Palata - mafalda

Si rompono 2 autobus, tre ore per fare 30 Km: l’odissea dei pendolari Fiat

Il primo mezzo si è fermato dopo pochi chilometri, il secondo quasi subito. Gli operai Fca di Palata e Mafalda hanno impiegato circa tre ore per rientrare a casa

Più che un viaggio, una via crucis. Fra fermate, attese, rabbia, frustrazione. Tre ore per un viaggio che in un posto normale, in un Paese che funziona, dovrebbe richiederne 20 minuti, non di più, visto che i chilometri da percorrere sono trenta o giù di lì.

E invece oggi pomeriggio, martedì 18 dicembre, i pendolari Fiat dei paesi di Palata e Mafalda hanno vissuto un’odissea per tornare a casa dopo il turno mattutino allo stabilimento Fca di Termoli. Il primo autobus che li ha caricati si è fermato dopo pochi chilometri. Dopo una lunga attesa ne è arrivato un secondo che però ha avuto un altro guasto. C’è voluto un terzo mezzo per riportarli dalle rispettive famiglie.

Storie che sembrano arrivare dal terzo mondo, con tutto il rispetto per quelle zone del globo. Storie che invece sono diventate all’ordine del giorno in un Molise che per trasporti e infrastrutture non sembra far parte dell’Unione europea.

Questa la cronaca. Come ogni giorno al termine del primo turno in fabbrica, gli operai di Palata e Mafalda prendono il pullman per rientrare a casa. Ma stavolta capita qualcosa di spiacevole. “Siamo partiti alle 14,20 ma il primo autobus si è fermato all’altezza dello Zuccherificio – riferisce uno dei pendolari -. Siamo rimasti in attesa del mezzo sostitutivo per circa 40 minuti”.

Tutto risolto? Manco per sogno, perché la via crucis era solo all’inizio. “Il secondo autobus era un vecchio mezzo degli anni Ottanta, proveniente dalla Germania e immatricolato nuovamente. Dopo circa un chilometro si è fermato pure quello”. E lì altra attesa, tanta rabbia, sconcerto e amarezza per non poter rientrare a casa nei tempi previsti, in orari accettabili dopo otto ore sulla linea di montaggio.

Bisogna attendere le 16, due ore dopo la fine del turno di mattina, per veder giungere un terzo pullman al bivio di Guglionesi, quando la strada da fare è ancora tanta anche perché il ponte dello Sceriffo è chiuso ai mezzi pesanti e i pullman sono costretti a percorrere strade vecchie e malridotte. “Finalmente un autobus buono, una rarità, perché 9 su 10 ormai fanno schifo. La situazione dei mezzi Atm ormai sta diventando paradossale” commenta l’autore della segnalazione, uno dei circa 15 operai che ha vissuto quell’odissea.

Ma casi del genere li hanno vissuti in tanti, praticamente chiunque salga di frequente su un bus della compagnia di trasporto extraurbano regionale. Autobus che si fermano, che vanno in fiamme, che lasciano a piedi gli studenti perché troppo carichi. Mezzi nei quali piove, mezzi sporchi, mezzi senza finestrini né aria condizionata. Ormai non ci si sorprende più ed è questa l’amarezza più grande. I molisani si stanno abituando a servizi pessimi, inadeguati, non adatti a un Paese industrializzato, a una regione competitiva.

“Fra mezz’ora siamo a casa – commenta uno degli operai -. Ma non è normale che ci vogliano tre ore per fare trenta chilometri”. No, non è normale. È una vergogna che si ripete e nemmeno aver sfiorato la tragedia, quando un pullman è andato a fuoco mentre trasportava decine di studenti il 13 novembre scorso, ha smosso le istituzioni.

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