2007 ed il 2018, ha conosciuto un nuovo picco. Si parla di 15 orse morte, di cui 10 in età riproduttiva. Un effetto di rischio enorme che si riflette sul futuro dell’orso: in caso di mortalità di una femmina adulta sono necessari più di 12 anni affinché un cucciolo femmina possa prendere il suo posto nella popolazione.

“L’importanza delle femmine riproduttive emerge con chiarezza anche da un recente studio pubblicato da Ciucci e Gervasi sulle proiezioni numeriche di questa popolazione – dichiara il Presidente del Parco Antonio Carrara – E’ realistico ipotizzare che l’orso marsicano potrà uscire dal rischio reale di estinzione se si riuscirà ad incrementare, anche di poco, la sopravvivenza delle femmine adulte. Su questo il Parco deve assicurare  il massimo impegno”.

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